Alle volte l’intervento umano può essere d’aiuto invece che distruttivo, e ne è esempio il successo del primo vivaio offshore istallato dalla Reef Res
Alle volte l’intervento umano può essere d’aiuto invece che distruttivo, e ne è esempio il successo del primo vivaio offshore istallato dalla Reef Restoration Foundation (RRF), un’organizzazione senza scopo di lucro che monitora e tutela la Grande Barriera Corallina, ecosistema di grande importanza situato al largo della costa del Queensland (Australia) ma che da tempo è minacciato e in forte diminuzione. In uno dei trentatré vivai installati dalla RRF nel corso degli anni col fine di ripopolare la barriera corallina, i coralli Acropora si sono riprodotti per la prima volta.
Il riscaldamento dei mari, connesso al generale cambiamento climatico in atto, devasta gli ecosistemi e la biodiversità. La Grande Barriera Corallina, fondamentale quanto fragile e delicata, è da tempo sottoposta a gravi rischi. Noto è il cosiddetto fenomeno dello sbiancamento, che si verifica quando le temperature dell’acqua sono più alte della media o a causa di agenti inquinanti, virus o batteri e possono portare i coralli, animali coloniali che ospitano circa un milioni di specie diverse e proteggono la costa dissipando fino al 97% dell’energia delle onde, a morire. Le attività umane invasive e altri fattori di stress locali e globali hanno portato alla perdita di più della metà delle barriere coralline del mondo negli ultimi 30 anni. Per farsi un’idea, la scomparsa delle colonie di corallo a cui si affidano circa il 25% di tutte le specie marine, equivale a perdere ogni foresta pluviale del pianeta. Circa il 70% di tutto l’ossigeno atmosferico viene infatti prodotto dall’oceano e le barriere coralline sono una parte fondamentale dell’equilibrio della vita oceanica.
Per scongiurare il peggio, la Reef Restoration Foundation agisce da tempo così da salvare i coralli e ripopolare la colonia; nel vivaio che prende il nome di “nursery” Welcome Bay, installato nel 2018 al largo della Fitzroy Island – paradiso tropicale e Parco Nazionale caratterizzato da grandi ricchezze naturali – i biologi marini della RRF hanno constato la prima riproduzione in assoluto dei coralli Acropora, genere appartenente alla famiglia delle Acroporidae e tra i più popolosi. Un evento che segna una svolta positiva, avvenuto dopo quattro anni di sperimentazioni grazie anche al contributo della comunità attenta anch’essa a salvare i coralli.
La specie che vive sulla Terra da circa 500 milioni di anni può sopravvivere anche se “allevata artificialmente” perché, come è stato constatato circa due settimane fa, gli Acropora hanno portato a termine un processo naturale dì riproduzione. La notizia diffusa dalla stessa RRF rappresenta un ottimo esempio di come il progresso umano possa essere utilizzato per salvaguardare piuttosto che continuare a distruggere. L’obiettivo dei biologi è ora continuare a tutelare e arricchire la Grande Barriera Corallina, una delle più grandi e importanti, riconosciuta come hotspot globale per la biodiversità (zona caratterizzata da livelli di diversità biologica particolarmente elevati). L’antico habitat misura 344.000 km2 e si estende per 2.300 km, è quindi grande come la Germania o lo stato del Montana ed è infatti visibile anche dallo spazio. Con più di 1.000 isole, 2.000 chilometri quadrati di mangrovie e 6.000 chilometri quadrati di alghe, gli studiosi hanno compreso quanto impellente sia assicurare la sopravvivenza della Grande Barriera Corallina e la speranza è che anche i leader mondiali possano capirne l’importanza, piuttosto che continuare con un triste “ambientalismo di facciata“.
Fonte: Indipendente.online