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Work-life balance: così la pandemia ha cambiato la nostra vita

Smart working, attacchi informatici e telemedicina: una ricerca rivela come l’emergenza sanitaria abbia portato a rivedere priorità e abitudini nonché a rivalutare il concetto di benessere e sicurezza, per sé e per i propri cari

Work-life balance: così la pandemia ha cambiato la nostra vita

La pandemia ci ha profondamente cambiati. Il 2020 è stato sicuramente l’anno più duro per le ripercussioni su salute ed economia, mentre il 2021 rappr

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La pandemia ci ha profondamente cambiati. Il 2020 è stato sicuramente l’anno più duro per le ripercussioni su salute ed economia, mentre il 2021 rappresenta un tentativo di adattamento a una nuova realtà profondamente diversa dal passato. L’esplosione della pandemia da Covid-19 ha destabilizzato il mondo intero stravolgendo equilibri e abitudini con pesanti ripercussioni sulla vita familiare, sociale e professionale delle persone. Le misure adottate per arginare l’emergenza sanitaria hanno dunque portato a reinventarsi, a rivoluzionare il proprio stile di vita per ripensare una ‘nuova’ normalità.

È per indagare questi cambiamenti che nasce l’indagine ‘Live and work well at home Barometer’ promossa dal Gruppo Europ Assistance, care company leader dell’assistenza privata che, oltre al consueto appuntamento con il Barometro Vacanze (giunto alla 20°edizione), in collaborazione con Lexis Research ha fotografato l’evoluzione dei bisogni e dei comportamenti nel post pandemia. Lo studio è stato svolto nell’agosto 2021 intervistando un campione rappresentativo di cittadini provenienti da Italia, Francia, Germania e Spagna.

Cosa è emerso? Con l’avvento del lockdown molti lavoratori si sono dovuti adattare a un nuovo modello organizzativo basato sul lavoro agile che, all’improvviso, ha spostato tutte (o quasi) le attività tra le mura domestiche: tutt’oggi circa il 50% degli intervistati lavora regolarmente da remoto. Uno degli aspetti che maggiormente impatta sulla nostra vita è conciliare gli impegni lavorativi e la vita privata: quasi la metà degli interpellati ha infatti affermato di avere delle difficoltà nella gestione del tempo: soprattutto i francesi (53%) e gli italiani (50%) seguiti dagli spagnoli (49%) e dai tedeschi (46%). A dirsi preoccupati per il proprio benessere sono soprattutto gli spagnoli (92%) e i francesi (91%): entrambi hanno riscontrato un peggioramento del work-life balance. Circa il 70% degli intervistati ha cambiato le abitudini di svago e ancora oltre l’80% ha dichiarato di godersi il tempo libero in modo diverso.

Una cosa è certa: sulla scia dei limiti imposti per fronteggiare l’emergenza pandemica, si passa molto più tempo online. Gli strumenti digitali sono diventati centrali in molte attività: non solo lavorare ma anche fare shopping, socializzare e occuparsi della propria salute. A segnalare come questo aspetto della nostra vita sia cambiato profondamente sono soprattutto i dati relativi al nostro Paese dove l’81% ha dichiarato di spendere più tempo online, più della media europea che arriva comunque a un significativo 76%. Inoltre, data la difficoltà di effettuare visite mediche in presenza, abbiamo assistito a un vero e proprio boom della telemedicina, uno strumento innovativo di assistenza sanitaria che sta prendendo piede in tutta Europa: negli ultimi 12 mesi è stato utilizzato dal 62% degli intervistati. In Italia siamo fermi al 29% ma si tratta di un dato impensabile prima della pandemia.

I vantaggi? Permette di risparmiare tempo ed evitare gli spostamenti nonché di mettersi in contatto, in maniera semplice e veloce, con i professionisti della salute evitando luoghi affollati. Il 65% degli italiani, nonché il 63% degli spagnoli, in futuro intende relazionarsi da remoto con uno specialista con maggiore frequenza, ipotesi che invece trova meno consensi in Francia (45%) e in Germania (37%). Basta un pc oppure uno smartphone per accedere a piattaforme digitali che, in pochi clic, permettono di consultare un medico via telefono o tramite video/chat per ricevere assistenza e prescrizioni mediche, scaricare referti etc. Tale proposta alletta molto più del 40% degli intervistati: in particolare a dirsi notevolmente interessati sono il 50% dei partecipanti italiani e il 46% degli spagnoli.

La pandemia ha messo a dura prova soprattutto gli anziani il cui isolamento, percepito oggigiorno molto più accentuato dal 56% degli intervistati, può rappresentare una minaccia per il loro benessere nonché essere motivo di preoccupazione per i familiari. I numeri parlano chiaro: il 74% dei rispondenti afferma di avere dei parenti senior da accudire. In Italia, ad esempio, più del 70% delle persone ascoltate si considera un caregiver: il 55% si prende cura dei propri affetti ogni giorno con non poche difficoltà organizzative tanto che il 32% si ritrova costretto a limitare fortemente la propria socialità. A tale proposito il 41% degli italiani trova molto interessante la figura del Care Manager, operatore specializzato che, mediante una consulenza personalizzata, offre supporto nella scelta dei servizi di assistenza e di cura più in linea con le esigenze dell’anziano e della sua famiglia.

È questo uno dei punti di forza della polizza Eura Salute 360 di Europ Assistance Italia che, con il pacchetto base Assistenza Daily, propone inoltre l’accesso a MyClinic, piattaforma digitale che offre assistenza medica 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (anche attraverso video consulto), la consegna di farmaci a domicilio nonché, in caso di necessità, l’intervento di personale specializzato (medici, infermieri, babysitter, colf e pet sitter) oltre all’accesso a una rete di professionisti e centri medici convenzionati dove effettuare visite ed esami a tariffe agevolate.

Con la digitalizzazione di tutte le attività che si sono spostate dal reale al virtuale, il web è stato di grande supporto durante l’emergenza pandemica e continuerà ad esserlo anche in futuro. Oggi tutto è a portata di clic, tuttavia è bene valutare entrambe le facce della medaglia e tenere conto sì dei vantaggi ma anche dei pericoli che si possono correre vivendo iperconnessi. A incutere timore sono i rischi legati alla criminalità informatica che preoccupano in particolare gli spagnoli (48%) ma anche gli italiani (35%) che risultano tra le principali vittime, insieme ai tedeschi, di attacchi informatici (phishing, e-mails fraudolente, infezione da malware etc.).

Per far fronte a tali rischi, il 70% degli europei coinvolti valuta positivamente l’idea di ricorrere a servizi di sicurezza informatica tanto per sé quanto per la propria famiglia. Vale la pena dunque fare tesoro e sfruttare in modo responsabile tutto ciò che la tecnologia ci mette a disposizione per accorciare le distanze e semplificare la vita ma, al tempo stesso, è importante non abbassare la guardia e tutelarsi dalle insidie della rete. Salute e sicurezza, dunque, sono ormai in cima alla lista delle ‘nuove’ priorità: la salvaguardia del benessere, personale e di quello dei propri cari, viene prima di tutto.

Fonte: Repubblica.it

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