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Sileoni:” C’è una tassa occulta del 3,1% sui conti correnti.”

Il segretario generale della Fabi ha spiegato che l'inflazione pesa 35 milioni l'anno sulle tasche delle famiglie perché gli stipendi non vengono adeguati al rincaro della vita. E se il costo delle materie prime correrà ancora, il rischio è che si fermi l'economia e i mutui vadano in sofferenza

Sileoni:” C’è una tassa occulta del 3,1% sui conti correnti.”

"Senza una robusta crescita economica e, quindi, senza un aumento delle retribuzioni, sui 1.143 miliardi di euro lasciati dalle famiglie sui conti cor

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“Senza una robusta crescita economica e, quindi, senza un aumento delle retribuzioni, sui 1.143 miliardi di euro lasciati dalle famiglie sui conti correnti bancari pesa, di fatto, una tassa occulta di circa 35 miliardi annui, pari al 3,1% di inflazione, il livello registrato a ottobre in Italia”. Lo ha spiegato questa mattina il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, intervistato durante la trasmissione Mattino Cinque in onda su Canale 5.

Secondo il segretario generale della Fabi, “l’aumento di fatto dei tassi di interesse, innescato dalla corsa dell’inflazione, potrebbe rappresentare un problema per i mutui”. Ed ecco perché Sileoni ha avanzato una proposta al presidente del consiglio, Mario Draghi, affinché, assieme al presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, appena designato per un altro mandato, “possa trovare una soluzione volta a porre un tetto, per un anno, sui tassi di interessi praticati dalle banche sui prestiti per la casa. Draghi conosce perfettamente il settore bancario e, se metterà attorno al tavolo, gli amministratori delegati dei principali gruppi bancari italiani, troverà certamente una strada per aiutare le famiglie”, ha concluso Sileoni.

Ieri la Bce ha spiegato, nel suo ultimo Financial Stability Review, che la situazione debitoria dei Paesi dell’Eurozona ha beneficiato della ripresa e delle condizioni di finanziamento favorevoli.  Tuttavia “se i costi di finanziamento dovessero salire e la crescita economica risultasse inferiore alle aspettative, ciò potrebbe mettere la dinamica del debito sovrano in una traiettoria sfavorevole, specie nei Paesi a più alto debito, e contribuire a una certa rivalutazione del rischio sovrano da parte dei mercati”.

Secondo il documento, “anche se questi eventi, in particolare il ritorno del differenziale interesse-crescita alla media storica, non hanno un’alta probabilità, è bene continui il monitoraggio dei rischi”. Il tema è che, se la fiammata dei prezzi delle materie prime continua a questi ritmi (il gas europeo oggi scambia attorno a 92 euro, sei volte il valore di dodici mesi fa, era a 15 euro), l’inflazione avrà ancora fiato per correre finché rischierà di frenare la ripresa se non addirittura soffocarla. E non a caso gli Usa stanno concertando con Cina, Giappone e India e Corea del Sud di rilasciare riserve strategiche di petrolio sul mercato per calmierare il valore del greggio, raddoppiato nel giro dell’ultimo anno.

Christine Lagarde, governatore della Bce, ha detto un paio di giorni fa che vede l’inflazione ancora alta per i prossimi mesi ma destinata a rientrare sotto il target fissato da Francoforte al 2% in tempi medi. Questo perché, secondo Lagarde, “l’inflazione modererà il passo l’anno prossimo, ma il tempo in cui avverrà sarà più lungo rispetto a quanto inizialmente previsto”. Aggiungendo che “con la ripresa che continuerà e le strozzature della catena dell’offerta che si smorzeranno, possiamo aspettarci che le pressioni sui prezzi dei beni e servizi si normalizzeranno. Ci sono indicazioni di un calo notevole dei prezzi energetici nel primo semestre del 2022. La durata dei limiti all’offerta rimane tuttavia incerta ed è probabile che persista per diversi mesi, per poi rallentare in modo graduale nel corso del prossimo anno”, ha concluso Lagarde.

Fonte: Milanofinanza.it

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