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Neom: la città del futuro che l’ Arabia Saudita vuole costruire in mezzo al deserto

Futuristica, sostenibile e aperta a tutti. Questo è l'identikit della smart city che sarà costruita nella provincia di Tabuk, in Arabia Saudita. Un progetto ambizioso dietro il quale, però, si nascondono molte ombre sul regime di Bin Salman.

Neom: la città del futuro che l’ Arabia Saudita vuole costruire in mezzo al deserto

Spiagge che brillano al buio. Treni a levitazione. Infinite file di alberi resistenti al clima afoso e una luna artificiale. Una metropoli libera dall

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Spiagge che brillano al buio. Treni a levitazione. Infinite file di alberi resistenti al clima afoso e una luna artificiale. Una metropoli libera dalle macchine, dalle emissioni di CO2 e costruita in linea retta per oltre 100 miglia, nel bel mezzo del deserto. Questi sono solo alcuni degli progetti previsti dal piano di sviluppo di Neom, la città futuristica ed eco-friendly che l’Arabia Saudita ha in mente di costruire. Per alcuni, un traguardo raggiungibile. Per altri, invece, un’ambizione decisamente esagerata. 

Da The Line alla salvaguardia della barriera corallina

L’esteso territorio della smart city includerà, tra le tante cose, anche The Line, un nucleo di comunità sviluppate lungo una direttrice immaginaria lunga 170 chilometri, attorno alla quale sorgerebbero quattro centri urbani e industriali più grossi, uno per ciascuna delle tipologie di territorio che attraversa: l’area marittima del golfo, quella desertica, la zona montuosa e la valle. «La gente ci guarda come se fossimo pazzi a lanciarci in un’avventura del genere, con così tanti soldi di mezzo, ma non è così», ha spiegato alla BBC Ali Shihabi, ex banchiere e ora membro del board, «Tutto verrà costruito step by step, tenendo conto dell’esigenze dei futuri residenti». Al pari dei superblocchi di Barcellona, aree cittadine prive di traffico, ogni distretto sarà autosufficiente e provvisto delle scuole e di tutti i servizi fondamentali, facilmente raggiungibili dal pubblico a piedi o con poche pedalate. Una volta completata, The Line sarà percorribile a bordo di convogli ad alta velocità che, in meno di 20 minuti, consentono spostamenti rapidi e indolori. Ma non è tutto. Neom ospiterà anche Oxagon, una città sull’acqua di oltre 7 chilometri, la struttura galleggiante più grande al mondo, e conta di attuare persino un ripristino della barriera corallina. 

I dubbi degli esperti sulla sostenibilità di Neom

Mentre sul sito web si legge che la prima fase dei lavori dovrebbe terminare entro il 2025, la realtà racconta una storia ben diversa. Dalle ultime immagini satellitari, infatti, al momento tutto procede a rilento e il completamento di The Line non è arrivato neppure a metà. Una prospettiva che ha fatto storcere il naso agli esperti, già dubbiosi sulla buona riuscita dell’operazione e sulle difficoltà concrete di mettere in piedi una città all’avanguardia con obiettivi così importanti sul fronte ambientale. «Quando si valuta il tasso di sostenibilità di Neom, è necessario prendere in considerazione diversi fattori», ha sottolineato il dottor Manal Shehabi, esperto in gestione dell’energia, «In primis, le modalità di produzione del cibo: occorre capire se si farà riferimento a un sistema locale, che si limita a ricorrere a una quantità minima di risorse, o se si rivolgerà, invece, alle importazioni estere». Sul tema, le uniche informazioni a disposizione riguardano l’agricoltura che, come descritto nella presentazione, punta a servirsi di colture verticali e serre. Una svolta da non sottovalutare per una nazione che importa oltre l’80 per cento degli alimenti ma, probabilmente, non così sostenibile come la si vuole vendere. 

Fotografia aerea dell’avanzamento dei lavori

L’opinione di detrattori e sostenitori sul progetto

Ovviamente, il megaprogetto ha attirato opinioni contrastanti. Da una parte, i detrattori che hanno criticato duramente l’erede al trono, il principe Mohammed Bin Salman, accusandolo di greenwashing e vedendo in Neom nient’altro che un tentativo di distogliere l’attenzione da problemi ben più gravi sul fronte della tutela dei diritti umani. Dall’altra, invece, i sostenitori che reputano necessario ripartire da una città verde e intelligente, alimentata dall’energia del vento, del sole e da impianti di desalinizzazione 100 per cento carbon-free, la soluzione ideale per riportare la disponibilità dell’acqua entro standard accettabili. «L’impianto di Neom si servirà, per la prima volta nella storia, di energie rinnovabili e il materiale di scarto non verrà scaricato in mare ma recuperato e riutilizzato come materia prima industriale», ha illustrato Shihabi, «È un esperimento pilota ma se riusciamo a risolvere il problema della siccità che minaccia il Medio Oriente, sarà una conquista epica. Tanto quanto la missione quasi impossibile di abbandonare la produzione di combustibili fossili, traino dell’economia nazionale».

Mohammed Bin Salman

Le ombre di Neom

In questo mare di promesse scintillanti, tuttavia, si staglia l’ombra di una questione particolarmente spinosa. I territori selezionati come sede della metropoli, tra la costa del Mar Rosso e il confine montuoso con la Giordania, sono stati reputati morfologicamente perfetti ma nessuno ha tenuto conto di chi già vi abitava. Si tratta dei membri di un’antica tribù di beduini che, oltre a slogan e parole, non hanno tratto alcun beneficio dall’operazione. Anzi: molti sono stati addirittura cacciati via con la forza e senza risarcimenti, per lasciare spazio alle fondamenta di Neom. Che, già dalle sponsorizzazioni, pare proporsi come un luogo popolato da ricchi e destinato a ricchi. «Non mi sembra affatto questo il claim», ha precisato Shihabi, «Apriamo le porte a chiunque, dai lavoratori più umili ai magnati. L’errore non sta nel progetto, quanto nelle strategie di comunicazione. Quelle, in effetti, hanno fatto intendere ben altro».

Fonte: Tg43.it

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