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Eurozona: azionisti banche a dieta di cedole per tutto il 2020. Bce teme credit crunch

Le banche dell’area euro hanno i mezzi per far fronte a una seconda ondata di coronavirus, ma le autorità devono essere pronte a intervenire per prevenire un credit crunch.

Eurozona: azionisti banche a dieta di cedole per tutto il 2020. Bce teme credit crunch

Parola della Bce, che oggi ha confermato le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, relative a una probabile proroga dello stop alla distribuzione

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Parola della Bce, che oggi ha confermato le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, relative a una probabile proroga dello stop alla distribuzione di dividendi da parte del settore.

Così, di fatto, sarà: gli azionisti delle banche dell’Eurozona dovranno rimanere a bocca asciutta ancora per un altro po’ di tempo, in sintesi per tutto il 2020.

La sospensione delle cedole era stata decisa a marzo, nella situazione di grave emergenza scatenata dall’esplosione della pandemia COVID-19. La Bce aveva deciso di raccomandare agli istituti di congelare l’erogazione dei dividendi ed eventuali operazioni di buyback pianificate fino al prossimo 1° ottobre.

Invece, la paura del credit crunch e la necessità di assicurare che le risorse delle banche vadano a sostenere in primis l’economia reale, dunque aziende e famiglie, hanno portato la banca centrale ad auspicare lo stop fino al prossimo 1° gennaio del 2021.

Altra raccomandazione: le banche usino una “moderazione estrema” anche nell’erogazione dei bonus.
La Bce ha fatto però anche alcune concessioni al settore, che potrà – stando a quanto reso noto – non rispettare il minimo richiesto di capitali e di cuscinetti di liquidità da detenere, fino alla fine del prossimo anno.
“Tutte le nostre misure di supervisione e tutti i nostri interventi continuano e continueranno ad assicurare che il settore bancario rimanga resiliente e sostenga la ripresa economica attraverso una offerta adeguata di credito”, ha commentato il responsabile della supervisione bancaria della Bce, Andrea Enria, stando a quanto riportato da Reuters.

La Bce ha comunicato anche i risultati della sua “analisi di vulnerabilità”: dallo scenario di base, che prevede che le misure di contenimento-lockdown rimangano attive fino alla metà del 2021, è emerso che le banche assisterebbero a un deterioramento del loro Core Equity Tier 1 Capital ratio di 1,9 punti percentuali circa, al 12,6%, entro la fine del 2022.

Dal worst case scenario, che prevede una forte recrudescenza del coronavirus, risulta un deterioramento del ratio di capitale pari a ben -5,7%, all’8,8%, e nello stesso arco temporale preso in considerazione.
Sulla base di queste cifre, Enria ha sottolineato che “le autorità devono essere pronte a varare misure aggiuntive, in caso di ulteriore peggioramento della situazione economica”.

Occhio intanto alle dichiarazioni che sono state proferite oggi da Fabrizio Balassone, responsabile del servizio struttura economica di Bankitalia, in audizione presso le commissioni quinta del Senato e quinta della Camera.

“In uno scenario di base caratterizzato da assenza di nuovi rilevanti focolai epidemici, tali valutazioni prefigurano una caduta del Pil (italiano) del 9,5% nella media del 2020, interamente dovuta alla contrazione registrata nella prima parte dell’anno, e una ripresa parziale nel biennio successivo, del 4,8% nel 2021 e del 2,4 nel 2022″.
Bankitalia ha parlato di segnali di miglioramento dell’economia, che si sono manifestati a partire dal mese di maggio:

“La flessione del Pil già forte nel primo trimestre, si è accentuata nel secondo trimestre, riflettendo l’andamento sfavorevole di aprile. A partire da maggio ci sono segnali di miglioramento, ancora parziali. Valutiamo che il recupero proseguirà a giugno, anche se l’attività rimane inferiore del 20% a prima del diffondersi dell’epidemia”.

Fonte : www.finanzaonline.com

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