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I ritardi digitali dell’ Ue

Secondo un rapporto di Public First (e commissionato da Amazon) l’Unione europea raggiungerà gli obiettivi digitali al 2030 con dieci anni di ritardo. Tutti i dettagli

I ritardi digitali dell’ Ue

Stando a un rapporto della società di consulenza Public First commissionato da Amazon Web Services, azienda del gruppo Amazon che si occupa di cloud,

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Stando a un rapporto della società di consulenza Public First commissionato da Amazon Web Services, azienda del gruppo Amazon che si occupa di cloud, l’Unione europea rischia di raggiungere gli obiettivi del piano Digital Decade con dieci anni di ritardo. A meno che i governi nazionali non si concentrino maggiormente sulla diffusione delle competenze digitali tra le popolazioni.

COS’È DIGITAL DECADE

Digital Decade è il programma della Commissione europea per la transizione digitale: è stato presentato nel 2021 e prevede che, entro il 2030, l’80 per cento della popolazione dell’Unione acquisisca competenze digitali di base, che la connettività 5G sia disponibile ovunque, che i servizi pubblici vengano resi interamente disponibili online e che il 75 per cento delle aziende europee utilizzino servizi di cloud per la gestione dei dati.

RITARDO E VALORE ECONOMICO GENERABILE

Stando al rapporto di Public First, però, questi target verranno raggiunti soltanto nel 2040, dieci anni dopo. Nel documento si legge che l’Unione europea potrà generare, grazie a Digital Decade, valore economico per 1,3 trilioni di euro entro il 2030. Ma se il processo di digitalizzazione dovesse venire accelerato, si potrebbero aggiungere altri 1,5 trilioni in benefici aggiuntivi entro la fine del decennio.

Le proiezioni di Public First.

In totale, dunque, gli obiettivi di Digital Decade permetterebbe di “sbloccare” valore economico per 2,8 trilioni di euro, un valore equivalente al 21 per cento dell’attuale economia europea. La maggior parte (il 55 per cento) di questo valore dipenderà dal cloud computing.

I PAESI STUDIATI

Per realizzare lo studio, Public First ha intervistato 6500 consumatori e 7000 imprese in nove paesi membri dell’Unione: Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Svezia.

COSA HA DETTO AMAZON WEB SERVICES

Tanuja Randery, manager di Amazon Web Services – che ha commissionato il rapporto e che è interessata, dato il suo business, ad attirare l’attenzione dei policymaker sulla questione digitale -, ha detto a Reuters che “il più grande ostacolo che abbiamo sentito dai nostri clienti e che abbiamo riscontrato anche in questo rapporto è la mancanza di competenze digitali”. L’utilizzo di servizi di cloud computing dovrebbe rafforzare la competitività delle imprese e dunque stimolare la crescita; molte società, come la stessa Amazon Web Services (anche nota come AWS), stanno offrendo corsi gratuiti di formazione sul cloud per diffondere competenze.

DIFFONDERE LE COMPETENZE DIGITALI

Secondo Public First non è importante solo aumentare il numero degli specialisti ICT (la sigla sta per tecnologie dell’informazione e della comunicazione), ma anche allargare la diffusione delle digital skills tra i lavoratori non specializzati. Altrimenti “sarà difficile raggiungere l’obiettivo dell’Unione europea di 20 milioni di specialisti ICT entro il 2030 senza migliorare l’inclusione”.

Stando al rapporto, tuttavia, solo il 61 per cento della popolazione europea possederà competenze digitali di base entro il 2030, molto meno rispetto alla quota prevista dal target, l’81 per cento. Public First consiglia allora alle autorità europee di mettere a punto dei piani per stimolare l’adozione di sistemi cloud e di intelligenza artificiale da parte delle imprese, e per aumentare i finanziamenti pubblici alla ricerca.

TROPPE POCHE IMPRESE DIGITALIZZATE

Il report dice che la maggior parte delle aziende non si sono dotate di sistemi digitali e che c’è carenza di lavoratori qualificati sul digitale: questa condizione rischia di far lievitare i costi operativi delle imprese e di rallentare la crescita economica complessiva.

GLI UNICORNI EUROPEI

D’altra parte, nel 2021 erano più di duecento gli unicorni (ossia le startup non quotate la cui valutazione di mercato supera il miliardo di dollari) nell’Unione europea. Secondo Public First, il blocco riuscirà a raddoppiarne il numero entro il 2030.

Fonte: Startmag.it

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