Fonte: Le Formiche.net
La domanda è di quelle che tutti si sono fatti e alla quale qualcuno ha cercato di dare una risposta in occasione dei Venticinque anni di attività di Corepla, il consorzio che si occupa del recupero e del riciclo degli imballaggi in plastica. Quella che ha convinto i più, sembra essere stata quella data da Emilia Garito, ingegnere informatico, ceo di Quantum Leap, inserita tra le 150 imprenditrici e “donne dell’innovazione” in Italia.
“Guardare alla natura per la prossima rivoluzione industriale” : si chiama “Nature co-design”, “una nuova rivoluzione che si fonda sull’incontro tra la biologia, la chimica, la scienza dei materiali e la nanotecnologia per sfruttare la natura come piattaforma manifatturiera a livello atomico”. Inciderà sul modo di produrre in ogni settore industriale, un campo innovativo “appena agli inizi, ma che sarà fondamentale per lo sviluppo dell’umanità dei prossimi decenni”.
Non poteva mancare, nel corso dell’evento, il riferimento al nuovo Regolamento sugli imballaggi che la Commissione europea ha presentato alla fine dello corso anno e che tante polemiche e prese di posizioni sta sollevando nel nostro Paese, penalizzato dal metodo ( adozione di un regolamento anziché di una direttiva come in passato, con pochi spazi di manovra per gli Stati membri) e dal merito, che privilegia il riuso e il deposito cauzionale al riciclo. Un’inversione dettata più da posizioni ideologiche che da precisi indagini sul campo. E contro la quali tutti, dal Governo a Confindustria, si sono detti contrari e decisi a cambiarne i contenuti.
Un non senso la proposta di regolamento della Commissione che, come ha ben fatto notare Edo Ronchi, confligge con la gerarchia dei rifiuti così come prevista dalla direttiva 98 del 2008. L’articolo 4 della direttiva, infatti, dopo aver enunciato la gerarchia (prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero, smaltimento), precisa che “nell’applicare la gerarchia dei rifiuti, gli Stati membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il miglior risultato ambientale complessivo” E aggiunge:” A tal fine può essere necessario che flussi di rifiuti specifici si discostino dalla gerarchia, laddove ciò sia giustificato dall’impostazione in termini di ciclo di vita in relazioni agli impatti complessivi della produzione e della gestione di tali rifiuti”. E, per quelli duri di comprendonio, aggiunge che i singoli Stati devono tener conto “della fattibilità tecnica e praticabilità economica, della protezione delle risorse nonché degli impatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali”.
La stessa viceministro dell’Ambiente Vannia Gava, intervenendo al compleanno di Corepla con un videomessaggio, ha ribadito la posizione del Governo sulla proposta della Commissione che “rischia di non tenere conto delle specifiche realtà nazionali e soprattutto delle caratteristiche e delle esigenze di ogni Paese e delle esperienze che in questi anni sono maturate, come nel caso dell’Italia. Il nostro modello di gestione degli imballaggi rappresenta un’eccellenza a livello europeo con un tasso di riciclo di oltre il 70%. Non volgiamo essere penalizzati, visto che l’industria italiana del riciclo funziona sia in termini ambientali che economici”.
Anche Confindutria, nell’audizione in Commissione Ambiente della Camera sul Regolamento , aveva lanciato l’allarme su un provvedimento che presenta molti aspetti critici e che, se fosse approvato, rischia di compromettere un comparto di eccellenza, con gravi conseguenze su tutto il settore industriale nazionale. “Il modello italiano, ha detto Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria, è un’eccellenza a livello europeo e ha raggiunto gli obiettivi di riciclo previsti per il 2030 con ben nove anni di anticipo. La scelta del regolamento al posto della direttiva è un ingiustificato cambio di rotta che impone agli Stati un’unica soluzione per perseguire gli scopi fissati dal legislatore”.