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Lavoro: il futuro è nei mestieri digitali

Lavoro: il futuro è nei mestieri digitali

Gli effetti della trasformazione digitale e dei cambiamenti geopolitici sull'occupazione globale da qui al 2020 prevedono una creazione di 2 milioni

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Gli effetti della trasformazione digitale e dei cambiamenti geopolitici sull’occupazione globale da qui al 2020 prevedono una creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro prevalentemente nel digitale.

Gli effetti della trasformazione digitale e dei cambiamenti geopolitici sull’occupazione globale da qui al 2020 prevedono una creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro prevalentemente nel digitale.

Chi sta per iscriversi all’università o si trova a dover scegliere il proprio percorso futuro, dovrebbe tenere ben presente che i nuovi mestieri sono (e saranno) tutti legati a un’alta specializzazione nel campo digitale.

Quali sono i mestieri più richiesti? Data scientist, industrial designer, esperti di robotica, information security analyst, digital learning specialist, biotech engineer.

Il lavoro sta cambiando a grandissima velocità: si stanno trasformando non solo i confini, geografici e organizzativi, ma anche i ruoli, i percorsi di carriera e il modo stesso di lavorare. E le aziende stesse indicano come priorità numero uno la modifica all’organizzazione, allineata sempre più spesso alla strategia di business (è così per l’87% delle imprese intervistate).  Tra le altre priorità, vi è la necessità dello sviluppo della leadership (è la seconda priorità), dove il “buon esempio” deve partire dall’alto: nel 97% delle aziende l’executive management responsabilizza i leader aziendali sui nuovi comportamenti da adottare quando si sta “ai posti di comando”.

Ma l’Italia non è ancora al passo con i tempi. Il 53% delle aziende mette a disposizione un portale o un forum di leadership per incentivare il networking, la comunicazione e la condivisione. Un dato in forte aumento (+11%) rispetto all’anno scorso, quando i portali di condivisione erano adottati dal 42% delle aziende italiane, ma ancora inferiore alle medie europee (61%) e mondiali (63%).

 

 

 

 

palermomania.it

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