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Fuga di correntisti da chi non investe nell’home banking

Un’indagine commissionata da Facile.it illustra com’è cambiato il rapporto tra correntisti e banche dopo la pandemia

Fuga di correntisti da chi non investe nell’home banking

Il lockdown potrebbe aver convinto molti italiani a cambiare banca, anche se gli effetti potrebbero vedersi più sul lungo termine. Costretti a utilizz

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Il lockdown potrebbe aver convinto molti italiani a cambiare banca, anche se gli effetti potrebbero vedersi più sul lungo termine. Costretti a utilizzare l’home banking per ogni operazione, spessi ci siamo accorti che il servizio non è (o non è più) all’altezza dei nostri bisogni o addirittura, non c’è. Oppure, che i costi per fare un bonifico o il canone mensile non sono affatto convenienti.

Un’indagine svolta per Facile.it da mUp Research e Norstat, che ha preso in esame il periodo marzo-giugno 2020, ha fornito uno spaccato di come potrebbe evolversi il rapporto tra correntisti e banche. Fermo restando che rimane uno zoccolo duro che non ha la minima idea di quanto costi il suo conto corrente (il 15% di chi ce l’ha, che corrisponde a quasi sei milioni di italiani), sembra che la pandemia ci abbia resi un po’ più attenti. Il 14,6% dei rispondenti ha infatti dichiarato di aver subito un rincaro per il proprio conto. Secondo Facile.it questo è un dato da maneggiare con cura: “E’ probabile che non si sia trattato di un effettivo aumento delle tariffe applicate dalla banca – spiegano gli analisti del sito – quanto piuttosto, ancora una volta, sia una percezione frutto della maggiore attenzione posta dai correntisti verso i costi”. In più, su un effettivo aumento potrebbe aver contribuito il maggior numero di operazioni fatte online come bonifici, ricariche telefoniche o trasferimento di denaro che potrebbero aver influito sui costi. È vero però che nel 2020 molti conti online hanno subito rincari, compresi quelli che per anni si erano accaparrati clienti con il claim “zero spese di gestione”. Diverse banche cercano di coprire il “buco” generato dai tassi d’interesse bassissimi alzando i costi.

Sono quasi il 17% quelli che vorrebbero risparmiare sulla gestione del proprio conto ma, a fronte di questo dato, Facile.it non rileva un effettivo cambiamento: da marzo a giugno solo il 4,8% dei correntisti ha davvero cambiato banca. Va aggiunto, però, che il periodo analizzato coincide con il lockdown quando prendere un appuntamento in banca era una vera impresa. Molti, anche dopo la fine delle restrizioni, potrebbero aver avuto altre priorità. Gli effetti di questa maggiore consapevolezza, però, potrebbero vedersi tra poco: un intervistato su tre infatti ha detto che cambierà banca non appena troverà l’offerta giusta.

Oltre ai costi, però, c’è anche un altro fattore che spinge al cambiamento. Il 27% di chi ha già cambiato conto corrente l’ha fatto perché la propria banca non forniva un servizio di home banking (nell’indagine precedente solo il 10% fornì questa motivazione) e il 23% ha cambiato perché l’istituto, pur avendo l’home banking, forniva un servizio ritenuto inadeguato. Lo studio, insomma, dice chiaramente che il Covid-19 ha spostato l’attenzione di molti correntisti sui servizi digitali, alzando l’asticella delle aspettative. Sta alle banche, adesso, investire per offrire servizi all’altezza.

Fonte : www.repubblica.it

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