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La Russia chiude i rubinetti, il gas europeo corre. La Cina abbatte il carbone

Nonostante l'apertura di Putin la settimana scorsa, Mosca usa ancora una volta l'arma del gas per scopi geopolitici. Il gasdotto che passa attraverso la Polonia è al 15% dei valori storici. L'ammiraglio De Giorgi avverte: l'Ue non può allontanarsi dagli Usa

La Russia chiude i rubinetti, il gas europeo corre. La Cina abbatte il carbone

La Russia chiude i rubinetti, il gas europeo corre. Una settimana fa il presidente russo, Vladimir Putin, aveva acquietato i mercati del gas naturale,

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La Russia chiude i rubinetti, il gas europeo corre. Una settimana fa il presidente russo, Vladimir Putin, aveva acquietato i mercati del gas naturale, in una giornata in cui la materia prima era schizzata del 40% in pochi minuti alle contrattazioni di Amsterdam, aprendo a maggiori erogazioni verso l’Europa. Poi il politico ha fatto marcia indietro, spiegando che le forniture supplettive sono collegate al progetto Nord Stream. Si tratta di un gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania.

Oggi i futures sulla materia prima con consegna a novembre stanno salendo del 4,91% a 94,35 euro (il picco a 116 a inizio ottobre), oltre 6 volte il valore di un anno fa a poco più di 15 euro. A più riprese il gasdotto e i progetti di un suo raddoppio hanno suscitato le critiche degli Stati Uniti, fin dalle amministrazioni di Barack Obama e Dolnald Trump, secondo i quali la stretta nei legami energetici tra Russia e Germania prefigura una crescente dipendenza di Berlino e del resto d’Europa dal gas russo e un indebolimento geopolitico del Vecchio Continente a favore di Mosca.

Come spiega oggi Bloomberg, i prezzi del gas naturale europeo sono aumentati nel momento in cui i due principali fornitori hanno ridotto i flussi proprio mentre inizia la stagione del riscaldamento invernale. Le consegne norvegesi sono scese al minimo dell’ultima settimana, secondo i dati di Gassco AS, dal canto suo Mosca ha tagliato le spedizioni in Germania tramite un collegamento chiave attraverso la Polonia. I flussi verso, Mallnow vicino al confine polacco, dove termina il gasdotto russo Yamal-Europe, sono crollati al 15% dei volumi normali questo mese. La crisi energetica in Europa mostra pochi segni di cedimento, con i siti di stoccaggio del gas scesi al livello stagionale più basso da almeno un decennio, anche se il recente clima mite ha impedito forti prelievi di carburante.

L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, già capo di stato maggiore della Marina Militare dal 2013 al 2016, ha spiegato ieri in un’intervista a formiche.net che “la Russia ha sempre usato le risorse energetiche per condizionare l’Europa. Continuerà a farlo, ma con risultati modesti a livello strategico… Senza la tutela americana non esiste sicurezza europea. Immaginare una politica estera europea indipendente o addirittura contrastante con quella Usa vuol dire non aver chiaro quali siano i rapporti di forza fra le nazioni in gioco”.

Invece il carbone cede oggi quasi il 4% a 229 dollari la tonnellata, mentre nelle scorse ore i futures sulla materia prima sono scesi in Cina dell’8% dopo che il governo è intervenuto spiegando che sta cercando il modo per intervenire e riportare i prezzi record del carburante all’interno di un “intervallo ragionevole”.

Il contratto di carbone termico più scambiato sullo Zhengzhou Commodity Exchange, con consegna a gennaio, è sceso a 1.755,40 yuan (275 dollari) a tonnellata, dopo aver toccato un picco storico di 1.982 yuan nella sessione diurna di martedì nel mezzo di una crescente crisi energetica e all’inizio della stagione fredda.

La carenza di carbone (a questo hanno contribuito la ripresa post lockdown e il progetto di una Cina neutrale sulle emissioni di CO2 entro il 2060), il principale combustibile del Paese per la produzione di energia, ha portato al razionamento dell’elettricità per l’industria in molte regioni e ha intaccato la crescita economica della seconda economia mondiale. Il calo dell’8% dei futures è stato il crollo più netto da agosto, sebbene i prezzi siano ancora in rialzo del 260% da inizio anno. Sul Dalian Commodity Exchange, scrive Reuters, i valori delle materie prime siderurgiche, coke e carbone da coke, sono scesi di circa il 9% dopo l’intervento di Pechino.

Le vendite sono arrivate dopo che la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC) ha dichiarato che l’intervento del governo sui prezzi del carbone è stato discusso ieri in una riunione dei principali produttori, dell’associazione industriale e del Consiglio per l’elettricità cinese. “L’attuale aumento dei prezzi ha completamente deviato dai fondamenti della domanda e dell’offerta”, ha spiegato la NDRC. “La stagione del riscaldamento si sta avvicinando e il prezzo mostra ancora un’irrazionale tendenza al rialzo”.

Il mercato ritiene improbabile che il rally del carbone fisico venga frenato da Pechino, dal momento che la mancanza di materia prima è strutturale sul mercato. La tipologia di 5.500 NAR (potere calorifico netto del carbone in chilocalorie per chilogrammo) è il valore preferito sia dalle centrali elettriche che dai settori siderurgico e manifatturiero, per la quale le imprese ad oggi stanno dimostrando di essere disposte a pagare di più.

Fonte: Milano finanza

 

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