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Ora l’ Ue apre al nucleare

Al Commissario del Green deal Timmermans il compito di preparare la strada al documento Ue sulla tassonomia: sì all'atomo e al gas come fonti di transizione

Ora l’ Ue apre al nucleare

Solo un anno fa, il commissario europeo al Green deal Frans Timmermans avvertiva sui rischi legati al nucleare. Energia pulita, sì, diceva l’olandese,

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Solo un anno fa, il commissario europeo al Green deal Frans Timmermans avvertiva sui rischi legati al nucleare. Energia pulita, sì, diceva l’olandese, a zero emissioni di Co2, ma fonte che produce anche tante scorie, almeno nelle tecnologie più tradizionali, tuttora in uso nei 13 paesi membri dell’Ue che hanno reattori nucleari in funzione. Oggi è proprio Timmermans, colui che fin dalla campagna elettorale per le europee ha tenuto alta la bandiera ambientalista, a dire ciò che la Commissione ancora non dice. E cioè che a fine anno, quando Palazzo Berlaymont rilascerà l’atteso documento sulla tassonomia, sorta di guida europea alle fonti di energia ‘green’, il nucleare sarà incluso, così come anche il gas, almeno come fonti di transizione nel passaggio dai fossili alle rinnovabili.

“Sapevamo fin dall’inizio che l’energia nucleare è qualcosa che gli Stati membri scelgono – sono le parole di Timmermans in un’intervista a La Stampa e altri quotidiani europei – Sosterremo ogni Stato membro che deciderà di procedere con il nucleare. È nostro compito, è previsto dai trattati”. Il commissario sottolinea comunque le controindicazioni, a partire dalla produzione di “scorie”, mentre “dovremmo muoverci in direzione di energie che non producano rifiuti, quindi il nucleare non è proprio verde”. E poi “i rischi” in caso di incidente, come insegnano i disastri di Fukushima o Cernobyl. Infine “c’è la questione dei costi”: mentre quello “delle rinnovabili sta diminuendo”, dice Timmermans, per “quello del nucleare c’è la possibilità che addirittura aumenti”.

Ma non è un caso che sia proprio il commissario ‘più green’ ad aprire al nucleare e dunque a preparare il terreno all’annuncio della Commissione. Si tratta di aprire il varco allo sdoganamento di una fonte di energia che trova molta opposizione sociale anche in Germania, per dire. E poi, come fanno notare fonti Ue, proprio Timmermans è stato il bersaglio dei primi attacchi sui costi della transizione ecologica, quando i prezzi delle bollette hanno cominciato a schizzare in alto in tutti i paesi membri. Il commissario del ‘Green deal’ ha dovuto rispondere in prima persona alle accuse, finanche davanti al Parlamento Europeo. Non gli è bastato ribattere citando il fondo sociale creato dalla Commissione per sostenere le classi meno agiate (72,2 miliardi di euro). Ora gli tocca aprire al nucleare.

Perché, oltre alla Francia, da sempre capofila di questa richiesta, lo chiedono anche altri paesi europei: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania. Con Parigi, questi Stati membri hanno scritto alla Commissione a metà ottobre per chiedere appunto di includere il nucleare tra le fonti di energia pulita da poter usare nella transizione verso la neutralità climatica. Al Consiglio dei ministri dell’energia, il 26 ottobre scorso a Lussemburgo, i paesi favorevoli al nucleare sono diventati 12. Quasi mezza Ue.

A Bruxelles circola la bozza di un documento della Commissione Europea, in vista della fatidica decisione sulla tassonomia. Secondo il sito Euroactive, il testo sarebbe il lasciapassare sia per il gas, a patto che le centrali non emettano più di 100 grammi di Co2 per kilowattora, che per l’atomo, a patto che chi lo usa per produrre energia abbia anche i depositi per le scorie (questione irrisolta in Italia, dove non c’è un deposito unico nemmeno per le vecchie scorie lasciate in eredità da un’altra era, quella precedente al referendum del no al nucleare del 1987).   “Spesso le argomentazioni di entrambe le parti, di chi si dichiara favorevole e di chi si dichiara contrario, sono basate sulle emozioni – continua Timmermans sul nucleare – Per cui occorre razionalizzare il dibattito e mi auguro che chi deciderà di andare avanti col nucleare lo faccia sulla base di scelte razionali e dopo aver fatto bene i calcoli”.

Alla COp26 di Glasgow, anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha aperto al nucleare. E l’ha fatto anche lo stesso Mario Draghi, appena arrivato in Scozia dopo il G20 di Roma. “Dobbiamo accelerare l’innovazione tecnologica nel campo delle energie rinnovabili, in particolare sviluppando nuove batterie, andando oltre l’attuale tecnologia al litio”, sono le parole del premier, ma “nel lungo termine, dobbiamo esserne consapevoli, le energie rinnovabili potrebbero avere dei limiti, potrebbero non essere sufficienti per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci siamo dati per il 2030 e il 2050. Quindi, dobbiamo iniziare ora a sviluppare alternative, perché diverranno fruibili solo in alcuni anni”.

La strada sembra aperta, sebbene ci sia ancora discussione sulla tassonomia a Bruxelles. Tuttavia le voci contrarie al nucleare sembrano via via più deboli. Anche quelle di chi invitava a usare la nuova guida come manuale per le energie ‘verdi’, non per quelle della transizione.

Fonte: Huffingtonpost.it

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