MILANO - La Commissione bicamerale di inchiesta sulle banche non si accontenta delle risposte di Fabrizio Leandri, responsabile crediti di Mps audito
MILANO – La Commissione bicamerale di inchiesta sulle banche non si accontenta delle risposte di Fabrizio Leandri, responsabile crediti di Mps audito martedì. E convoca, nella settimana fra il 21 e il 26 settembre, i vertici di Mps sui dossier relativi al futuro dell’istituto e sulla vicenda Antonveneta, temi sollevati nell’audizione di ieri da alcuni membri della commissione parlamentare. Lo faceva già intendere il saluto conclusivo a Leandri della presidente della Commissione, Carla Ruocco (M5s), dopo un intervento di quasi un’ora: “Ci vediamo presto”. Difatti, finita la sua audizione, l’ufficio di presidenza della Commissione bicamerale sulle banche s’è riunito e in 10 minuti ha deciso, con indicazione unanime, di accogliere la proposta del senatore M5S Elio Lannutti e riconvocare i vertici Mps. Non più, come ieri, per avere lumi sulla liquidità alle Pmi: quali crediti garantiti, a chi, con quali ritardi burocatici. Stavolta (si stima nell’ultima settimana di settembre), sarà interrogato l’ad Guido Bastianini sull’acquisto di Antonveneta del 2008 ma “origine di tutti i mali” (come l’ha evocata ieri il senatore che per i M5s ha seguito le maggiori questioni bancarie), fino alla prossima cessione di 8,1 miliardi di crediti ad Amco, da completare secondo gli impegni con la Bce entro dicembre e premessa per alienare il 68,5% di Mps del Tesoro. Tale vendita, foriera di oltre 8 miliardi di pubbliche minusvalenze, è perciò detta “svendita” da molti nei M5S. Retorica politica a parte, ieri la Bicamerale ha scelto di “vedere” lo spariglio della sua presidente, che diversamente dal Tesoro chiede di sondare l’ipotesi di fare di Mps una bad bank statale per gestire i forse 150 miliardi di sofferenze italiane frutto del lockdown. Il dibattito politico montante sulla vicenda, e le prossime audizioni, potrebbero indurre Palazzo Chigi a prendere tempo prima di firmare il Dpcm scritto in bozza dal Tesoro e inoltrato a inizio settimana all’esecutivo. Un passaggio richiesto espressamente dalla vigilanza bancaria europea per autorizzare lo scorporo di crediti da 8 miliardi. Ma con questo clima, e a una decina di giorni dal passaggio delicato delle elezioni in sette regioni italiane, la firma del dossier Mps da parte di Giuseppe Conte potrebbe anche slittare a dopo il voto politico del 20 e 21 settembre.
Fonte : www.repubblica.it