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SG punta sulla volatilità

L’operatore francese ha quotato sul SeDeX due certificati d’investimento che consentono di speculare sul Vix future, l’indicatore che misura il nervosismo del mercato azionario Usa

SG punta sulla volatilità

Uno dei parametri più interessanti utilizzati dagli operatori di borsa è la cosiddetta “volatilità”, intesa come velocità di momento dei prezzi: è mol

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Uno dei parametri più interessanti utilizzati dagli operatori di borsa è la cosiddetta “volatilità”, intesa come velocità di momento dei prezzi: è molto utile in ottica operativa in quanto esprime un’indicazione del rischio associato a un investimento che va ben oltre la semplice direzionalità dell’asset d’interesse ed entra maggiormente nel merito del sentiment che sta governando un certo movimento. Un conto è capire se un titolo sta salendo o scendendo, un altro conto è capire in che modo lo sta facendo. Il concetto di volatilità assume però un significato diverso a seconda che si parli di volatilità storica o volatilità implicita. La prima non è altro che una misura matematica di tipo storico, cioè focalizzata su quanto successo nel passato: descrive in particolare lo scostamento medio registrato dai rendimenti di un certo asset rispetto al loro valore medio in un determinato arco temporale. Se questo valore è elevato, significa che il mercato si è mosso con oscillazioni ampie, delineando quindi un contesto di rischio maggiore rispetto a una fase di volatilità ridotta: non per niente i titoli che presentano una volatilità storica più elevata, come quelli tecnologici per esempio, sono quelli considerati più rischiosi, o più speculativi per meglio dire, visto a una maggiore dose di rischio corrisponde sempre una corrispondente opportunità di guadagno.

La volatilità implicita è invece un parametro legato al mondo delle opzioni e di fatto esprime il premio che un operatore è disposto a pagare per acquisire il diritto di acquistare (call) o vendere (put) un determinato asset a condizioni prestabilite. Non misura la velocità di movimento dei prezzi, ma in qualche modo esprime una stima dello scenario atteso per il prossimo futuro: quanto maggiore sarà il premio che si è disposti a pagare per definire oggi delle precise condizioni di negoziazione future, tanto maggiore sarà l’incertezza che si attribuisce proprio allo scenario futuro. Non avrebbe senso pagare un premio elevato in un contesto di elevata confidenza, dove dovrebbe essere teoricamente più facile prevedere l’andamento del mercato. Se la volatilità implicita è alta, significa quindi che ci si attende uno scenario molto incerto, molto rischioso: per questo gli indicatori di volatilità sono identificati anche come “indici della paura”. Tra tutti, il principale è l’indice Vix, che misura la volatilità implicita media a breve termine (30 giorni) di una serie di opzioni teoriche sull’indice americano S&P500. Questo parametro esprime di fatto il sentiment degli operatori sul mercato azionario Usa e storicamente si nota come tenda ad aumentare soprattutto nelle fasi ribassiste, nelle quali il nervosismo generale tende fisiologicamente a crescere, mentre assume valori molto bassi soprattutto nelle fasi rialziste, quanto la confidenza degli operatori è massima. Da alcuni anni su questo indice sono quotati anche dei contratti future che lo hanno reso un asset a tutti gli effetti investibile in modo diretto, ancorché accessibile a pochi. Da qualche settimana, però, su questi future sono disponibili anche due certificati d’investimento quotati da Société Générale sull’Mtf SeDeX di borsa italiana, che possono decisamente allargare la platea degli investitori interessati.
Nel concreto, il 24 novembre scorso l’operatore francese ha quotato un certificato Benchmark senza leva (Codice Isin DE000SF6UTZ4) e un certificato a Leva Fissa Short -1x (Isin DE000SF6SWC1), entrambi di tipo Open, cioè senza scadenza, e che di fatto consentono di replicare una strategia rialzista o ribassista sul Vix future: il benchmark in particolare, permette di acquisire una posizione long sul Vix future, sintetizzando una strategia che investe sul contratto con scadenza più breve, per poi effettuare un roll-over automatico sul contratto successivo quando la scadenza in uso viene meno. Proprio l’impatto di questo roll-over comporta dei costi impliciti che vengono naturalmente tradotti nel certificato per garantire il mantenimento della posizione su un orizzonte di ampio respiro. L’impatto (positivo o negativo) del Rolling può inoltre incidere in maniera significativa sui prezzi del benchmark. Il Leva Fissa -1 permette invece di acquisire una posizione ribassista sull’indice di volatilità, replicando l’inverso della performance giornaliera maturata dal sottostante, nella più classica accezione dei certificati a Leva Fissa, ma con un impatto decisamente più ridotto dell’effetto compounding, in virtù dell’assenza di effetto leva.

Fonte: Milanofinanza.it

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