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Salta il bonus per il sostegno psicologico

L'emendamento prevedeva un fondo da 50 milioni di euro per chi ha avuto problemi psichici legati al Covid, ma all’ultimo il ministero dell’Economia l'ha fatto saltare

Salta il bonus per il sostegno psicologico

C'è stato il bonus baby sitter, poi quello per le vacanze estiva; c'è stato il bonus per i monopattini elettrici, il "bonus terme", persino il Superbo

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C’è stato il bonus baby sitter, poi quello per le vacanze estiva; c’è stato il bonus per i monopattini elettrici, il “bonus terme”, persino il Superbonus 110%, caldeggiato dal Movimento 5 Stelle, per le ristrutturazioni delle villette. Ogni settore, dal turismo all’ecosostenibilità, ha potuto godere di un aiuto da parte dello Stato, per evitare un collasso, o per incentivare un comportamento virtuoso. La salute mentale, invece, no. Non è stata ritenuta prioritaria dal Ministero dell’Economia del governo Draghi che, all’ultimo, ha cassato l’emendamento da 50 milioni di euro che sarebbero serviti come sostegno per chi, anche senza una diagnosi di un disturbo mentale, a causa dell’impatto della pandemiaha bisogno di assistenza psicologica. E che, anche a causa delle difficoltà economiche scaturite dall’emergenza sanitaria, tra lockdown, misure restrittive e didattica a distanza, non ha la possibilità di pagarsi quel tipo di sostegno, necessario di fronte a depressione, senso di solitudine, ansia o paura di ammalarsi. E sono tante le persone che non possono affrontare il costo di una terapia (parliamo, infatti, di sedute che privatamente costano in media 80 euro, qualcosa in più se il professionista è uno psichiatra e non uno psicologo), tanto che di recente vi abbiamo raccontato del progetto ‘Psicoterapia sospesa’, ovvero un crowdfunding (qui il link) per donne e bambini vittime di violenza e in difficoltà economiche tali da non potersi pagare un percorso psicologico. Al vuoto istituzionale, rispondono le associazioni, ma non è così che si risolvono le cose, non è pensabile poter uscire dall’emergenza attraverso il lavoro dei singoli, senza un piano nazionale strutturato.

La proposta, che beffa, per una volta c’era pure, ed era anche arrivata in Senato, con un’anima straordinariamente bipartisan: sottoscritta da parlamentari di Partito democratico, Cinquestelle, Fratelli d’Italia, Lega, Italia viva e Forza Italia, prevedeva, come detto, un fondo da 50 milioni di euro per rendere disponibili le cure psicologiche anche a chi non può permettersele. L’idea era quella di un voucher da utilizzare per il pagamento delle prestazioni dei professionisti. La norma, la cui prima firmataria è stata Caterina Biti del Partito democratico, prevedeva, nel dettaglio, 15 milioni per un bonus avviamento psicologico e altri 35 per un bonus sostegno. Il primo era un contributo fino a 150 euro a persona per i cittadini maggiorenni a cui non è stato diagnosticato un disturbo mentale e che non hanno avuto accesso ad altre agevolazioni in materia di salute mentale, senza limiti di reddito. Il secondo bonus sarebbe stato progressivo e vincolato all’Isee. Imperfetto ma chiaro e utile nell’immediato, con cifre giuste e non sottostimate, avrebbe davvero significato fare un primo passo per fronteggiare i danni meno visibili, ma comunque drammatici, che la pandemia sta portando con sé. E invece a monte, nonostante ci sia stata un’ondata di richieste di aiuto: solo nell’ultimo anno, infatti, c’è stato un aumento del 66% delle richieste di supporto psicologico e dai dati di Telefono Amico, e nei primi sei mesi del 2021 le persone che hanno chiesto aiuto perché attraversate dal pensiero di togliersi la vita sono state quasi il triplo rispetto alle al periodo pre Covid, il 50% in più rispetto agli stessi mesi del 2020.

L’unica buona notiziache la manovra aumenta il budget del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche statali che per il 2022 viene “rinforzato” con 20 milioni di euro, per poter garantire quell’assistenza e quel supporto psicologico che gli stessi studenti stanno chiedendo da mesi a gran voce: coscienti come non mai del disastro emotivo e psicologico che stanno vivendo, i ragazzi delle scuole superiori di tutto il paese stanno protestando, occupando e chiedendo aiuto. Loro sì, sono stati presi in reale considerazione dalla manovra, che ha messo in campo nuove risorse per sostenere il personale delle istituzioni scolastiche statali, gli studenti e le famiglie, attraverso servizi professionali per l’assistenza e il supporto psicologici, per una quanto più possibile efficace prevenzione e tempestivo trattamento dei disagi e delle conseguenze derivanti dall’emergenza causata dalla pandemia.

“Siamo al terzo inverno di pandemia – spiega David Lazzari, presidente dell’Ordine degli Psicologi – e lo Stato non ha ancora dato una risposta alle conseguenze psicologiche del Covid, continua a sottovalutare quella che per diverse persone è una vera e propria tragedia. La miopia di chi ha voluto risparmiare su questo capitolo di spesa ci costerà cara dal punto di vista economico, sociale e umano“. Sì, perché una fetta così grossa di popolazione colpita da disturbi totalmente o parzialmente invalidanti come sono la depressione, i disturbi alimentari, gli attacchi di panico, è anche un problema economico. Si tratta di cittadini che, per esempio, potrebbero vedersi costretti a rinunciare al lavoro. Paradossalmente, come fa notare la dottoressa Valentina Tollardo, “l’ansia e la depressione (per dirne due) hanno un costo altissimo per lo Stato: paradossalmente, se venissero assorbite dal SSN sarebbero addirittura – passatemi il termine – un “guadagno”. Di fatto, occuparsi della salute mentale delle persone è un guadagno per tutti, e non solo in termini economici”. L’Italia, invece, ha cinquemila psicologi dipendenti del Sistema sanitario nazionale, un terzo rispetto all’organico medio degli altri Paesi europei. Il governo Draghi ha avviato un piano di assunzioni straordinarie che, però, sconta la lentezza strutturale della pubblica amministrazione. Anche per questo molti sono costretti a rivolgersi ai terapeuti che fanno libera professione. Ma c’è un’altra questione centrale, che riguarda il nostro paese molto più da vicino rispetto a tanti altri dell’Unione Europea: qui psicoterapia deve scontare tabù e pregiudizi, è qualcosa di cui vergognarsi, o al massimo un privilegio per pazienti benestanti. Per questo, come ha detto ancora Lazzari a Linkiesta “il bonus avrebbe aiutato a scardinare la nostra arretratezza culturale sulla questione”.
Fonte: Elle.it

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