Aumentano le vendite di arte per investimento. Così come la corsa ai diamanti, che può dare un rendimento del 2%
I segnali erano già all’orizzonte l’anno scorso, prima che sulle piazze finanziarie globali si verificassero una serie di shock, come il crollo delle borse cinesi a inizio di quest’anno o l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, che secondo gli analisti hanno riportato in auge i beni rifugio.Arte e diamanti sono tornati alla ribalta.
Partiamo dalla prima. E da un numero: il +16,8% che nel 2015 hanno registrato le vendite di arte in Italia, secondo l’ultimo rapporto di Tefaf. Un salto in avanti come non lo si vedeva da anni, un balzo molto più lungo di quello di Paesi ben più aggressivi in questo segmento, come gli Stati Uniti (+4%).
“È vero che partivamo da un livello più basso e che in altri Paesi c’è stata una bolla speculativa (Cina e Regno Unito, ndr), ma nel complesso abbiamo tenuto”, osserva Franco Broccardi, presidente della Commissione economia della cultura dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Odcec) di Milano.
Commissione nata anche con l’obiettivo di fornire indicazioni persemplificare un mercato che l’anno scorso ha mosso un giro d’affari di 637 milioni di dollari. E che vale, nel primo semestre del 2016, secondoArtprice, l’1,6% del totale globale, il sesto posto. Ben distante dal 35,5% del primo classificato: la Cina.
Nelle aste mondiali si segnalano pochi prezzi record, in questa prima parte dell’anno, ma in compenso sono aumentati gli acquisti: +9,7% nel numero delle transazioni, +9,9% nel valore rispetto al primo semestre del 2015, secondo Artprice, anche se Christie’s ha battuto solo 12 pezzi sono i 10 milioni di dollari tra gennaio e giugno, con un picco massimo di 57,3 milioni di dollari all’asta di New York, contro i 31 dello scorso anno.