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Il governo Speranza per un futuro senza speranza

Il governo Speranza per un futuro senza speranza

Il mondo impara a convivere con il Covid, ma noi abbiamo Speranza, Articolo 1, il partito di D’Alema e della filiera filo cinese che continua con la p

Il mercato internazionale è influenzato dalle politiche mondiali?
Il cervello ha “fame” di socialità
Il vaccino somministrato via spray nasale potrebbe essere più efficace

Il mondo impara a convivere con il Covid, ma noi abbiamo Speranza, Articolo 1, il partito di D’Alema e della filiera filo cinese che continua con la psycological operation da “Misure attive” inventata in Unione Sovietica nel secolo scorso.

Persino Beppe Grillo è riuscito a dire che il contrasto alla pandemia è stato condotto con misure illiberali e orwelliane. Eppure Speranza continua a usare i pennarelli. Nemmeno Draghi è riuscito a bloccare il gioco dei colori.

Il Governo Speranza, del quale Draghi, a quanto pare, è il portavoce, non demorde e prosegue sulla strada della continua prova per saggiare quanta libertà gli italiani siano disposti a cedere sulla Via della seta.

Altro che svolta atlantica di Super Mario. Incartato dalla filiera dalemiana, Draghi è stato reso all’impotenza.

Se molti Paesi dell’Occidente democratico stanno capendo che con il virus si deve convivere e attuano misure diverse da quelle del Bel Paese, è del tutto evidente che l’Italia è la cavia di un esperimento di controllo sociale che va oltre il virus e che vede protagonisti gli adepti del cinesismo imperante, funzionale alla finanza internazionale e ai propugnatori del Grande Reset o della distruzione creativa.

Dopo oltre due anni di conduzione di Speranza e del ministero della Salute è del tutto evidente che siamo entrati in una bolla sperimentale dalla quale è necessario uscire al più presto se non vogliamo finire come la RDT.

L’inconsistenza di Draghi è stata evidenziata nella conferenza stampa di inizio settimana, dove nulla si è detto di serio sull’emergenza energetica. Circondato da Speranza (D’Alema) e da Bianchi (Prodi), Draghi è sembrato ormai ingessato nel vaccino.

Eppure una vera emergenza c’è e si chiama risorse energetiche. I rincari hanno già spinto fuori mercato vari operatori, mettendo a rischio mezzo milione di clienti. Molte aziende energivore non hanno riaperto e molte chiuderanno i battenti.

L’idea di tassare gli extraprofitti delle società o di mettere sotto torchio le multiutilities è folle, in quanto farà scappare a gambe levate i fondi di investimento.

Ci sarebbero due cose serie da fare, ma il Governo Speranza non è in grado di farle.

La prima è di approntare un piano serio, che cominci con l’aprire le riserve di gas, riaprire i pozzi, fare nuove ricerche e predisporre la ripartenza del nucleare. L’Italia naviga su un mare di gas e solo l’idiozia politica ne impedisce lo sfruttamento.

La seconda, non meno importante, sta nel farsi protagonisti della mediazione richiesta da Putin nei confronti degli Usa e dell’Unione Europea.

Qui Draghi è del tutto assente. La sua conferenza stampa, tutta centrata sui vaccini e sui colori, ha dato il segno del suo ingessamento nella direzione sanitaria del Paese imposta dalla filiera dalemiana ulivista.

E’ del tutto evidente che una postura attiva sul fronte della mediazione con Putin aprirebbe interessanti aperture sul fronte energetico.

In Libia, grazie a Giorgio Napolitano, siamo stati messi in un angolo. Con l’Egitto rimeniamo la questione Regeni, senza un briciolo si senso delle proporzioni tra la legittima richiesta di chiarimenti e gli interessi nazionali.

Nel frattempo alcune casematte stanno crollando.

Il Sistema, ossia i legami trasversali tra una parte della magistratura e il Pd, è in crisi e non è stato messo fuori gioco solo per la “prudenza” (chiamiamola così) del Presidente della Repubblica che, se fosse stato Cossiga, avrebbe sciolto l’intero Consiglio superiore della magistratura.

L’altro sistema, quello della stampa di regime (o del regime della stampa?) è messo alla gogna dall’inchiesta che riguarda Gedi, ossia De Benedetti, tessera numero uno del Pd.

Non è un mistero che il gruppo Gedi ha tentato, riuscendovi, di dare la linea al Pd e all’Ulivo per anni e oggi la sua messa alla gogna per i rapporti con l’Inps mette in crisi un altro pezzo del sistema.

Qui la questione è più ampia di quanto possa sembrare, non solo perché coinvolge altri giornali e la stessa credibilità dei giornalisti, ma per il fatto che De Benedetti è incastonato nella filiera dei Rothschild, nome che in tedesco significa “scudo rosso”, esattamente quello tutto italiano e comunista che il gruppo Gedi cercava per coprire i giochetti con l’Inps.

Se lo scudo rosso è venuto meno in Italia, la domanda è: cosa è accaduto alla protezione dello “scudo rosso” finanziario? Cosa accade nella finanza internazionale? Che guerre sono in corso?

Rimane il fatto che sparita la Germania e con la Francia in crisi, al Pd che canta Bella ciao sono venuti a mancare i riferimenti e naviga a vista, con un comandante che non comanda e un vero leader, che si chiama D’Alema, che ne condiziona le mosse.

Il M5S è ridotto ad una poltiglia e il suo leader ha solo come prospettiva seria di stirare la sua  pochette.

Sulla scena avanza il Cavaliere. Il centrodestra lo ha incoronato candidato alla Presidenza della Repubblica, mettendo fuori gioco Draghi, che, se va bene, sarà costretto a rimanere incartato nel Governo Speranza oppure, in extremis, a fare un accordo di ferro con Berlusconi, dopo la salita al Colle di Silvio da Arcore, per sganciarsi dalla morsa ulivista.

Il Cavaliere sembrerebbe avere i voti. Non alla prima chiama. Non sia mai. Ma nelle successive. Se così fosse il Sistema, la Ditta, il sistema della stampa di regime (o del regime della stampa) subirebbe un duro colpo. Un duro colpo subirebbe anche il sistema dei quirinalisti, che ha diretto la musica in questi anni sullo spartito dell’Ulivo. E’ chiaro che Berlusconi manderebbe a casa lo staff che fu di Giorgio Napolitano.

Rimane il fatto che in tutta questa partita Draghi è rimasto incartato. Se il centrosinistra lo dovesse candidare lo incarterebbe ulteriormente.

Leu ha chiesto al Pd di tirare fuori dal cilindro del prestigiatore un nome di prestigio. Per Letta fare il prestigiatore è impossibile, in quanto per farlo è necessario essere abili.

E così, tra un disastro e l’altro, l’Italia rimane, nel frattempo, schiava dei pennarelli di Speranza e delle idee balzane di Cts e di ministero della Salute, ormai in dichiarata voluta difformità da quanto accade nel resto del mondo occidentale.

Fonte: Nuovogiornalenazionale.it

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