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Porti: La Liguria spinge sul federalismo

La legge sui porti è sotto attacco. Più si avvicina la scadenza, prevista a primavera, della decisione di Bruxelles sul destino delle Autorità portuali italiane, maggiore è il pressing per una rivoluzione totale. E da Genova parte la spinta autonomistica. Il ragionamento è semplice: visto che con ragionevole sicurezza l’Europa ci condannerà a rivedere tutta la governance dei nostri porti, tanto vale suggerire un nuovo modello

Porti: La Liguria spinge sul federalismo

 La legge sui porti è sotto attacco. Più si avvicina la scadenza, prevista a primavera, della decisione di Bruxelles sul destino delle Autorità portua

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 La legge sui porti è sotto attacco. Più si avvicina la scadenza, prevista a primavera, della decisione di Bruxelles sul destino delle Autorità portuali italiane, maggiore è il pressing per una rivoluzione totale. E da Genova parte la spinta autonomistica. Il ragionamento è semplice: visto che con ragionevole sicurezza l’Europa ci condannerà a rivedere tutta la governance dei nostri porti, tanto vale suggerire un nuovo modello. Non necessariamente privato. Anzi. Teresa Bellanova si butta nella mischia: la viceministra ai Trasporti, a cui il settore ha affidato de facto la delega all’economia marittima, mete alcuni paletti e dal palco del convegno della Uil Liguria, spiega che con l’Europa il governo «sta portando avanti un confronto serio, puntiglioso di merito con la Commissione europea per arrivare a una soluzione che risponda ai nostri bisogni. Meglio Authority pubbliche o private? Io preferisco un modello che sappia fare sistema e dare risposte alle criticità e non mi impiccherei a una soluzione o all’altra. Certo non possiamo mettere in discussione i punti fermi del nostro sistema che ci hanno permesso di dare segnali e risposte importanti in Europa e nel mondo».

Tradotto: meglio pubbliche. Ma il governo pensa comunque che anche la legge portuale vada adeguata: «A tutte le riforme va fatta manutenzione, con accortezza e interventi chirurgici. Non si può consegnare tutto alla convegnistica. L’ho già detto al ministro Giovannini». E da qui parte il dibattito: Bucci spinge sull’acceleratore e guarda al Nord Europa: «Vogliamo contare di più – dice il sindaco – Fossi io a decidere vedrei il porto di Genova con una presenza locale molto più forte di oggi, come peraltro avviene nel resto d’Europa». Ma è un modello che prevede una società per azioni: «Non possiamo essere competitivi con chi ha cinque marce, mentre noi ne abbiamo solo tre: vinceranno sempre loro. Se vogliamo sfidare Rotterdam e Anversa, dobbiamo copiare quella governance». Anche Giovanni Toti non si fa sfuggire l’occasione: «I porti devono avere una programmazione nazionale per quanto riguarda gli investimenti, ma credo che la competitività dipenda anche dall’impegno delle istituzioni locali: le Authority dovrebbero essere legate in maniera molto forte alle autonomie del territorio».

Ed è per questo che il governatore guarda non a caso al Nord Europa: «Il modello tedesco, come quello olandese, è particolarmente efficiente. In Germania esiste un sistema di lander, di rappresentanza, di costruzione della governance delle autorità portuali che funziona: un pezzo della fiscalità degli scali viene destinata agli investimenti, e questo si traduce nel fatto che le autorità portuali portano più traffico hanno maggiori risorse da investire – aggiunge Toti -. Tutto questo rientra ovviamente in una impostazione generale di spiccata autonomia, come richiesto da tante regioni. Il mio auspicio è che ci si sieda attorno a un tavolo e ci incammini su questa strada, e che questo Governo, che sta facendo diverse riforme, porti avanti anche questa». In fondo l’Europa ci potrebbe chiedere proprio questo: assomigliare sempre più ai porti del Northern Range. E la strada per salvare le attuali Authority sembra essere molto difficile, come confessa Raffaella Paita, presidente della commissione Trasporti alla Camera: «Non abbiamo avviato per tempo l’interlocuzione con l’Europa. La ministra De Micheli aveva sollecitato un ricorso di Assoporti, immaginando che anche il governo avrebbe fatto lo stesso, ma stiamo ancora aspettando quella mossa. Abbiamo obiettivamente mancato e ora le conseguenze le paga il sistema della portualità. Aspettiamo di capire cosa succede: poi se sarà necessario modificare il profilo delle nostre Authority, dobbiamo mantenendo il più possibile quello pubblicistico, ma non sono certa che basterà».

Fonte: The MediTelegraph.it

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