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Un sistema proporzionale mitigato, più semplice e stabile

Occorrono misure che aiutino la formazione di coalizioni senza tuttavia costringere a un bipolarismo muscolare e di necessità che soffocherebbe le pluralità che animano il nostro Paese

Un sistema proporzionale mitigato, più semplice e stabile

L’esito finale può essere considerato soddisfacente, probabilmente il più auspicabile. Tuttavia il percorso tortuoso che ha portato alla rielezione de

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L’esito finale può essere considerato soddisfacente, probabilmente il più auspicabile. Tuttavia il percorso tortuoso che ha portato alla rielezione del presidente della Repubblica, ha evidenziato ancora una volta la fragilità del nostro sistema politico e la necessità indifferibile di riformarlo.

Il Parlamento si è infatti presentato all’importante scadenza debole e diviso, privo di leadership autorevoli, sfibrato dalle centinaia di cambi di casacca, prigioniero di innumerevoli logiche individuali o di piccoli gruppi, incapaci di rintracciare un filo comune che non fosse l’istinto di sopravvivenza. Ora il Paese può riprendere il suo cammino in relativa sicurezza, grazie a una guida prestigiosa e rispettata nel mondo, la sola in grado di garantire un certo grado di stabilità, indispensabile per raggiungere gli obiettivi immediati nella lotta alla pandemia e nell’attuazione del PNRR.

Tuttavia, come è evidente, questo non basta. La necessità di riformare il sistema politico rimane assolutamente impellente per evitare che le stesse difficoltà manifestatesi in questi giorni si ripresentino ben più gravi tra poco più di un anno. Lo ha ricordato nel suo discorso di insediamento il presidente Mattarella. Bisogna dare nuovamente il giusto ruolo di centralità alla politica e ai partiti.

Le proposte di riforma sono numerose e, come sempre, abbastanza confuse. Si parla di provvedimenti per limitare i trasformismi, per limitare le decretazioni d’urgenza, per snellire il lavoro delle Commissioni parlamentari. La riforma più urgente, anche alla luce del taglio dei parlamentari rimane quella della legge elettorale. Si è fatta tra l’altro finalmente strada tra le forze politiche la necessità, da tempo segnalata con forza dal Partito Socialista, di una riforma che superi l’attuale legge, il cosiddetto Rosatellum, che non ha affrontato con risposte adeguate né la necessità di stabilità né quella di maggiore rappresentanza.

La nostra proposta è molto chiara. Il sistema elettorale proporzionale con voto di preferenza è in vigore nelle elezioni amministrative, regionali ed europee. Nessuno, per quei livelli istituzionali, ne propone la modifica. Può pertanto essere la base della norma elettorale anche per il Parlamento. Ovviamente, come già avviene nei Comuni e nelle Regioni, il sistema proporzionale puro può essere mitigato con misure che favoriscano la semplificazione e la stabilità e che aiutino la formazione di coalizioni senza tuttavia costringere a un bipolarismo muscolare e di necessità che soffocherebbe le pluralità che animano il nostro Paese.

Si potrebbe pensare, per esempio, a soglie di sbarramento più alte per chi non corre in coalizione o a un limitato premio in seggi alla prima coalizione. I mezzi per coniugare stabilità e rappresentanza evitando l’elezione di un nuovo Parlamento dei nominati sono infatti molteplici e tutti già sperimentati con successo nei vari livelli istituzionali del nostro Paese. Basterebbe un po’ di buona volontà e, bisogna aggiungere, un po’ di generosità dei leader di partito nel rinunciare al privilegio di scegliere direttamente i parlamentari, lasciando questo diritto ai cittadini che ne sono i legittimi detentori.

Il nuovo gruppo dirigente del PSI, anche se non si dovesse pervenire a una legge elettorale proporzionale, è fortemente impegnato a rafforzare il profilo autonomo dei socialisti italiani, senza perdersi nelle sterili discussioni sulla creazione di nuovi soggetti, più o meno centristi. Siamo fortemente integrati nella comunità socialista internazionale, che ha recentemente colto un importante successo in Portogallo, ancora prima in Germania e Spagna, che governa in molti altri paesi europei e che è fortemente impegnata nella lotta alle disuguaglianze e per l’ampliamento dei diritti sociali e civili. In questa chiave abbiamo organizzato nei giorni scorsi un importante convegno al quale hanno partecipato numerosi esponenti socialisti europei, tra i quali lo stesso leader del PSE Sergej Stanisev.

In Italia come in Europa la sinistra e i socialisti devono puntare con grande determinazione ad aumentare le proprie responsabilità di governo per contribuire allo sviluppo di una Europa e di un’Italia più forti, lavorando allo sviluppo di un nuovo modello di società: inclusiva, sostenibile. Le tante emergenze che agitano il pianeta ci impongono un impegno straordinario e una formidabile capacità di guidare i processi di cambiamento. I socialisti europei, che del cambiamento sono riusciti sempre a essere protagonisti, non mancheranno all’appuntamento.

Fonte: Huffpost.it

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