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Smart city: promosse Milano e Bologna

Metà degli italiani sa cosa sono e sarebbe disposta a pagare 150 euro all'anno per rendere più intelligente la propria città

Smart city: promosse Milano e Bologna

È una riga invisibile che divide in due l'Italia a metà del centro, tra Firenze e Roma. Secondo un sondaggio condotto da Pepe Research per conto di In

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È una riga invisibile che divide in due l’Italia a metà del centro, tra Firenze e Roma. Secondo un sondaggio condotto da Pepe Research per conto di Intel Italia, gli italiani considerano “smart city di riferimento” Milano, Bologna, Padova, Firenze e Torino. Poi, si tira una riga e con l’eccezione di Genova le altre cinque sono città del sud: Bari, Catania, Napoli e infine Roma, in ultima posizione con la stima più bassa. La situazione sostanzialmente non cambia neanche se si chiede agli italiani come si immaginano la situazione tra dieci anni: Milano sempre in testa, Roma sempre ultima in classifica. Migliora solo Genova, che passa dalla nona alla settima posizione.

Il sondaggio di Pepe Research è uno specchio della percezione e fruizione delle smart city nel nostro Paese. Poco più della metà degli italiani intervistati (51%) sanno cosa sia una smart city mentre l’altra metà non la conosce o l’ha sentita solo nominare senza sapere cosa significhi. Eppure, secondo Intel, come spiega Andrea Tolgo, responsabile Internet of Things per l’area Emea dell’azienda, le smart city sono fondamentali: “Sono l’insieme delle tecnologie che consentono di migliorare la sostenibilità delle città riducendo il traffico e i consumi, aumentando la sicurezza delle persone e migliorando in generale la gestione della città in modo dinamico. Per le persone è un modo con il quale vivere meglio la città e per gli amministratori un modo per fare più efficienza con costi minori”.

Infatti, le smart city sono il futuro: tutti i grandi studi internazionali indicano che proprio le città intelligenti saranno la risposta alla urbanizzazione dell’umanità nei prossimi trent’anni. “Le città moderne – dice Togo – crescono rapidamente, con un 55% della popolazione mondiale che vive in una città e una crescita prevista del 13% entro il 2050. Le città vivono la sfida di fornire servizi di migliore qualità e più sostenibili, di migliorare la sicurezza pubblica, di affrontare problematiche ambientali e di promuovere l’economia locale. Per ottenere tutto questo si guarda a soluzioni tecnologiche”.

L’attesa degli italiani sul tema smart city è elevata, secondo Pepe Research: Elena Salvi, partner della società di ricerca, dice infatti che, nonostante solo la metà degli italiani conoscano l’idea di smart city, questa evoca immagini di tecnologia, innovazione, ecologia e sostenibilità. Rimane però il divario enorme tra Nord e Sud che passa attraverso il centro Italia.

Tuttavia, l’opportunità non andrebbe sottovalutata: per la prima volta per i dipendenti di molti settori e per molti lavoratori autonomi è possibile lavorare ovunque grazie alla connessione. Il 79% delle persone in Italia secondo la ricerca apprezza lo smart working, che però deve essere migliorato: la smart city potrebbe essere parte della risposta per ribilanciare il rapporto vita-lavoro.
Infatti, vivere in una smart city, secondo i risultati della ricerca, è un fattore di attrazione e di potenziale stabilità all’interno della propria regione. Sebbene solo il 13% degli italiani pensi di vivere in una smart city attualmente, il 68% è convinto che la propria città diventerà smart nei prossimi 10 anni.

Inoltre, l’87% del campione ha dichiarato che si trasferirebbe in una smart city nel raggio di mezz’ora dalla propria abitazione; il 68% è preparato a sostenere un maggiore costo della vita in cambio dei vantaggi di vivere in una smart city. Ovvero, se le smart city fossero sviluppate in tutta Italia questo aiuterebbe ad esempio chi vive al sud a non lasciare la città di origine per trasferirsi al nord in una città dove ci sono più opportunità di lavoro. La smart city, insomma, come freno per lo spostamento in cerca di lavoro all’interno del Paese.
In ogni caso, secondo la ricerca, l’elemento più importante (25% delle risposte) è quello dell’ambiente e della sostenibilità: le smart city secondo gli italiani intervistati sono una opportunità per fare qualcosa per l’ambiente e per migliorare la qualità della vita. Sono i giovani i più interessati (51%) nonostante molti servizi sarebbero a misura di anziano (solo al 23%).
Si dice infine che la nascita delle smart city possa far perdere posti di lavoro. Il problema indubbiamente esiste e le soluzioni sono nella trasformazione e riqualificazione dei lavoratori. Secondo Tolgo i rischi ci sono ma ci sono anche nuove opportunità perché servono nuove figure professionali: scienziati dei dati, esperti di intelligenza artificiale e programmatori.
Nel futuro le città intelligenti offriranno più connettività, la possibilità di realizzare forme di mobilità autonoma e servizi per non dover andare in ufficio, spingendo il 68% degli italiani a investire di più (pagando fino a 150 euro all’anno in più di tasse) per rendere la propria città più “smart”.

Fonte: Repubblica.it

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