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Biolaghi e biopiscine: la nuova frontiera della balneazione a basso impatto ambientale

Biolaghi e biopiscine: la nuova frontiera della balneazione a basso impatto ambientale

I laghi artificiali sono l’ elemento acquatico utilizzato nei parchi e nei giardini sin dagli albori della storia dell’architettura, realizzati sia pe

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hotels_012-01I laghi artificiali sono l’ elemento acquatico utilizzato nei parchi e nei giardini sin dagli albori della storia dell’architettura, realizzati sia per l’effetto estetico dello specchio d’acqua, sia per la coltivazione di piante acquatiche e per l’allevamento di pesci d’acqua dolce. In epoche successive si diffuse l’utilizzo dei giochi d’acqua, fontane e vasche per dare la possibilità a chi si trovava nel giardino di godere dell’interazione diretta con l’ acqua. In tempi recenti si è invece sviluppata la tendenza ad integrare gli elementi acquatici nell’ambiente circostante, preferendo i cosiddetti biolaghi ai normali laghetti artificiali e alle classiche piscine, per dar modo di ampliare a 360 gradi i benefici derivanti da un invaso d’acqua presente in un’area verde.

I biolaghi, o ecolaghi, sono delle strutture atte alla balneazione che non abbisognano di trattamenti chimici per mantenere l’acqua pulita perchè sfruttano le caratteristiche dell’ ecosistema autonomo di un lago naturale garantendo un minor impatto ambientale rispetto ad una tradizionale piscina, soprattutto dal punto di vista di integrazione con il paesaggio.

 

La biopiscina (in inglese natural pool) è l’evoluzione del biolago, con differenze sostanziali per quanto riguarda la progettazione e il design che risultano essere più orientati verso il comfort per la balneazione, includendo zone di relax dentro e fuori dall’acqua con l’utilizzo di materiali naturali che al contempo perseguono l’estetica delle forme. Una definizione di biopiscina recita così:

“[…] La biopiscina è un corpo d’acqua impermeabilizzato verso il suolo e non disinfettato chimicamente, costruito per la balneazione. La costante qualità del acqua balneabile è garantita esclusivamente attraverso un trattamento biologico e/o meccanico.

La depurazione delle acque tramite metodi biologici avviene infatti grazie alle attività fisiologiche delle piante e dello zooplancton, in grado di purificare l’acqua dalle impurità attraverso l’ assorbimento delle sostanze contaminanti, sottraendole alle alghe che altrimenti colonizzerebbero lo specchio d’acqua. Inoltre l’attività biologica della vegetazione sommersa aiuta a mantenere l’acqua ben ossigenata e ad evitare la formazione di mucillagini e le proliferazioni batteriche. Nelle biopiscine di piccole dimensioni, dove l’acqua tenderebbe a ristagnare, si rende necessario affiancare la vegetazione ad un sistema di pompe meccaniche che permettano all’acqua di circolare attraverso il fondale (composto da ghiaia e sabbia di diversa granulometria), che la filtra e la purifica dalle impurità e dagli agenti inquinanti senza l’utilizzo di sostanze chimiche, grazie allo flora batterica benefica che evita la formazione di anti estetici fanghi sul fondo della biopiscina.

Questi sistemi di fitodepurazione evitano l’utilizzo di composti chimici come il cloro (economico ma aggressivo su pelle e mucose) o il bromo che, seppur più costoso, è inodore e meno aggressivo dal punto di vista dermatologico. L’ eliminazione di questi elementi dalla propria piscina non diminuisce
solamente l’ inquinamento da sostanze
chimiche immesse nell’ambiente, ma si traduce anche in un significativo risparmio economico nella gestione di uno specchio d’acqua. L’ acqua viene inoltre continuamente fatta fluire dall’area balneabile all’area di depurazione, riducendo in questo modo la necessità di apporti provenienti dalle falde o dall’acquedotto per mantenere un adeguato livello idrico.

L’efficacia di questo metodo di filtraggio che sfrutta l’ecosistema di un lago naturale è stato dimostrato da uno studio condotto dall’ Università di Siena, attraverso l’ immissione in un laghetto balneabile di vari agenti patogeni in soluzione liquida. L’ analisi ha permesso di constatare che:

  • subito dopo l’immissione degli organismi, la carica batterica nel lago era altissima;
  • dopo 24 ore, il prelievo evidenziava una forte riduzione della carica batterica nociva;
  • dopo 90 ore, la popolazione di batteri nocivi era stata quasi totalmente debellata dall’ecosistema acquatico.

L’esperimento, tra l’altro, è stato svolto nel periodo autunnale in cui l’attività fitodepurativa è generalmente ridotta.

Le piante utili alla depurazione dell’acqua svolgono anche un grande effetto estetico, poiché oltre alle piante sommerse, come Myriophyllum spicatum, Eleodea densa e Ceratophyllum demersum, utili alla produzione di ossigeno, sono spesso presenti anche le piante da superficie, come le ninfee, la Pistia stratiotes, i gigli acquatici e lecanne palustri, che con il loro sviluppo aiutano a rimuovere l’azoto in eccesso dal sistema tramite l’asportazione del materiale vegetale in eccesso.

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