Si avvia a concludersi con successo l'opa di Generali su Cattolica a 6,75 euro per azione, partita il 4 ottobre scorso. L'operazione si chiude oggi e
Si avvia a concludersi con successo l’opa di Generali su Cattolica a 6,75 euro per azione, partita il 4 ottobre scorso. L’operazione si chiude oggi e non ci sono scenari alternativi o possibilità di estensione del periodo di offerta. Ma stamani il titolo Cattolica cede il 7,03% a 6,29 euro, ben sotto il prezzo di offerta. Gli hedge fund si chiedono perché Generali a queste quotazioni non compri i titoli sul mercato. Il motivo è presto detto: la compagnia triestina (che sale di un marginale 0,05% a 18,85 euro) non può fare mercato e acquistare i titoli perché se salisse sopra il 25% (dal 24,5% attuale) dovrebbe fare una nuova opa. Il comportamento speculativo degli hedge fund dunque non ha pagato.
Ieri Generali aveva già raggiunto il 53,85% del capitale, superando così la soglia del 50%, a cui era subordinata la sua efficacia con la certezza nell’ultima giornata di adesione di superare il 67% del capitale della compagnia veronese (il 66,67% dà il controllo di diritto dell’assemblea straordinaria per approvare la fusione di Cattolica in Generali). Contrariamente alle ultime 17 opa in Piazza Affari, questa è l’unica offerta che non avrà un prolungamento del periodo di adesione o un rialzo del prezzo. Tutti i grandi azionisti hanno ritenuto fair la valutazione offerta da Generali tra cui Berkshire Hathaway, colosso mondiale degli investimenti assicurativi e fondazione Bami, primo investitore italiano in Cattolica, escluso Generali, con ottica di lungo termine.
Inoltre, sempre Equita sottolinea che le valutazioni di Cattolica e Generali per determinare il rapporto di concambio verranno fatte su base stand-alone senza tenere conti di eventuali sinergie da fusione e chi non apporta le azioni in opa oggi riceverà in cambio, quindi, azioni Generali sulla base di valutazioni relative basate su metodologie fondamentali che condurranno a una valutazione implicita di Cattolica inferiore rispetto a quella offerta in opa. Infine, per gli azionisti che non approveranno la fusione non è previsto il diritto di recesso.
La mossa di Caltagirone segue un’operazione analoga della Delfin di Leonardo Del Vecchio che ieri sempre con un internal dealing ha comunicato di aver comprato 585 mila azioni di Generali (0,03% del capitale) portando la sua quota al 5,61% e quella del patto al 13,47%, a cui si sono aggiunti gli acquisti comunicati oggi da Caltagirone.
Fonte: Milanofinanza.it