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Le nuove sfide fiscali di Donald Trump

Le nuove sfide fiscali di Donald Trump

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Francesco Fravolini

Francesco Fravolini

Le nuove sfide fiscali di Donald Trump

La politica economica di Donald Trump vuole favorire la crescita economica eliminando il rigore dei conti dello Stato, quasi fosse un messaggio da inviare direttamente a Bruxelles. Donald Trump si muove con tenacia verso una sfida economica con l’Europa per evidenziare la sua strategia politica vincente. È un passaggio delicato ma sicuramente fondamentale quello di affermare la supremazia dell’America nello scacchiere internazionale. Le scelte da adottare del nuovo inquilino della Casa Bianca sono determinate nel riprendere il controllo dell’economia della potenza mondiale, senza dover necessariamente negoziare trattati commerciali con gli altri Paesi.
La contestata volontà di abbassare le imposte vuole dimostrare una teoria economica semplice e matematica. Ridurre il peso fiscale favorisce la riscossione di un maggiore importo delle imposte perché le imprese e le persone pagano più agevolmente in funzione della riduzione.
È un comportamento che potremmo definire come una rinnovata fedeltà fiscale dovuta proprio al minore rigore fiscale. Il precursore di questa rivoluzione fiscale fu Ronald Reagan durante la sua presidenza, riuscendo perfettamente nel suo obiettivo. Il prezioso suggerimento arrivò da Arthur Lafter, economista dell’University of Southern California, il quale dimostrò al candidato repubblicano nelle elezioni presidenziali del 1980 come fosse possibile diminuire le imposte dirette, registrando benefici sulla fedeltà fiscale.
La filosofia economica di questo provvedimento si traduce nel far pagare meno tasse a una platea di persone più vasta. Le conseguenze riguardano direttamente due soggetti: imprese e cittadini. Sulle imprese può essere un volano economico di notevole interesse perché sono gravate da una minore imposizione fiscale. Sui cittadini può migliorare la fedeltà fiscale andando a recuperare quelle piccole aree di evasori che proprio con la riduzione dell’imposizione fiscale possono contribuire più agevolmente.
Questa piccola rivoluzione, se condotta con lungimiranza, può migliorare notevolmente il rapporto tra Stato e contribuenti (cittadini e imprese).
È del tutto evidente che serve un po’ di tempo affinché il provvedimento riesca a maturare i benefici dell’aumentata fedeltà dei contribuenti; soltanto in un secondo momento si può fotografare la situazione per analizzare, in termini economici, gli effetti della piccola rivoluzione fiscale. È utile ricordare a beneficio della memoria che gli americani hanno scelto Donald Trump perché vogliono questi cambiamenti di politica fiscale.
Molti commentatori hanno definito populismo la politica del nuovo Presidente mentre è soltanto un nuovo modo di avvicinare il contribuente al Paese. Dopo anni di politica blasonata che ricalca immancabilmente modelli economici del passato (forse un po’ desueti per rispondere adeguatamente ai nuovi scenari internazionali che abbiamo di fronte) resta difficile comprendere questa novità con una chiave di lettura non contestualizzata a questo momento storico.
La lungimiranza viene vista sempre come se fosse un pericolo? Gli analisti dovrebbero riflettere perché si limitano troppo spesso a osservare i cambiamenti solo in base a quello che è già accaduto nel passato. L’imprevedibile deve farsi spazio nella nuova visione di mondo per suscitare un maggiore interesse senza destare paure ingiustificate. Capire i nuovi linguaggi della politica potrebbe aiutare a conoscere i reali cambiamenti che possono influenzare il lungo periodo.
di Francesco Fravolini

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