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Marzotto Sim: l’occasione dei bond Intesa Sanpaolo che rendono oltre l’8%

Da inizio anno il mercato sconta una mancata cedola nelle emissioni At1 come è accaduto per le azioni delle banche. Con l'effetto che i prezzi scendono e i rendimenti di banche solide continuano a salire anche se la Bce non si è mai espressa sui titoli di debito

Marzotto Sim: l’occasione dei bond Intesa Sanpaolo che rendono oltre l’8%

Il titolo Intesa Sanpaolo viaggia attorno alla parità, oggi, a 1,53 euro ad azione per 29,67 miliardi di capitalizzazione di mercato in una giornata a

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Il titolo Intesa Sanpaolo viaggia attorno alla parità, oggi, a 1,53 euro ad azione per 29,67 miliardi di capitalizzazione di mercato in una giornata ancora volatile a causa del forte aumento dei contagi in Italia e al semi-lockdown. Sul fronte del debito, le obbligazioni subordinate del primo gruppo bancario italiano si muovono con un rendimento importante, dovuto al fatto che non si tratta di debito senior ma anche perché da mesi il mercato teme che le emissioni perpetue vengano toccate in prospettiva dal divieto della Bce di staccare dividendo così come è accaduto per le azioni. Anche se Francoforte non si è mai espressa in maniera chiara sulle emissioni degli istituti.

Questo è un tema molto dibattuto negli ultimi giorni, con il sistema bancario europeo che spinge per un ritorno alla remunerazione degli azionisti da gennaio 2021 evitando che il settore entri in un’ulteriore fase di vendite nel caso che il blocco venga confermato a causa della seconda ondata di Covid-19. E mentre gli istituti fanno lobbying a Francoforte almeno per una gestione caso per caso del tema dividendi (con le banche più solide che potrebbero staccarli), per ora restano in sospeso i bond subordinati che continuano a staccare cedola. Secondo Giacomo Alessi, analista di Marzotto Sim, questi ultimi non dovrebbero essere toccati dalla mano della Bce e chi li compra ora, per esempio quelli di Intesa, può trovarsi alla call (richiamo) anche oltre l’8% annuo.

Per esempio il subordinato junior con call il 16 maggio 2024, rende alla maturity il 5,4% circa, al richiamo, quindi al 2024, il 5,5%. Quello invece con call il 27 febbraio 2025 rende alla scadenza il 4,3%, al richiamo fra cinque anni l’8,1%. Se si prendono, invece, due classici subordinati Lower Tier 2, quello con scadenza il 29 giugno 2027 a tasso fisso rende il 2,9%, quello che invece scade nello stesso giorno ma ha la cedola variabile (floating) ha uno yield del 2,8%. Queste emissioni rendono meno perché hanno caratteristiche più semplici e più simili ai classici bond senior, essendo solo subordinati a questi ultimi in caso di default. Il pagamento della cedola è obbligatorio se non si vuole incorrere in un fallimento e l’obbligazione ha una scadenza prestabilita.

Si tratta in tutti i casi di emissioni con tagli minimi di 200.000 o 250.000 euro perché subordinate, comprensibili per un investitore che conosce bene i prodotti finanziari e che dispone di molta liquidità. Secondo l’analista,  Intesa Sanpaolo “è senza dubbio l’istituto più importante d’Italia, primo per capitalizzazione con 30 miliardi circa e dopo la storica acquisizione di Ubi Banca primo anche per asset totali che sfioreranno i mille miliardi di euro”. Quindi per Alessi il possibile investimento nei bond del gruppo guidato dal ceo Carlo Messina poggia su basi solide. L’esperto stima ratio patrimoniali del gruppo, dopo l’acquisizione di Ubi, in linea i precedenti, con un Common equity Tier 1 al 14,6%, un Tier 1 capital 16,5% e un Total capital ratio al 19,2%.

I bond At1 sono perpetui e non presentano, quindi, una scadenza prefissata ma una serie di call-date in cui l’emittente ha il diritto di richiamare le emissioni. In questo caso le cedole possono essere sospese a discrezione dell’emittente, caratteristiche che rendono i titoli a metà strada tra le obbligazioni e azioni e per questo vengono chiamati anche ibridi.

Ma lo stop alle cedole ed il mancato richiamo del bond costituiscono tuttavia due elementi di debolezza degli emittenti finanziari che poi pagano sul mercato. Santander lo scorso anno ha mancato il richiamo di un bond At1, una notizia che ha fatto il giro del mondo per la rarità, essendo un gruppo bancario considerato solido “e ha pagato a caro prezzo questa scelta con un maggior costo dell’interesse per cui tendenzialmente nei prossimi anni nessun istituto vorrà mancare gli appuntamenti”, riprende Alessi.

Al momento gli At1 sono “molto penalizzati sul mercato e il principale motivo è che gli investitori temono che la Bce possa stoppare il pagamento delle cedole come ha fatto per i dividendi per paura di una nuova ondata di Npl dovuti alla pandemia in corso”, ricorda Alessi, secondo cui, però, un’ipotesi di questo tipo “sembra essere molto remota perché una scelta del genere penalizzerebbe gli istituti in maniera pesante e l’eventuale risparmio del pagamento cedole sarebbe minimale rispetto all’aumento del costo dell’interesse”, conclude l’esperto.

Fonte : www.milanofinanza.it

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