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Allarme anoressia e bulimia: in Italia 3 milioni di casi

I disturbi alimentari sono raddoppiati durante l’epidemia. Con Fondazione Varrone inaugurata una struttura pubblica specializzata gestita dall’Asl nel cuore della città

Allarme anoressia e bulimia: in Italia 3 milioni di casi

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Ne avevamo parlato giusto due settimane fa, nell’inchiesta realizzata per Buone Notizie dalla nostra Chiara Daina:disturbi alimentari di tutti i tipi – anoressia, bulimia, binge eating – avvelenano l’adolescenza (ma ormai anche l’età adulta, spesso persino l’infanzia) di un numero sempre maggiore di persone e i contraccolpi psicologici della pandemia hanno fatto sì che questa folla sofferente sia oggi grande il doppio, in certe regioni anche il triplo, del non poco che già era due anni fa. Tre milioni di individui, questa la stima. E in tutta Italia solo 91 strutture pubbliche (questo invece è un numero preciso) specializzate per assisterli: concentrate per più della metà al Nord.

In piazza

Per questo è una non solo buona ma buonissima notizia quella dell’inaugurazione, fresca di pochi giorni e ora siamo già all’operatività, di un nuovo «Centro per i disturbi del comportamento alimentare» gestito a Rieti dalla Asl e realizzato negli appartamenti messi a disposizione dalla Fondazione Varrone. In piazza Vittorio Emanuele II, nel pieno centro storico della città. Il che sembra un dettaglio, ma quando si ha a che fare con una malattia tra le cui caratteristiche figura (anche) la tentazione di negarla, nasconderla, perlomeno non parlarne, pure la centralità per quanto discreta del suo luogo di cura ha invece una propria importanza.

Il Centro rappresenta una risposta specialistica di «presa in carico e cura delle persone con patologia legata al disturbo alimentare che si presenta soprattutto in età infantile e adolescenziale ma anche in fase adulta». Con numeri già enormi ma letteralmente esplosi, come si diceva, in questi due anni di pandemia: di quei tre milioni di malati stimati in totale e citati all’inizio quelli ufficialmente presi in carico o ricoverati come casi più gravi negli ultimi anni sono alcune migliaia, ma il punto è che oltre metà di questa cifra complessiva è arrivata in accettazione nel solo 2020. Curarli è una faccenda complessa perché a essere complessa, in un intreccio di disturbi che stravolgono psiche e corpo, è la malattia nel suo insieme: per la quale non bastano singoli specialisti ma serve una équipe intera di psicologi, dietisti, nutrizionisti, assistenti sociali, pediatri, neuropsichiatri, psichiatri e infermieri. Tutte figure professionali impegnate insieme all’interno del nuovo Centro specializzato di Rieti.

«Era necessario dare una risposta ancora più incisiva e puntuale all’aumento delle richieste di aiuto, supporto e cura che registriamo ogni giorno, acuite negli ultimi due anni dalla pandemia – ha sottolineato il direttore generale della Asl di Rieti Marinella D’Innocenzo durante l’inaugurazione – e con l’apertura del Centro questa risposta non solo l’abbiamo data ma è pubblica, grazie ancora una volta al supporto della Fondazione Varrone». Entrando nel merito ha poi proseguito: «Questi disturbi necessitano di una adeguatezza della cura destinata a ogni singolo paziente, prestando attenzione alla sua storia personale e a ciò che si cela dietro la manifestazione della malattia. La nostra équipe sarà in grado di rispondere con professionalità e accuratezza a ogni singola richiesta, sin dall’insorgenza dei primi sintomi».

«Non sono un medico – è intervenuto il presidente della Fondazione, Antonio D’Onofrio – e la Fondazione non è un ospedale. Ma la salute dei nostri giovani ci sta a cuore e se possiamo fare qualcosa perché la città sia per loro più accogliente e amica lo facciamo volentieri. L’emergenza Covid non può farci dimenticare altre patologie, quali appunto i disturbi alimentari, che segnano in particolare ragazze e ragazzi. Per questo, come un anno fa successe con l’hub vaccinale all’ex Bosi, con la Asl abbiamo ragionato insieme per trovare uno spazio più accogliente dove trattare patologie tanto subdole e diffuse. La scelta è caduta su questo luogo, centrale ma appartato, dove speriamo che l’eccellente équipe messa in campo dalla Asl riesca a incontrare tanti più ragazzi possibile prima che un disagio psicologico si trasformi in un qualcosa di peggio». Il Centro per i disturbi del comportamento alimentare di Rieti è una articolazione dell’Unità operativa complessa tutela salute materno-infantile della Asl.

Fonte: Corriere.it

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