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Arte e finanza, cambia il modo di fare consulenza

Arte e finanza, cambia il modo di fare consulenza

Con la crisi economica ecco che cambiano anche gli investimenti finanziari e tornano quelli che sono considerati "beni rifugio". L'arte pur essendo co

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80161Con la crisi economica ecco che cambiano anche gli investimenti finanziari e tornano quelli che sono considerati “beni rifugio”. L’arte pur essendo considerata un investimento “volatile” si rafforza nel portafoglio del cliente del private banker – In arrivo ArtLab, nuova startup.

Sono ormai trascorsi molti anni da quando ilmercato dell’arte era la composizione e la sintesi degli attori del sistema dell’arte, gallerie, critici, mercanti, fiere, mercanti, case d’asta. Poi piano piano a fare la parte del leone sono rimaste soprattutto le case d’asta, seguite dalle grandi gallerie internazionali e fiere specialistiche e blasonate, meglio se a Basilea, Parigi, Londra, Dubai o Miami. In secondo piano i consulenti – ossia gli art advisor – e i procuratori sparsi per il mondo e a caccia di “capolavori” per un committente istituzionale o fondi d’investimento in arte.

Anche la sezione arte per le banche meglio se “private” sta cambiando pelle, l’art advisory non si presenta più come un servizio di pura fidelizzazione del cliente – diciamo pure tanto per dare un servizio completo – ma qualcosa di più “composto”. Ci si è resi conto che con le nuove piattaforme che servono a gestire il patrimonio di un cliente, forse sarebbe utile inserire anche quello artistico e magari arrivare anche a quello immobiliare. Per ora il confronto è ancora legato ai database forniti da Artprice o Artnet.

Nel contempo le strutture già esistenti sono già molto funzionali – vedi Banca Aletti – che da anni si occupa con grande professionalità nel seguire qualsiasi cliente dimostri interesse per l’arte, valorizzando ciò che possiede o ottimizzare un investimento scelto per “passione”.

Un’ottima riflessione a riguardo la troviamo nel volume “L’Art Advisory nel Private Banking” a cura di Mariacristina Ragazzoni e Bruno Zanaboni (AIPB editrice), a proposito si legge che «L’arte può rappresentare una valida opzione di investimento per chi desidera diversificare il proprio portafoglio e contenerne il rischio, coltivando al tempo stesso una passione o un’attitudine collezionistica e soddisfacendo un piacere e un gusto estetico non necessariamente legati alla dimensione del profitto» (A. Guerrini).
Quest’opera presenta nella sua interezza il mondo dell’art advisory bancario e quindi il complesso degli operatori e professionisti che contribuiscono a rendere unico questo settore in continua evoluzione. Le principali banche private che offrono questo servizio raccontano in prima persona il proprio modello al fine di valorizzare un asset che spesso non viene associato a un buon investimento. Questo manuale omni comprensivo intende smentire questo credo comune, radunando l’intera comunità di specialisti che operano nel mercato dell’arte e che analizzano con la propria esperienza tutte le fasi del ciclo di vita dell’investimento in arte, dall’acquisizione alla trasmissione, ai profili normativi e fiscali. Non mancano una serie di testimonianze, approfondimenti e ricerche di mercato che rendono quest’opera unica e ricca di contenuti”.

Ora, allo scopo di avere una giusta fotografia del momento, è utile fare una distinzione fra lo scenario “arte” italiano e quello internazionale, in quanto oggi con la crisi economico-finanziaria ha portato le persone ad investire in maniera diversa, molto più attenta e prediligendo in primis l’arte moderna e contemporanea internazionale. In questo segmento, e con le precedenti considerazioni, gli scambi e gli investimenti sono diventati molto più veloci di prima, ma ciò comporta maggiore attenzione al rischio. Mentre per l’arte antica i rischi sul lungo termine sono inferiori. Perciò possiamo dire che la crisi sta favorendo l’arte contemporanea a discapito di quella antica, che però trova maggiore collocazione – anche come fattore di equilibrio – in fondi di investimento con un portafoglio differenziato.

Questa tendenza a preferire l’arte contemporanea, consente all’advisor di porre l’investimento al pari di quello finanziario, perchè non si tratterà più di un servizio di fidelizzazione come lo era prima, ma di un vero e proprio asset da gestire con la stessa attenzione di quelli finanziari, solo con metodologie e diverse forme di valutazione. E verosimilmente tutto, dentro ad un unica piattaforma informatica, che in tempo reale consentirà di vendere o comperare. Non escludo che ci possano essere – anche a breve – altri servizi complementari di supporto online. A riguardo afferma Alessandro Minello, Università Ca’ Foscari/EconLab “Il mercato dell’arte entra nell’era big data, dove si possono sperimentare algoritmi evoluti di integrazione di dati e informazioni riferiti ad una realtà vie più complessa”.

Ecco allora l’importanza che tutto questo necessiterà ancora di più del supporto di Art Advisor capaci di tradurre la loro conoscenza artistica e professionale, intersecando dati e indici con i fattori emotivi o sociali, che comunque influenzeranno sempre il mondo del mercato dell’arte.

A tal proposito é già stata avviata una nuova start up che sta lavorando in questo senso, che prevede la realizzazione di uno strumento di analisi finanziaria per il mondo dell’Art Advisory…ma per la sicurezza informatica si conosce solo il nome “ArtLAB”, il resto è ancora tutto top secret.

fonte

firstonline.info

 

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