Ieri è iniziato l’anno nuovo. Per il calendario cinese l’anno comincia il primo febbraio e il 2022 è l’anno della tigre, ma una tigre molto particolar
Ieri è iniziato l’anno nuovo. Per il calendario cinese l’anno comincia il primo febbraio e il 2022 è l’anno della tigre, ma una tigre molto particolare. Si tratta dell’anno della “Tigre d’Acqua” che ricade ogni 60 anni, un avvenimento raro che i cinesi vedono di buon occhio poiché la tigre è simbolo di forza, di coraggio e di grande predilezione, ed ancor di più se in combinazione con l’acqua. Da animale che ama fare le cose in grande stile quindi c’è da aspettarsi molto sia in positivo che in negativo.
Le previsioni, su cui è basata la legge di bilancio, rispecchiano, in grande misura, quelle di Ocse, Fondo Monetario, Banca centrale europea e modello econometrico del Ministero dell’economia e finanza: delineano un forte balzo nel 2021 – crescita del Pil del 6% circa – seguito da un rallentamento nel 2022 – 4,5% circa. Attenzione: nel 2022 torneremmo ad un reddito pro-capite analogo a quello del 2019, che a sua volta era inferiore, però, a quello del 2000. Vent’anni senza crescita di produttività hanno fatto sì che il reddito pro-capite italiano che nel 2000 era superiore alla media dell’Unione europea, nel 2019 era inferiore a tale media. Forse anche con l’aiuto della Tigre d’Acqua, dei fondi del Next Generation EU, delle riforme e degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il 2022 sarebbe stato l’anno della svolta: imprese italiane e straniere avrebbe ripreso a scommettere sull’Italia ed a dimostrarlo con i loro investimenti.
Ma la Tigre d’Acqua è subdola. Nel giro di poche settimane, il quadro è cambiato per determinanti esterne e interne. Tra quelle esterne, due sono le principali: a) la nuova ondata d’infezioni di Covid 19 e b) il crollo delle aspettative sulla crescita della Cina, che è uno dei principali mercati di sbocco di alcune nostre filiere industriali. Poco possiamo fare per b) perché ci vuole tempo e perseveranza per riorientare i flussi nel nostro export. Qualcosa si può fare per quando riguarda l’infezione ed il suo impatto economico: riconoscere che ci sono due categorie di italiani, i vaccinati e quelli che, pur potendo, non vogliono vaccinarsi. Ai primi occorre facilitare di contribuire alla vita della Nazione ed a produrre reddito, mentre i secondi devono essere messi in condizioni di nuocere il meno possibile con un lockdown a loro mirato ed anche facendo ricorso al codice penale.
Le determinanti interne riguardano il deterioramento del quadro politico alla luce dell’elezione del Presidente della Repubblica e dell’approssimarsi della fine della legislatura (con un Parlamento ridotto di un terzo). Il Governo, dal Presidente del Consiglio all’ultimo sottosegretario, dovrebbe dare prova di responsabilità nel restare a guidare il Paese nella procella della Tigre d’Acqua, alleviare la crisi sanitaria e avviare un Pnrr che, lo dimostra il documento inviato al Parlamento il 23 dicembre, è ancora ai nastri di partenza.
Qualche stima numerica? Se il timone resta saldo, la crescita ci sarà nel 2022 ma appena attorno al 2% a ragione delle determinanti internazionali, Se il timoniere guarda ad altro e di conseguenza la ciurma starnazza si torna al zero virgola. Se non peggio.
Fonte: Formiche.net