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Brexit e budget UE: la quota del Regno Unito rischia di ricadere su chi resta nell’Unione

Brexit e budget UE: la quota del Regno Unito rischia di ricadere su chi resta nell’Unione

Tra i tanti temi che i negoziatori britannici e dell’Unione europea dovranno affrontare a partire dal marzo 2017 uno in particolare è di interesse

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Tra i tanti temi che i negoziatori britannici e dell’Unione europea dovranno affrontare a partire dal marzo 2017 uno in particolare è di interesse centrale per il funzionamento dell’UE e l’economia dei Paesi che restano all’interno dell’Unione. Il Regno Unito, così come tutti gli altri Paesi dell’UE, contribuisce al budget europeo con una quota di risorse da versare nelle casse dell’Unione. La vittoria della Brexit al referendum del 23 giugno scorso e l’imminente (in un paio d’anni) uscita del Regno Unito dall’UE pongono pesanti interrogativi sulle modalità con cui nel futuro si calcoleranno le quote dei singoli Paesi. Il Regno Unito continuerà a versare la sua quota al bilancio UE? E in che misura? E con quanti soldi l’Unione dovrà finanziare le politiche britanniche?

E soprattutto: se il Regno Unito dovesse sospendere i versamenti all’UE in base ai nuovi accordi, chi pagherà al suo posto? Il rischio è che la quota mancante di risorse, di circa 11 miliardi di euro l’anno debba essere spalmata sulle quote chieste a coloro che restano nell’Unione. La spartizione dei costi e delle spese del budget europeo è già un argomento molto delicato, spesso oggetto di minacce di veti da parte dei membri, e di forte polemiche. La Brexit con l’uscita del Regno Unito non farà altro che alzare i toni e rendere la partita ancora più feroce.

Budget UE: come funziona

Il bilancio dell’Unione europea si basa un quadro finanziario pluriennale che stabilisce quante risorse dovranno essere spese e per cosa: l’ultimo bilancio approvato è quello degli anni 2014-2020. Ogni anno però gli organi politici dell’Unione Europea devono mettere a punto un bilancio annuale che rispetti i paletti fissati dal quadro finanziario pluriennale di riferimento.

L’iter è il seguente: la Commissione Europea propone un bilancio annuale, i governi dei paesi membri (che partecipano al Consiglio UE) e i deputati al Parlamento europeo discutono e approvano la proposta, che diventa il bilancio dell’anno successivo.

La ripartizione di costi e finanziamenti è fatta sulla base della salute economica dei vari Paesi membri. Chi è economicamente più forte darà un contributo maggiore per aiutare coloro che sono in difficoltà. Accade quindi che alcuni Paesi versino una quota importante di risorse per il budget UE e ricevano in cambio finanziamenti molti inferiori. Al contrario, altri Paesi ricevono molto più di quanto versano. Questo processo ha sempre generato conflitti e tensioni all’interno dell’Unione europea.

Il budget UE 2015

Come spiega il sito dell’Unione, il bilancio annuale “ammonta a 145 miliardi di euro nel 2015: una somma ingente in termini assoluti, ma pari solo all’1% della ricchezza annuale generata dai paesi UE”.

Secondo quanto stabilito dal documento la parte principale del bilancio serve a sostenere la crescita e l’occupazione e una percentuale significativa va all’agricoltura e allo sviluppo rurale, secondo questa suddivisione:

  • 46% per la “crescita intelligente e inclusiva nell’UE” di cui il 34% per aiutare le regioni sottosviluppate dell’UE e le fasce svantaggiate della società e il 12% a migliorare la competitività delle imprese europee.
  • 41% a “produrre alimenti sicuri, favorire una produzione agricola innovativa ed efficiente e l’uso sostenibile del territorio e delle foreste”.

Il budget UE e la Brexit

Nel 2015 per esempio, il Regno Unito ha contribuito al budget UE versando 11,3 miliardidi euro e ne ha ricevuti 6,98 (di cui 3,95 miliardi per le politiche agricole; 1,72 alle politiche regionali; 1,02 per le ricerca e lo sviluppo). Alla quota da versare chiesta al Regno Unito da diversi anni viene applicato uno sconto, in questo caso di 6 miliardi circa, perché il Paese, insieme ad altri (Danimarca, Irlanda e Paesi Bassi) non partecipa a certe politiche nel settore della giustizia e degli affari interni.

Comunque sia, il Regno Unito è uno di quei Paesi che all’interno dell’UE versa più di quanto riceve in cambio. Per questo motivo, la Brexit e la sua uscita dell’Unione stanno già creando molti grattacapi alla Commissione. Le domande a cui dare la risposta in sede di negoziati sono numerose e vanno ulteriomente a complicare una faccenda che in Europa crea già molte tensioni.

È necessario capire se, in base ai nuovi accordi, il Regno Unito continuerà e in che misura a partecipare al budget dell’Unione e soprattutto chi e come dovrà colmare l’inevitabile gap. Qualcuno propone un ridimensionamento complessivo del budget dell’UE che però significherebbe tagliare le risorse destinate dall’Unione a sostenere i progetti europei di sostegno all’occupazione e agli altri capitoli di spesa. Un’altra soluzione potrebbe essere chiedere agli altri membri di aumentare le cifre destinate al budget UE, ma in questo caso i toni saranno ben più alti del solito. 

it.btimes.com

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