Quante volte abbiamo pensato “questa storia va chiusa”, “non lo amo più, ma non riesco a lasciarlo andare”? Tutti quanti sognano sin da piccoli di trovare “l’amore vero”: c’è chi davvero trova la persona giusta poi c’è chi si accontenta. E poi c’è chi sa benissimo che la persona che ha trovato non è quella giusta, ma non riesce a chiudere. Ci si convince di voler chiudere la relazione ma poi non lo si fa mai. Affrontare la situazione ci spaventa, quindi trasciniamo le storie all’infinito.
I bisogni infantili insoddisfatti si riaffacciano alla coscienza
In una relazione di coppia, le ferite relazionali dell’infanzia vengono riportate in superficie, nella coscienza, assieme ai bisogni, ugualmente inconsci e dimenticati, di essere curati, rassicurati, amati, protetti. E posso garantirti che ciascuno di noi ha un’infinità di desideri e di bisogni infantili inappagati e repressi, anche le persone più “dure e pure” che fanno mostra di essere indipendenti, forti e autonome
L’idea di poter chiudere la relazione fa nascere in noi tanti dubbi, tante domande: dinamiche che scatenano ansia, al sol pensiero di un cambiamento. Ci si arriva a chiedere se sia davvero la scelta giusta, se ci pentiremo di questa decisione, se ci mancherà, se avremo nostalgia di quello che si era insieme. Insomma, tanti perché e nessuna certezza e nell’incertezza che si fa? Si resta con quella persona.
In breve possiamo riconoscere tre forme di pensiero tipico che incastrano il partner in una relazione disfunzionale.
1.“senza l’altro/a, non ce la posso fare”
La presenza del partner e la sua vicinanza vengono visti come condizioni necessarie per la sopravvivenza stessa e la felicità personale. Ognuno in genere può temere di non riuscire in qualcosa per se importante. L’idea di non essere in grado di raggiungere i propri obiettivi di vita potrebbe infatti manifestarsi con la spiacevole sensazione di essere inadeguati a portare a termine quanto nel momento potrebbe essere più rilevante.
Delle volte è il riuscire a mantenere la stessa routine di vita che si riusciva a mantenere insieme al partner. L’assenza di una spalla su cui fare affidamento, infatti, può portare a vivere spiacevoli vissuti che andrebbero ad impattare negativamente con le attività per noi più importanti, siano esse connesse con l’ambito dello studio, del lavoro o delle relazioni. Spaventa l’idea di ritrovarsi improvvisamente soli, specialmente in momenti particolarmente critici, quali sono le sessioni d’esame , i periodi di ristrettezza economiche, i problemi medici e così via.
2. “Se ho sopportato fin qui, non mollerò adesso”
Le sofferenze e i tentativi compiuti finora giustificano quelli che saranno fatti in seguito. Questo vale soprattutto per le relazioni che vanno avanti da molto e hanno visto grossi investimenti emotivi. Tutti noi umani incorriamo in un errore cognitivo che gli studiosi definiscono «sung cost fallacy», la fallacia dei costi irrecuperabili. Si tratta di un meccanismo che ci fa insistere in imprese fallimentari solo perché ormai abbiamo investito molto e ritirarsi significherebbe ammettere un fallimento, accettare le dolorosissime perdite di tempo, risorse emotive e opportunità. Si creano altri rimorsi, per non accettare un rimorso più grande: la relazione nella quale stai investendo, è un errore.
Chi ha letto «Il Piccolo Principe» sa che questo è un libro ricco di significati psicologici. Un aforisma che con semplicità ed efficacia può esprimere questo errore cognitivo è l’insegnamento della volpe sul valore della rosa. «È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante». Il valore di quella rosa non è intrinseco ma dipende da tutti i sacrifici che abbiamo fatto per lei, dipende dai nostri investimenti emotivi.
3. “Cambierà per amore, ci riuscirò”
Esiste un’aspettativa magica e irrealistica, che il partner a un certo punto vedrà nella nostra insistenza il nostro amore e che quindi passerà dal rifiutare al corrispondere i nostri sentimenti.
Vediamo in ogni sfumatura del comportamento del partner il sintomo che finalmente la relazione sta migliorando. Ma la maggior parte delle volte, ciò è frutto solo di una illusione, di una distorsione della realtà e di un meccanismo chiamato idealizzazione. Questo ci porta a vivere con la perenne speranza che domani sarà diverso. Aspettare che lui/lei cambi effettivamente è più comodo che cambiare noi stessi e il proprio modo di vivere.
I motivi che possono entrare in gioco, quando si fatica a lasciar andare il partner, sono davvero tanti e di diversa natura. Ma, alla base di tutto, sembra esserci sempre una cosa: la scarsa consapevolezza di chi siamo e di cosa sia migliore per noi e per la nostra vita.
Certo, il dolore di una storia d’amore finita ci consuma, ma la vera forza sta nel modo che abbiamo di reagire. dopo che abbiamo pianto tutto quello che vi era da piangere, dobbiamo reagire se vogliamo provare ad assaporare tutte le cose belle della vita,
Se pensi che la felicità ti venga da qualcuno o da qualcosa (come un rapporto di coppia) stai preparando la strada ad altri amori malati. E non puoi liberarti degli amori malati, perché tu stessa/o li trattieni e li rafforzi.
Salvati dal tuo passato
La tua mente, nel presente, può rimuginare sugli imprevisti del futuro, sulle preoccupazioni, su cosa andrà storto, sulle ingiustizie che potrai subire (…). Già, perché il modo in cui tu ricordi il tuo passato si riflette sul modo in cui tu pensi e ti proietti al futuro.
Inizia a riconoscere che non sei stata/o tu l’artefice delle tue sventure ma puoi essere tu l’artefice di qualcosa di bello, che parla davvero di te, dei tuoi bisogni, delle tue priorità. Perché sentirsi immeritevoli d’amore comporta non conoscersi affatto e precludersi il bello della vita: stare bene con se stessi. E quando ti sentirai degna/o di amore, troverai l’amore che cerchi, quello vero, fatto di stima, rispetto, complicità e comprensione.
Fonte: Psicoadvisor.com