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Usa, corporate tax al 10%

Usa, corporate tax al 10%

Per sconfiggere il turismo fiscale delle multinazionali che spostano all'estero le proprie sedi per versare meno tasse, gli Stati Uniti d'America

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Per sconfiggere il turismo fiscale delle multinazionali che spostano all’estero le proprie sedi per versare meno tasse, gli Stati Uniti d’America puntano sulla riduzione della corporate tax (tassa sull’impresa) attualmente pari al 35% a un 10% della proposta Trump. Questo in sintesi quanto emerge dal report pubblicato ieri dall’Institute on taxation and economic policy (Itep). Per incoraggiare le multinazionali a riportare in patria i capitali esteri sono state avanzate, dunque, diverse proposte che puntano tutte sull’applicazione di una tassa sull’impresa pari al 20%. Il neoeletto presidente Donald Trump ha però deciso di alzare la posta in gioco proponendo che, alle grandi corporate sia applicata una tassa del 10% sul totale del capitale rimpatriato. Ciò significa che le multinazionali godrebbero di uno sconto fiscale sulla ricchezza, riportata in patria, del 70%. Se una società detiene 124 miliardi di dollari all’estero, sarebbe soggetta a tasse per 39,3 miliardi di dollari (con una corporate tax del 35%). Se invece, venisse applicato il piano fiscale di Trump, la multinazionale dovrà pagare 11,3 miliardi di dollari al fisco americano, con un risparmio, dunque, del 70% sulle tasse dovute.

Il problema dell’evasione fiscale delle multinazionali statunitensi, nasce dal «tax code» americano (regole fiscali) che consente alle corporate di rinviare a tempo indeterminato il pagamento delle tasse sui redditi prodotti all’estero, purché questi non rientrino in patria. Le più grandi multinazionali americane, in più occasioni, hanno anche dichiarato di «essere state costrette a usare questi strumenti fiscali, perché le tasse in patria sono troppo elevate» (corporate tax pari al 35%).

Entrando, dunque, nel merito della proposta di Trump, l’Itep ha analizzato le dieci maggiori multinazionali americane e quanto queste guadagnerebbero se la proposta di Trump venisse approvata (Apple, Microsoft, Oracle, Citigroup, Amgen, Qualcomm, Gilead Sciences, J.P Morgan Chase & Co, Goldman Sachs Group e Bank of America Corp). La multinazionale che godrebbe dei maggiori benefici sarebbe la Apple perché i capitali detenuti nei centri offshore sono pari a 216 miliardi di dollari, rimpatriando il reddito la società dovrebbe pagare una corporate tax del 35% pari a 67,3 miliardi di dollari, ma con la proposta di Trump la multinazionale pagherebbe 19 miliardi, risparmiando così, 48,1 miliardi di dollari. Su un totale di dieci società il report stima, dunque, che con una tassazione del 35% il governo americano metterebbe nelle casse dello stato un incasso teorico, in quanto le multinazionali versano le tasse all’estero, di 182,8 miliardi, con la proposta di Trump l’incasso da portare nei confini nazionali sarebbe di 52,1 miliardi di dollari.

italiaoggi.it

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