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Alleanza Atlantica: utopia o prospettiva concreta?

Alleanza Atlantica: utopia o prospettiva concreta?

Molte sono le potenze che hanno tentato di imporsi nel Mediterraneo nel corso dei secoli. Fin dall’epoca dei greci e dei romani ne è stata osservata l

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Molte sono le potenze che hanno tentato di imporsi nel Mediterraneo nel corso dei secoli. Fin dall’epoca dei greci e dei romani ne è stata osservata l’importanza strategica come cerniera tra Africa, Asia e Europa, con un intreccio di rotte commerciali che si collegavano alle rotte terrestri e che hanno fatto sì che manufatti europei giungessero fino in Estremo Oriente e viceversa ben prima che si avesse la cosiddetta globalizzazione.

In questo spazio dove per millenni si sono concentrate civiltà sofisticate che hanno plasmato l’intera umanità, le relazioni tra le sponde orientali, meridionali e settentrionali sono state da sempre favorite dalla presenza di innumerevoli porti. All’interno di queste città marittime si è creato un microcosmo multiculturale che andava oltre qualunque dinamica di nazionalità: basti pensare al caso emblematico della città di Costantinopoli, oggi Istanbul, in cui per secoli hanno convissuto greci, turchi, armeni, italiani e francesi insieme ad una pletora di altre nazionalità dedite al commercio. Altre città mediterranee, come Marsiglia, Alessandria, Barcellona, Salonicco e Venezia, sono state anch’esse realtà dove i commerci hanno agito come una calamita per attirare persone da tutto il bacino.

Questa capacità di prosperare in un contesto multietnico delle città portuali non è sopravvissuta, tuttavia, all’epoca dei nazionalismi verificatasi tra l’Ottocento e il Novecento. Gli Stati nazionali, che si sono sviluppati soprattutto sulla sponda settentrionale, hanno messo in discussione la multietnicità delle proprie città, introducendo una progressiva cesura con gli stranieri. In particolare, questo si è avuto nel Mediterraneo occidentale e centrale con i tre maggiori Stati costieri europei: Spagna, Francia e Italia.  Le regioni costiere di questi tre Paesi si sono a lungo contaminate, e questo è dimostrato dalla presenza di comunità catalane in Sardegna e di minoranze italiane sulla Costa Azzurra, oltre che dalle dominazioni francesi e spagnole in Italia che hanno lasciato un bagaglio linguistico e culturale di peso. Le regioni di confine, allo stesso modo, hanno sviluppato elementi di contiguità linguistica e etnoculturale: oltre alle succitate Sardegna e Costa Azzurra, la Catalogna, la Corsica, la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Liguria sono territori in cui per secoli la porosità dei confini e l’assenza di chiare delimitazioni nazionali hanno permesso una commistione di elementi italiani, francesi e spagnoli, o catalani.

Tra il Settecento e il Novecento, tuttavia, si è assistito ad una progressiva chiusura dei confini, delimitati su rigide basi nazionali che proprio in queste regioni di transizione hanno visto i maggiori teatri di contesa tra Roma, Parigi e Madrid. la necessità di Parigi di assicurarsi un collegamento sicuro con le sue importanti colonie nordafricane ha richiesto un impegno nel Mediterraneo volto ad evitare che la Spagna esercitasse un’eccessiva pressione da ovest sul Marocco e sull’Algeria, mentre l’Italia da est doveva fallire nel suo tentativo di controllare completamente il Canale di Sicilia con l’annessione della Tunisia e di Malta, mentre il ruolo geopolitico della Corsica era quello di tenere costantemente sotto pressione Roma ed i collegamenti tra questa, le città minerarie toscane e la Sardegna.

La strategia francese di pressione sull’Italia e di accerchiamento della Spagna ha avuto successo nell’impedire sostanziali modifiche allo status quo nel Mediterraneo. Cionondimeno, nel momento in cui si sono esaurite le maggiori spinte politiche verso una revisione dei confini nell’area centro-occidentale del bacino e il colonialismo è entrato in crisi, Parigi ha visto una riemersione delle pressioni italo-spagnole per la conquista, stavolta commerciale, dei mercati delle repubbliche della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. La competizione geopolitica e geoeconomica tra la Francia e l’Italia, con la Spagna più defilata ma non meno agguerrita, per l’egemonia nel bacino è più accesa che mai.

La natura della rivalità egemonica che separa e divide i destini delle tre potenze romanze è sistemica e può essere soltanto in parte e temporaneamente mediata da episodiche convergenze di interessi, come ad esempio la comune lotta in sede europea contro gli indirizzi politici dettati dal trio Benelux-Germania-Scandinavia.

E la storia che ha reso queste tre figlie di Cesare delle seguaci di Bruto e, a meno di inversioni di tendenze ad oggi imprevedibili, questa condizione di rivalità sistemica non ha rimedio. Perché quella tra Roma, Parigi e Madrid è una rivalità connaturata alla geofilosofia, indi inalterabile dall’uomo. Si può dialogare nel nome della contingenza, ma non si può fare pace con lo sguardo sulla perpetuità.

Prova provante della tesi di cui sopra è che il tanto a lungo fantasticato Blocco Latino, cullato negli ambienti intellettuali francesi e italiani sin dall’Ottocento, non si è materializzato neanche quando si presentò l’occasione: l’ascesa dei fascismi tra Parigi, Roma e Madrid. Ebbero luogo alcuni incontri, ma non se ne fece nulla: troppe le divergenze, nonostante la comunanza ideologica. Sarebbero rimasti amici, nel nome della lotta al capitalismo anglosassone e al comunismo sovietico, ma mai avrebbero messo da parte le loro bandiere per combattere sotto un solo e comune vessillo.

Concluso il paragrafo fascista e iniziato quello dell’europeismo, sullo sfondo del dilagare di micro-alleanze date da moventi culturali – tra le quali risalta il blocco di Visegrad –, alcune forze politiche hanno disseppellito l’idea del Blocco Latino. Di nuovo, dalle parole non si è mai passati ai fatti, perché come si suol dire tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e la realtà più rassomigliante ad un’alleanza romanza è l’Unione Mediterranea, che, tolto il fatto che versa in stato comatoso da anni, è e resta una pura espressione delle volizioni egemoniche francesi.

Quanto di scrive si rivalità sistemica, però, il riferimento è – attenzione – al trio nel suo complesso, non agli elementi presi nella loro singolarità. Perché mentre un’alleanza romanza è e resta pura utopia, a meno di accadimenti imprevedibili, un’intesa italo-francese, un’alleanza italo-spagnola e/o un patto franco-spagnolo sono raggiungibili, realistici e auspicabili.

Fonte: Osservatorioglobalizzazione

 

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