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Africa, World Economic Forum: la Quarta Rivoluzione Industriale non è un’utopia

Africa, World Economic Forum: la Quarta Rivoluzione Industriale non è un’utopia

L'Africa è pronta per intraprendere la Quarta Rivoluzione Industriale: il World Economic Forum tenutosi dal 11 al 13 maggio 2016 a Kigali, capitale de

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african-moneyL’Africa è pronta per intraprendere la Quarta Rivoluzione Industriale: il World Economic Forum tenutosi dal 11 al 13 maggio 2016 a Kigali, capitale del Ruanda, 1.500 delegati provenienti da oltre settanta Paesi e dieci tra capi di stato e di governo ha messo al centro lo sviluppo digitale come chiave di volta per il continente africano.

È stato il padrone di casa Paul Kagame a indicare, per tutti, la strada del prossimo successo africano: “Lo sviluppo delle infrastrutture deve essere una priorità a livello nazionale, regionale e continentale […] Solo con le infrastrutture l’Africa potrà intraprendere la sua Quarta Rivoluzione Industriale”.

Il tema del World Economic Forum è stato “Connettere le risorse dell’Africa attraverso la trasformazione digitale”, una questione che al suo interno racchiude la chiave per il vero boom economico de “l’Asia del futuro”: un esempio chiaro è rappresentato da M-Pesa in Kenya, un servizio di trasferimento di denaro tra utenti del servizio di telefonia cellulare sulla rete Safaricom che permette facilmente a chiunque di inviare e ricevere micropagamenti. A cosa serve questa cosa a un keniota? Domandatelo a un operaio di Nairobi che deve mandare ogni settimana parte del proprio stipendio alla sua famiglia al villaggio.

Nei vantaggi che l’Africa può trarre rientrano i settori più diversi: sanità e scuola, ambiente e welfare, la stessa digitalizzazione che prevede necessariamente l’accesso alla corrente elettrica. “Il Ruanda”, ha spiegato a Radio Vaticana Michele Vollaro di Africa e Affari, “sarà il primo Paese ad avere degli aeroporti per i droni per trasportare i medicinali nelle zone rurali” e i numeri che mostrano già oggi alcune economie africane descrivono un continente che sembra aver già cominciato a correre.

“La situazione economica dell’Africa” ha spiegato il portavoce del Forum Oliver Cann, “non è più quella di 12 o 24 mesi fa. C’è una migliore comprensione della necessità urgente di diversificare le economie in vista di una crescita che non dipenda totalmente dalle materie prime e dall’abbondanza di risorse naturali a disposizione di numerose economie africane”.

E questo è assolutamente vero: il crollo dei prezzi delle materie prime – dal petrolio al rame – ha persuaso il Fondo Monetario Internazionale (FMI) a abbassare le sue previsioni di crescita PIL a livello macroregionale, riducendo le stime a uno 0,5 per cento annuo per i prossimi cinque anni. Ma altrettante economie sembrano già essersi svincolate dalla logica dell’esportazione di materie prime, che ha danneggiato il continente per decenni sotto ogni punto di vista: oggi c’è l’urgenza di attuare politiche migliori e diversificare le economie. Il Ruanda sembra voler investire molto sulla digitalizzazione e così anche il Kenya, l’Uganda e la Tanzania. Ma altre realtà giudicate macroscopicamente eccellenti come la Nigeria, fa notare Paul Clark di Ashburton Investments, al Forum di quest’anno ha inviato meno rappresentanti, “forse un segno dei problemi attualmente attraversati da quest’economia”.

Sui grandi temi però l’entusiasmo, almeno in termini, sembra unanime. Ciò significa che i Paesi africani dovranno deburocratizzarsi molto, come già alcune in economie forti dell’Africa orientale ed occidentale, attirare investimenti stranieri dando fiducia agli investitori: Ayodeji Adesina, presidente dell’African Development Bank, ha annunciato un finanziamento da 12,5 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni finalizzato in particolare all’elettrificazione del Continente.

Insomma, l’Africa invoca denaro e investimenti ma per i capitali privati occorrerà trovare soluzioni lungimiranti e che diano fiducia e in tal senso le molte situazioni di crisi in giro per l’Africa non aiutano molto: dalle guerre alla corruzione, l’FMI ha invocato un “azzeramento sostanziale delle politiche” attuali.

La Quarta Rivoluzione Industriale in Africa però non è un’utopia: il continente è giovanissimo, l’età media è molto bassa, il livello di istruzione cresce ogni anno e la duttilità dei giovani africani rende il continente una foriera di opportunità.

Fonte : it.ibtimes.com

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