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Mar Nero: un fronte complesso che inquieta la Nato

Mar Nero: un fronte complesso che inquieta la Nato

Mentre l’attenzione della Nato è rivolta ai movimenti delle truppe russe lungo i confini terrestri dell’Ucraina, i riflettori tendono a dimenticare un

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Mentre l’attenzione della Nato è rivolta ai movimenti delle truppe russe lungo i confini terrestri dell’Ucraina, i riflettori tendono a dimenticare un altro potenziale fronte di guerra: il Mar Nero. La flotta russa ha messo in atto una serie di imponenti manovre militari anche in questo specchio d’acqua. E quello che appare sempre più evidente, specialmente in questa fase di tensione, è che l’eventualità di una escalation marittima sarebbe uno dei veri e proprio incubi strategici dell’Alleanza Atlantica.

Per Mosca e Kiev, la partita del Mar Nero è essenziale almeno quanto quella di altre frontiere. Il controllo di quest’area marittima, infatti, serve non solo all’Ucraina come garanzie per i traffici mercantili, ma anche alla Russia, il cui obiettivo è quello di proteggere la propria capacità di proiettarsi nei cosiddetti “mari caldi”. In questo senso, l’operazione con cui la Crimea è stata annessa alla Federazione è stato un chiaro simbolo dell’importanza che il Mar Nero riveste per i piani del Cremlino. Importanza che nasce non solo dalla posizione della penisola, che appare come una piattaforma protesa all’interno del mare, ma anche perché utile a garantire il controllo del Mar d’Azov e dello Stretto di Kerch e quindi a evitare che la Nato abbia un nuovo schermo agli interessi di Mosca e possa avvicinarsi al cuore della Federazione via mare.

L’Ucraina non possiede in alcun modo le capacità per contrastare un’eventuale operazione navale russa, quantomeno a livello di volume e potenza di fuoco. La Marina ucraina – con poche navi e in larga parte piccole – brama rinforzi dai partner europei, e fino a questo momento non è riuscita a ottenere quel supporto necessario. Inoltre, diverse aree costiere risultano russofone, con il malcelato dubbio sulla resistenza di alcune province.

È quindi chiaro che molti osservatori guardino al Mar Nero con sospetto. L’esercito russo continua a spostarsi lungo la frontiera terrestre e a esercitarsi anche in territorio bielorusso. Il pericolo di una nuova stagione di tensioni in Donbass e nel territorio di Luhanks è concreto. Ma quelle unità che navigano tra Mar Nero e Mediterraneo segnalano che ipotesi considerate abbastanza “scenografiche” potrebbero tradursi in un elemento ben più concreto. E non è un caso che in questi giorni decine di unità della flotta di Mosca si siano mosse per esercitarsi (formalmente) sulla difesa della Crimea.

Le manovre, che secondo le agenzie di stampa vedono coinvolte decine di navi e aerei, sono un avvertimento che non può essere sottostimato. Il traffico mercantile ne ha già risentito costringendo diversi convogli a modificare le rotte. E, come spiegato da alcuni analisti, il timore è che in caso di conflitto non solo quel fronte sia già perduto militarmente, ma sia anche una delle chiavi dell’eventuale successo russo, tra embargo e controllo totale delle rotte. Oleg Nivevsky, economista della Kiev School of Economics ha spiegato a Deutsche Welle che “i porti rappresentano fino al 60% delle esportazioni ucraine. Le perdite per l’economia ucraina in caso di blocco prolungato dei porti ammonteranno ad almeno 25 milioni di dollari al giorno”. E a tal proposito, anche i recenti aggiornamenti della dottrina strategica ucraina si stanno spostando sul capire come mettere in sicurezza il prima possibile i porti e le principali rotte commerciali sul Mar Nero.

Da una parte si sottolinea come questo specchio d’acqua, già blindato dalla presa della Crimea, offra una sproporzione di forze che per il Cremlino sarebbe decisiva. Divario che non potrebbe essere colmato nemmeno da un’imponente operazione atlantica di supporto, visto che la convenzione di Montreux parla chiaro, la Turchia non appare il membro Nato più entusiasta a muoversi contro la Russia e la presenza militare nelle basi rumene è estremamente debole. Motivo per cui da Bucarest e Bruxelles sono stati mandati diversi messaggi per rafforzare quel settore dell’Europa orientale.

Dall’altra parte, si sottolineano comunque alcune difficoltà che incontrerebbe la flotta russa e che riguardando principalmente. Molti osservatori hanno pavento lo scenario di uno sbarco anfibio, ma questa eventualità, allo stato dell’arte abbastanza remota, poggia sul presupposto che questo avvenga in modo “indolore”. Cosa che non è affatto probabile. Le coste ucraine del Mar Nero sono insidiose e prive di ampi spazi di manovra. Potrebbe essere teatro di una incursione su scala minore, come sottolineato dalle esercitazioni svolte in Crimea nei mesi precedenti, ma non sarebbe il grosso delle forze. Inoltre, come scrive Naval News, tra sistemi antinave, scontri in aree urbanizzate e necessario supporto aereo, si andrebbe a creare uno scenario in cui le perdite per la Russia potrebbero comunque essere eccessive rispetto a quanto preventivato. Una guerra non è nei piani: ma se lo fosse, l’obiettivo sarebbe quello di ridurre il più possibile il rischio di perdite da una parte e dall’altra.

Fonte: Insiderover.it

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