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Il gas mette l’UE alle corde

L'Europa paga l'appoggio all'Ucraina. Le navi americane cariche di materia prima, che hanno salvato le festività, potrebbero ridurre l'offerta per effetto della concorrenza della Cina, disposta a pagare di più

Il gas mette l’UE alle corde

L'Europa rischia di dover affrontare una crisi energetica nel periodo più freddo dell'anno, dal momento che la Russia sta razionando le forniture di g

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L’Europa rischia di dover affrontare una crisi energetica nel periodo più freddo dell’anno, dal momento che la Russia sta razionando le forniture di gas naturale. E Bruxelles paga in questo senso il suo appoggio agli Usa sul tema Ucraina, proprio quando Mosca sta concentrando armi e uomini lungo il confine in vista di una possibile invasione. A questo si aggiunga che diverse centrali nucleari in Francia sono chiuse per manutenzioni.

Circa un terzo del gas russo che scorre verso l‘Europa attraversa l’Ucraina e un’interruzione delle forniture come quelle accadute nel 2006 e 2009 «potrebbe trasformare rapidamente la crisi energetica in una crisi generale», scrive Bloomberg. I flussi che attraversano l’Ucraina sono scesi lunedì ai minimi da febbraio 2021 e anche ieri sono rimasti piuttosto contenuti. E il principale gasdotto, Yamal-Europe, continua a operare al contrario, spedendo gas dalla Germania a Polonia per il quindicesimo giorno invece che funzionare in senso inverso, dalla Russia alla Germania.

Dal momento che la domanda di gas naturale si sta riprendendo anche in Asia, l’Europa si trova ad affrontare una regione concorrente che potrebbe accaparrarsi le scorte di materia prima a prezzi maggiori come ha fatto un paio di mesi fa la Cina con il gas russo. Del resto le relazioni politiche fra i due Paesi sono decisamente migliori rispetto a quelle fra Mosca e Bruxelles. E anche il Giappone è un buon consumatore di gas. Secondo il servizio BloombergNef, l’aumento degli arrivi di gas in Europa dagli Stati Uniti «potrebbe a sua volta essere di breve durata» dal momento che gli Usa ricevono molte richieste anche dalla costa pacifica proprio dai Paesi del Fareast. Quattro mesi fa, Amos Hochstein, l‘inviato degli Stati Uniti per la sicurezza energetica, ha aveva avvertito che l’Europa non stava facendo abbastanza per prepararsi in vista della stagione fredda e in effetti il Vecchio Continente è alle prese con una crisi dell’offerta che ha portato i prezzi del gas (nel 2020 scambiava a 15 euro il megawatt all’ora) a valere oltre sei volte, esercitando un effetto pesantissimo sui conti di imprese e famiglie.

La maggiore influenza di Mosca sui Paesi vicini è diventata più evidente alla fine dello scorso inverno, con l’inizio del calo delle scorte europee. Durante l’estate, Gazprom, controllata dallo Stato, ha iniziato a chiudere i flussi verso il continente, aggravando le carenze causate dalla manutenzione ai giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord e alzando la posta in gioco su Nord Stream 2, il più lungo gasdotto al mondo, che trova contrari gli Stati Uniti. Washington, infatti, teme la dipendenza energetica dell’Ue da Mosca.

Fonte: Milanofinanza.it

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