HomeL'analisi di Marco Pugliese

Giano bifronte: il doppio volto della finanza tedesca

Giano bifronte: il doppio volto della finanza tedesca

La Germania sembra riuscire a bilanciare l’austerità con massicci investimenti senza infrangere i rigidi trattati europei. Come è possibile?  Semplice

Padoan: “Per i giovani bisogna fare di più”
Nel silenzio del green pass e del Quirinale: spunta l’ipotesi dell’ oro come garanzia del debito
La Cina indebitata non fa sconti ai suoi debitori

La Germania sembra riuscire a bilanciare l’austerità con massicci investimenti senza infrangere i rigidi trattati europei. Come è possibile?  Semplicemente sfruttando al massimo la struttura federale del paese e la Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW). La Germania è uno stato federale, il che significa che il bilancio centrale è separato da quello dei singoli Länder. Questo permette ai Länder di avere passivi che non sono immediatamente conteggiati nel debito pubblico nazionale. Il trucco risiede nella KfW, un istituto finanziario pubblico creato nel dopoguerra, che ha il compito di sostenere finanziariamente attività di interesse pubblico, assorbendo debiti che altrimenti graverebbero sul bilancio nazionale.

La KfW funziona come una sorta di cassa depositi e prestiti, ma con una marcia in più: non solo finanzia direttamente imprese e amministrazioni locali con mutui agevolati, ma detiene anche partecipazioni in grandi aziende come Deutsche Post e Deutsche Telekom. Essendo per l’80% dello Stato tedesco e per il 20% dei Länder, la KfW beneficia della fiducia delle agenzie di rating, che le assegnano la tripla A.

Sommando i debiti dei Länder al bilancio centrale, il rapporto debito/PIL tedesco salirebbe dal 60% dichiarato a quasi l’80%. In numeri assoluti, questo equivale a circa 600 miliardi di euro di debiti dei Länder più 500 miliardi in contratti della KfW, per un totale di 1.100 miliardi non calcolati nel debito ufficiale. Ricordate gli 800 miliardi a debito?

La KfW può operare così grazie a un quadro legislativo che le permette di finanziarsi con garanzie pubbliche, coprendo però metà dei costi con ricavi di mercato. Questo la esclude dal calcolo del debito pubblico, poiché non dipende direttamente da versamenti pubblici, tasse o contributi. La UE, pertanto, non può intervenire.

Il modello tedesco offre spunti interessanti per l’Italia. Adattando la nostra legislazione, potremmo creare un’istituzione simile alla KfW per finanziare investimenti senza aumentare il debito pubblico. Questo consentirebbe alle Regioni di investire in settori cruciali come sanità e istruzione, senza essere vincolate al pareggio di bilancio.

Con un debito privato tra i più bassi d’Europa, l’Italia potrebbe diventare uno dei paesi più virtuosi, migliorando la sua capacità di investimento e riducendo il debito pubblico. Una riforma di questo tipo potrebbe rappresentare una svolta, permettendoci di crescere economicamente senza infrangere le regole europee.

In conclusione, la Germania dimostra che con una legislazione ad hoc è possibile sviluppare investimenti, un esempio che l’Italia farebbe bene a seguire per rilanciare la propria economia, anche se sicuramente sarebbe osteggiata.

Marco Pugliese

Commenti