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I media non sanno gestire la verità sul cambiamento climatico

Se, dopo quattro decenni, gli scienziati prevedono meno riscaldamento e meno emissioni rispetto alle precedenti stime, non è una buona notizia? E come mai nessuno la valorizza?

I media non sanno gestire la verità sul cambiamento climatico

Dopo aver promosso per 41 anni una stima confusa e insoddisfacente di quanto riscaldamento globale potrebbe derivare da un raddoppio del CO2 atmosferi

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Dopo aver promosso per 41 anni una stima confusa e insoddisfacente di quanto riscaldamento globale potrebbe derivare da un raddoppio del CO2 atmosferico, l’arbitro mondiale della scienza del clima ha finalmente presentato il primo vero miglioramento nella storia della moderna scienza del clima.

Attraverso cinque precedenti valutazioni delle Nazioni Unite più il loro predecessore, il rapporto Charney del 1979, il caso peggiore prevedeva un aumento di 4,5 gradi Celsius. Questo risultato veniva dalla media dei risultati di incoerenti simulazioni climatiche al computer sulle quali l’IPCC sapeva solo una cosa: non potevano essere tutte giuste e forse nessuna lo era.

Usando i dati del mondo reale, il nuovo rapporto ora dice che il caso peggiore è un aumento di 4 gradi. Ancora più importante si dichiara, con un intervallo di fiducia molto più alto di allora, che esiti disastrosi sopra i 5 gradi sono ora ritenuti molto improbabili.

In un’altra divergenza di conclusioni rispetto al passato, il panel delle Nazioni Unite ora dice che il terribile scenario relativo alle emissioni CO2 che ha promosso per due decenni dovrebbe essere considerato altamente improbabile, con proiezioni più plausibili di almeno un terzo più basse.

Il rapporto sottolinea anche, cosa che la stampa non fa mai, che il pieno impatto di queste emissioni si manifesterà dopo molti decenni, anche dopo un secolo. L’ultimo probabile effetto peggiore di un raddoppio di CO2 potrebbe essere di 4 gradi, ma la migliore stima della “risposta climatica transitoria” di questo secolo è di circa 2,7 gradi, o 1,6 gradi più alto del riscaldamento sperimentato dall’inizio dell’era industriale.

Certo, tutto ciò non lo augurereste neppure al vostro pianeta meno preferito, ma confrontate queste conclusioni con la copertura mediatica del National Climate Assessment degli Stati Uniti nel 2018, che ha strombazzato come conclusione quasi scontata un aumento della temperatura di 6,1 gradi.

No, il nuovo rapporto Ipcc non è un motivo per smettere di preoccuparsi del cambiamento climatico, nell’improbabile ipotesi che il vostro precedente livello di preoccupazione corrispondesse alla scienza reale. Ma se avete fatto vostre le esagerazioni dei media, potete rilassarvi un po’.

Le parole più citate dalla copertura della stampa non sono presenti né nel rapporto delle Nazioni Unite e nemmeno nella sua sintesi iniziale. Sono invece le affermazioni di un paio di funzionari dell’ONU, secondo cui il rapporto annunciava un “codice rosso per l’umanità” e, ancora più privo di significato, che “nessuno è al sicuro” dal riscaldamento del pianeta.

In realtà, nessuna creatura considera tutto il pianeta come casa sua, ma sceglie quelle zone che trova più confortevoli. Anche con l’aiuto della tecnologia, l’umanità è presente, e poco, sul 20% della superficie terrestre. I confini di questa presenza si sposteranno in risposta al cambiamento del clima, come è stato fatto in passato.

Ormai, però, la stampa e gli impresari della scienza del clima si conoscono troppo bene, quindi le idiozie scritte abbondano. Il massiccio temporale di questa settimana nel nord-est americano è stato descritto di riflesso come una conseguenza del cambiamento climatico. Non importa che le forti piogge si siano sempre verificate e, in ogni caso, che la politica climatica non può essere la  soluzione per un sistema di drenaggio delle acque piovane della città di New York progettato per non sopportare un temporale di cinque anni, figuriamoci per una di 100.

O si prenda l’affermazione del governo degli Stati Uniti, secondo cui luglio è stato il mese più caldo di tutti i tempi. Non menzionato in nessuna notizia che ho potuto leggere, il margine di errore di questa misurazione era 10 volte più alto della presunta differenza rispetto al mese più caldo precedentemente dichiarato, il luglio 2016.

Provate a pensare che il settore dei media sia ancora in grado di discernere le notizie. Se l’ultima di una successione di 40 anni di previsioni climatiche differisce dalle precedenti nel definire il cambiamento di temperatura e delle emissioni in modo non così disprezzabile, come visto in precedenza, questa sì che si qualificherebbe come una notizia. E lo sarebbe, per un media che non sia legato al presupposto insensato per cui la scienza del clima può produrre solo una successione di scoperte sempre più terribili.

Il nostro clima fluttua sotto molte influenze, ma un fattore che sovrasta tutti gli altri è l’aumento della presenza di esseri umani e delle loro preziose proprietà in zone estreme dal punto di vista meteorologico, comportamento incoraggiato dai politici. Anche così, la prontezza umana è progredita più velocemente del cambiamento climatico o anche della propensione umana a costruire. Come Roger Pielke Jr. dell’Università del Colorado Boulder ha pazientemente sottolineato, le probabilità di morire a causa di condizioni meteorologiche estreme sono diminuite drasticamente durante tutto il periodo del crescente impatto climatico sull’uomo.

Questo progresso è stato conseguito, almeno finora, senza l’aiuto di politiche climatiche, a meno che non si consideri tale lo sviluppo della tecnologia di scisto, il fracking, che ha portato a un calo delle emissioni totali di CO2 degli Stati Uniti. Dal momento che l’umanità dimostra di non arrestare il cambiamento climatico vietando i combustibili fossili, e molto probabilmente finirebbe in un equilibrio peggiore se lo facesse, lasciate che questa sia la vostra buona notizia del giorno.

Fonte:Milanofinanza

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