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Mali: ordigno improvvisato esplode e causa 14 morti

Mali: ordigno improvvisato esplode e causa 14 morti

Un ordigno improvvisato è esploso sotto un autobus che trasportava circa 60 persone nella regione centrale di Mopti, in Mali, uccidendo almeno 14 pass

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Un ordigno improvvisato è esploso sotto un autobus che trasportava circa 60 persone nella regione centrale di Mopti, in Mali, uccidendo almeno 14 passeggeri e ferendone 24. L’attacco è avvenuto nella giornata di martedì 3 settembre, in un’area dove le milizie etniche si rendono spesso responsabili di aggressioni contro civili dei gruppi rivali e dove i militanti islamisti di diverse organizzazioni terroristiche sono altrettanto attivi. “Abbiamo un numero di vittime che conta 14 decessi e 24 feriti, di cui 7 sono in stato particolarmente critico”, ha riferito il Ministero della Difesa, senza fornire ulteriori dettagli sull’attentato o sugli autori.

La regione di Mopti, il cui confine orientale viene condiviso anche da Niger e Burkina Faso, è diventata una sorta di rifugio sicuro per i militanti jihadisti che intendono destabilizzare il potere centrale e attaccare le forze straniere presenti sul territorio nell’ambito di operazioni di peacekeeping. Attentati con ordigni improvvisati sono piuttosto frequenti. Il 16 giugno, un contingente di forze maliane e francesi ha ucciso circa 20 militanti islamici nel quadro di uno dei più recenti raid effettuati nel Mali settentrionale, dove è forte la presenza dell’Isis. Oltre allo Stato Islamico, nel Paese sono attivi, soprattutto al centro e al Nord, diversi gruppi estremisti violenti, di matrice islamista, come al-Qaeda nel Magreb islamico (AQIM), Ansar al-Dine (AAD), il Macina Liberation Front e Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM). Quest’ultima organizzazione si è formata dall’unione della branca sahariana di AQIM, di Ansar al-Dine e del Fronte di liberazione della Macina, il 2 marzo 2017.

Nel centro del Paese sono diffusi anche gli scontri tra cacciatori di etnia Dogon e mandriani di etnia Fulani. I primi sono una popolazione africana che conta circa 240.000 individui e vive prevalentemente a Sud del fiume Niger. I Fulani, invece, sono un’etnia nomade dell’Africa occidentale, dedita alla pastorizia e al commercio. Nel marzo 2019, alcuni membri Dogon hanno ucciso oltre 150 residenti in un villaggio Fulani.

La sicurezza del Mali è peggiorata da quando, nel 2013, le forze francesi locali hanno respinto i ribelli islamisti e Tuareg dai territori a nord che erano stati occupati nel corso dell’anno precedente. Da allora, si verificano periodicamente attacchi. Inizialmente le azioni terroristiche erano concentrate nel deserto del Nord ma, nel corso del tempo, si sono estese anche nel centro e nel Sud del Paese. Al-Qaeda del Maghreb (AQIM) è particolarmente radicata nel Paese.

Il Global Terrorism Index 2018 ha inserito il Mali al 22esimo posto tra i 163 Paesi di cui è stato analizzato l’impatto della minaccia terroristica, con un indice pari a 6. Il centro ed il Nord del Paese, in prossimità dei confini con il Burkina Faso ed il Niger, essendo poco controllati, continuano ad essere le aree maggiormente interessate dalle attività terroristiche. Secondo il Country Report on Terrorism 2017 del governo americano, le autorità del Mali continuano ad aumentare gli sforzi nella lotta contro il terrorismo. Le autorità di Bamako si appoggiano soprattutto all’aiuto della missione Onu, la UN Multidimensional Integrated Stabilization Mission (MINUSMA), e delle forze francesi per assicurare la stabilità nella regione, minacciata dai continui attacchi terroristici. Nell’ambito della MINUSMA, le Nazioni Unite hanno dispiegato circa 12.000 unità tra polizia ed esercito. Si tratta della missione più pericolosa tra tutte le quelle dei caschi blu. L’iniziativa è stata creata con la Risoluzione 2100 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il 25 aprile 2013, con l’obiettivo di fornire sostegno al processo di transizione politica e stabilizzazione nel Paese.

Fonte: Sicurezzainternazionale.it

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