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Piccole e smart: ecco l’ imprenditoria femminile

Piccole e smart: ecco l’ imprenditoria femminile

Lo stato di salute delle imprese a guida femminile in Italia è buono ma potrebbe migliorare, secondo l'ultimo rapporto sull’imprenditoria femminile cu

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Lo stato di salute delle imprese a guida femminile in Italia è buono ma potrebbe migliorare, secondo l’ultimo rapporto sull’imprenditoria femminile curato da Unioncamere. Più giovani e più sensibili al tema dell’innovazione digitale e alle tematiche green sono, di contro, tra le aziende più in difficoltà sul fronte degli investimenti dopo il periodo peggiore della pandemia di Covid.

Le imprese femminili in Italia sono più piccole ma investono in innovazione e in sostenibilità più di quelle a guida maschile. La metà di queste, però, nel post Covid ha interrotto gli investimenti o addirittura esclude di volerli avviare nel prossimo futuro. Sono le conclusioni a cui arriva il V Rapporto sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne e Si.Camera.

QUANTE SONO? – A fine giugno 2022, le imprese a guida femminile sono un milione e 345mila attività, il 22,2% del totale delle imprese italiane.

QUAL È IL TREND? – Nel secondo trimestre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, il numero delle imprese femminili è rimasto stabile (+1.727 unità; +0,1%). Aumentano nell’industria (+0,3%), nei servizi (+0,4%), tra le società di capitali (+2,9%), nel Mezzogiorno (+0,6%), tra le imprese straniere (+2,6%).

QUALI SONO LE LORO CARATTERISTICHE?– Una maggior concentrazione nel settore dei servizi (66,9%), minori dimensioni (il 96,8% sono micro imprese fino a 9 addetti, contro il 94,7% delle maschili), una forte diffusione nel Mezzogiorno (il 36,8%).

TASSO DI SOPRAVVIVENZA – La capacità di sopravvivenza non è il loro forte: a tre anni dalla costituzione, restano ancora aperte il 79,3% delle attività guidate da donne, contro l’83,9% di quelle a guida maschile e, dopo cinque anni, la quota delle imprese femminili che sopravvivono è il 68,1%, contro il 74,3% delle altre.

Fonte: Linkedin.it

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