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Web3: salva i contenuti della censura cinese?

Uno sfogo di un cittadino di Shanghai durante il lockdown è incensurabile da quando è diventato un Nft. E questo vale per chissà quanti articoli e contenuti proibiti. Nel Celeste Impero il web3 è diventato un terreno di battaglia per la libertà d’informazione

Web3: salva i contenuti della censura cinese?

A Shanghai, che attraversa l’ottava settimana di lockdown, la frustrazione è salita alle stelle. E com’è consueto, i censori si danno parecchio da far

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A Shanghai, che attraversa l’ottava settimana di lockdown, la frustrazione è salita alle stelle. E com’è consueto, i censori si danno parecchio da fare per cancellare dai social media le testimonianze poco lusinghiere per il Partito-Stato. A oltre due anni dall’inizio della pandemia hanno perfezionato le tecnologie di monitoraggio, che gli consentono di identificare un post critico, farlo sparire dalla rete e assicurarsi che non possa più diffondersi, il tutto in poche ore.

Questa corsa tecnologica ha costretto gli utenti cinesi ad adattarsi e ha ispirato delle soluzioni creative per sfuggire alla stretta dei censori. Tempo fa gli utenti hanno costruito una libreria digitale anti-censura su Minecraft, un videogioco popolarissimo. Una delle tecniche in voga oggi è inviarsi gli articoli censurati capovolti, per aggirare lo screening algoritmico. E da qualche mese c’è chi sfrutta le blockchain per salvare i contenuti dall’oblio.

È successo con uno dei video più famosi di questo lockdown, come racconta il Financial Times. Dopo settimane di chiusure senza una data di scadenza, con accesso limitato ai generi di prima necessità e medicine, uno studente dell’Università di Tongji si è visto recapitare una razione di maiale andata a male, piena di vermi. Il video di sfogo che ne è conseguito (dal linguaggio parecchio colorito) è diventato virale ed è stato intercettato dai censori in poco tempo – ma non prima che qualcuno lo rendesse un Nft, immortalandolo su un sistema decentralizzato e rendendone impossibile la cancellazione.

La tecnologia alla base delle criptovalute e della criptoarte sta diventando sempre più accessibile anche ai non addetti. È più facile sfruttare le potenzialità del web3 se si presenta e funziona come un normale sito o app, e diverse comunità di sviluppatori si stanno dedicando a costruire delle interfacce utente che siano fruibili ai più. È il caso dell’Interplanetary File System, una sorta di Dropbox per l’intero pianeta dove non si possono censurare i contenuti, già usato dal Partito pirata catalano per “salvare” i siti del referendum indipendentista che il governo centrale aveva oscurato in quanto illegali.

Così, per gli utenti cinesi, la blockchain può diventare anche una sorta di cassaforte digitale in cui stivare e recuperare gli articoli e i contenuti proibiti. Un problema potenzialmente enorme per le tecno-autocrazie, assieme alla messaggistica decentralizzata, che potrebbe compromettere l’architettura censoria. E il web3 decentralizzato, per quanto sia molto lontano dall’essere all’altezza delle promesse di libertà digitale, sta fornendo più strumenti per combattere la censura digitale.

I censori sono sempre un passo indietro, ma si tratta solo di un passo, appunto: hanno già scoperto che basta un blocco tout-court sui link che portano al contenuto incensurabile per evitare che si diffonda a macchia d’olio, alimentando lo scontento. Il video originale è ancora visibile per chi ha le conoscenze tecniche e il tempo per andarlo a scovare, ma del resto, in un’epoca in cui i contenuti diluviano, è sufficiente che quelli più pericolosi siano relegati in un angolo quasi inaccessibile della rete.

Questa, come ha detto un esperto a FT, è già una vittoria per i censori del Partito-Stato. Ma il gioco del gatto e del topo non si ferma.

Fonte: Formiche.net

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