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Le criptovalute valgono la candela energetica?

L’attività di creazione di bitcoin è già uno dei settori più sostenibili dell’economia globale dal punto di vista climatico, e può diventare un importante fattore abilitante della transizione verso reti elettriche sempre più flessibili e alimentate con le rinnovabili. Esiste insomma una convergenza naturale tra la rete di bitcoin – che è una “Internet del denaro” sicura – e reti energetiche rinnovabili, che potrebbe offrire servizi innovativi e decentralizzati.

Le criptovalute valgono la candela energetica?

Così come le energie rinnovabili si stanno organizzando intorno a un modello di internet dell’energia, i minatori di bitcoin e i pool di minatori potr

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Così come le energie rinnovabili si stanno organizzando intorno a un modello di internet dell’energia, i minatori di bitcoin e i pool di minatori potrebbero integrarsi ulteriormente intorno a un modello di “internet del mining”, che sia ancora più distribuito e virtualmente basato di quanto non sia ora.

Affinché bitcoin si colleghi meglio con l’energia rinnovabile e sia il più fedele possibile alla sua natura distribuita, ha senso avere molte configurazioni di mining di tutte le dimensioni. Già esistono i cosiddetti mining pool, o consorzi del mining, e funzionano molto bene. Ma quello di cui parlo si spinge un po’ più in là, e ha a che fare con una più ampia diffusione di attività di estrazione su piccola scala, con migliaia, milioni o miliardi di “asic personali” in tutto il mondo – dove gli asic sono degli Application-Specific Integrated Circuit, utilizzati per “coniare” bitcoin.
Le attuali grandi aziende minerarie con migliaia di asic sono l’equivalente logistico dei computer mainframe degli anni Sessanta e Settanta. Sarebbe auspicabile arrivare a un punto in cui passiamo dai computer mainframe ai personal computer, cioè dai data center di asic su scala industriale ai asic personali, dove la maggior parte delle complessità attuali è nascosta e automatizzata sotto la scocca dell’apparecchio.

Se e quando questo accadrà, i nodi di estrazione di bitcoin potrebbero essere più ampiamente distribuiti, così che anche i grandi minatori industriali nel loro insieme potrebbero arrivare a rappresentare una minoranza della potenza di calcolo con cui si creano nuovi blocchi e si coniano nuovi bitcoin. Ogni nodo di convalida potrebbe essere anche un nodo di estrazione, integrando il controllo dei singoli individui su questi due anelli chiave della catena del valore di bitcoin.

A livello individuale, questo sarebbe simile ai primi personal computer, o al primo iPhone, che integravano diverse funzioni in un “semplice” dispositivo. Gli attuali pool di mining sono simili ai primi telefoni cellulari, che integrano alcune funzioni rimanendo però ingombranti e pesanti. Ci sarebbe bisogno di uno Steve Jobs o di un Bill Gates dei chip del mining open-source per passare da una configurazione mainframe asic ad asic personali. Percepiremmo e useremmo un dispositivo di mining personale nello stesso modo in cui viviamo gli inverter fotovoltaici di nuova generazione; viceversa, potremmo guardare agli inverter fotovoltaici come un tipo di dispositivo di “mining”. “Minatori solari” delle dimensioni di una tanica da venti litri d’acqua (sempre più piccoli) convertono l’energia solare in energia elettrica, interfacciandosi con il loro ecosistema fotovoltaico e sistema domotico, alimentando e gestendo i carichi, scambiando dati e servizi con la rete. In linea di principio, i dispositivi del mining e i dispositivi solari potrebbero convergere o interfacciarsi in una configurazione molto più stretta.

Gli inverter fotovoltaici moderni sono già il dispositivo domestico più “intelligente” che le persone possano avere nelle loro case. In tempi molto brevi, gli inverter solari avranno capacità computazionali simili a quelle dei computer, permettendo loro di interagire con una blockchain dal lato delle criptovalute e con aggregatori di energia, centrali elettriche virtuali, veicoli elettrici, comunità di energia rinnovabile e produttori dal lato dell’energia – elaborando le transazioni sia energetiche che monetarie tra i partecipanti alla rete.

Un dispositivo elettronico come questo potrebbe essere abbastanza facilmente integrato con un minatore di bitcoin, indirizzando l’energia a quest’ultimo quando disponibile.
In questo tipo di configurazione domestica o personale, il mining non sarebbe necessariamente fatto per massimizzare i profitti, anche se i “minatori personali” riceverebbero certamente una parte dei profitti generati dal loro lavoro. Servirebbero invece più per garantire la resilienza, la stabilità e la natura distribuita sia di bitcoin che delle reti elettriche, che potrebbero gradualmente fondersi in una sola rete – una “internet delle reti”.

In ogni caso, Bitcoin poggia su una base imprescindibile: l’elettricità – che sia di rete pubblica o privata, grande o piccola, pubblica o a isola. Bitcoin può evolversi verso il basso, integrandosi col sistema energetico, e verso l’alto, integrandosi col sistema monetario, formando assieme una nuova internet delle reti. Se gli effetti di rete sono esponenziali in qualsiasi settore, quali effetti avranno l’integrazione di due reti diverse? Resta da vedere, ma è una prospettiva intrigante.

Per concludere: bitcoin ha un’alta intensità energetica, utile, funzionale e necessaria ai servizi innovativi e decentralizzati, sia in campo monetario che energetico. Come qualunque altro settore, soprattutto se energivoro, deve sforzarsi di essere il più sostenibile possibile. Cosa che per ora sembra riuscire a fare meglio di tanti altri settori dell’economia, energivori o meno.

Fonte: Formiche.net

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