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L’ Italia circondata dalla guerra fredda

Terrorismo, deforestazione, epidemie: un solo luogo, molte sfide

L’ Italia circondata dalla guerra fredda

I venti della nuova Guerra Fredda soffiano sui confini italiani. Nel momento in cui a Roma si decide il destino del Quirinale, in Ucraina e in tutta l

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I venti della nuova Guerra Fredda soffiano sui confini italiani. Nel momento in cui a Roma si decide il destino del Quirinale, in Ucraina e in tutta l’Europa orientale si decide il presente e il futuro non solo di Kiev, ma anche dei rapporti tra Occidente e Mosca. Ed è una sfida che inevitabilmente colpisce anche il Belpaese. Motivo per cui l’indifferenza è un atteggiamento che non può essere di casa tra i palazzi della capitale. Tanti interessi strategici rischiano di essere messi a dura prova da un conflitto non dichiarato, ma su vasta scala, che sta iniziando a interessare sempre più da vicino la politica estera italiana.

La posizione dell’Italia

C’è un problema di posizionamento internazionale. Washington è già stata chiara: dall’Italia devono arrivare risposte certe. È un mantra che da Oltreoceano ripetono costantemente, in ogni crisi. Roma è un alleato da cui gli Usa si aspettano qualcosa di più del semplice sostegno morale al blocco atlantico. Ma le scelte italiane poggiano su interessi molti diversi rispetti a quelli statunitensi. E oltre alla “distrazione” legata all’elezione del presidente, c’è qualcosa di molto più profondo che evita all’Italia di rompere con la Russia. Rapporti economici e strategici, energetici ma anche commerciali. Elementi che sono evidenti da sempre, ma che in un mondo che si avvia verso una nuova fase di polarizzazione sono visti come un pericolo e non sempre come una opportunità.

Il campanello d’allarme non è arrivato solo dal richiamo di Joe Biden al presidente del Consiglio Mario Draghi. Il vento dell’Ucraina si è sentito addirittura sul voto per il Quirinale, con la richiesta di alcuni esponenti di partito di scegliere un presidente che fosse “europeista e atlantista” proprio per rimarcare la presa di posizione italiana sul tema russo.

Il nodo degli asset

Anche la querelle sull’incontro tra aziende strategiche italiane e Vladimir Putin ha confermato che il “fronte russo” è aperto anche negli asset nazionali. E il conflitto che si sta scatenando tra Russia e Ucraina incide non poco su realtà imprenditoriali di fondamentale importanza nell’economia italiana. Segnale che la trincea di Kiev rischia di coinvolgere direttamente settori industriali del Paese anche senza una palese manifestazione di interesse di Roma per quanto accade tra Mosca, Washington e la capitale ucraina.

Il gas è evidente il tema centrale. Per l’Italia, che dai giacimenti russi riceve gran parte del suo fabbisogno di “oro blu”, avere al Cremlino un nemico e non un alleato comporta dei rischi che non possono esse presi sottogamba. Roma si sta già muovendo. In un’intervista ad Agenzia Nova, l’ambasciatore algerino a Roma, Abdelkrim Touahria, ha riferito che il suo Paese ha confermato lo stesso flusso dell’anno scorso mantenendo invariati i prezzi. E secondo alcuni calcoli, con il raffreddamento delle rotte tra Italia e Russia è proprio il gigante nordafricano a poter diventare il principale partner energetico di Roma. Ma se questo può rappresentare una fondamentale boccata d’ossigeno per l’Italia, altro è pensare che in questo momento esistano soluzioni definitive al tema energetico: fare a meno di Mosca è difficile e le fluttuazioni dei prezzi del gas lo confermano.

Una Guerra Fredda che coinvolge anche altri scenari

Gas ma non solo, per l’Italia c’è poi un problema strategico da non dimenticare. La Russia non è solo una potenza legata al sistema orientale e una sorta di gigante eurasiatico, ma un impero proiettato anche nel Mediterraneo, fino al cuore dell’Africa. Il Cremlino è un attore centrale per la stabilità del Medio Oriente, in particolare in Siria, ma è anche un protagonista della guerra in Libia, soprattutto per i legami stretti tra Mosca e Bengasi. Da tempo Usa, Nazioni Unite e Unione Europa chiedono ai russi di lasciare il territorio libico, in particolare ai contractor della Wagner. Ma il Cremlino sa di essere un elemento indispensabile per la stabilità della Cirenaica, della Tripolitania e, in definitiva del Mediterraneo.

Il Mediterraneo si agita

Nel frattempo, da non sottovalutare i movimenti delle flotte, che rischiano di incendiare il Mediterraneo non solo vicino, ma anche quello “allargato”, e cioè l’area che va dall’Europa al Golfo Persico, dalle coste dell’Africa subsahariana fino al Mar Nero. Attualmente sono circa 140 le navi della Marina russa impegnate in esercitazioni in tutte le aree “di responsabilità” dei comandi di Mosca. Manovre militari sono previste nel Mediterraneo, nell’estremità dell’Oceano Indiano, nell’Artico e nel Pacifico. Mentre Baltico e Mar Nero sono direttamente coinvolte come scenari di un ipotetico conflitto.

L’Italia, vista la sua posizione al centro del Mare Nostrum, è tra le forze europee più interessate a questo movimento di flotte che coinvolge sia il Cremlino che i comandi dell’Alleanza Atlantica. Dal 24 gennaio al 7 febbraio, anche la Nato ha avviato delle imponenti esercitazioni nel Mediterraneo che, come comunicato dalla Difesa italiana, vedranno coinvolte anche la fregata Margottini, il cacciamine Viareggio, un rifornitore KC 767 dell’Aeronautica Militare e, dal primo febbraio, “il Task Group costituito dalla portaerei Cavour (con gruppo aerotattico imbarcato), un cacciatorpediniere della classe Doria, la fregata Marceglia, una unità rifornitrice e un sommergibile della classe U212″. Gruppo che condurrà anche esercitazioni con la portaerei francese Charles de Gaulle e il gruppo della portaerei statunitense Harry S. Truman. Manovre programmate da tempo, ma che arrivano in un momento particolarmente delicato.

Fonte: Insiderover.it

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