HomeHabit & Renewable Energies

Nel mondo ci sono sempre più isole artificiali

Dalle Palm islands a Dubai fino al progetto di Lynetteholm a Copenaghen: stiamo costruendo isole a una velocità mai vista prima sia per turismo che per ambizione territoriale. Al contempo, molte isole stanno scomparendo a causa dell'innalzamento del livello del mare

Nel mondo ci sono sempre più isole artificiali

Lynetteholm, questo il nome dell'isola artificiale che sorgerà in Danimarca entro il secolo. Lo scorso giugno i parlamentari danesi hanno approvato i

Come l’ industria dei combustibili fossili influenza l’ informazione italiana?
Lotta alle disclosure sul clima: perché è così intensa?
Dove trovare la moda etica con l’aiuto della Rete

Lynetteholm, questo il nome dell’isola artificiale che sorgerà in Danimarca entro il secolo. Lo scorso giugno i parlamentari danesi hanno approvato i piani per la sua costruzione: potrà ospitare 35mila persone e proteggere il porto di Copenaghen dall’innalzamento del livello del mare. L’isola gigante sarà inoltre collegata alla terraferma tramite una tangenziale, un tunnel e una linea metropolitana. Il progetto dovrebbe vedere la luce entro il 2070.

L’idea di costruire isole artificiali però ha origini ben più lontane, risale ai tempi preistorici e aveva ovviamente obiettivi diversi, come ad esempio la celebrazione delle cerimonie. Col tempo, però, sono cambiate le necessità – creare spazi isolati, espandere il parco immobiliare o ospitare insediamenti densamente popolati – e nel mondo sono continuate a fiorire nuove isole create dall’uomo: ecco che vediamo sempre più arcipelaghi giganti, atolli di cemento, piattaforme petrolifere.

In un libro, il geografo Alastair Bonnett dell’Università di Newcastle, nel Regno Unito, fa il punto della situazione. Si intitola Elsewhere: A Journey Into Our Age Of Islands e evidenzia come le nuove isole artificiali stiano crescendo esponenzialmente rispetto a quanto accadeva in passato. “Viviamo nell’era delle isole – ha detto Bonnet in un’intervista a Bbc -. Ne vengono costruite di nuove in numero e su una scala mai vista prima”. In effetti, se in precedenza si notavano isole che nascevano già dalla predisposizione della morfologia territoriale, oggi ci sono dei progetti imprenditoriali complessi e ambiziosi che puntano a riqualificare aree anche dal punto di vista turistico.

Fra passato e futuro

Se le prime isole erano soprattutto strutture galleggianti, i nuovi progetti riguardano zone dove i fondali sono bassi o utilizzano la tecnica della terra sottratta al mare. Non solo: negli ultimi anni progettare un’isola artificiale rappresenta per molte città la possibilità di espandersi sul mare o sulle acque circostanti, e avere nuovi insediamenti e attività oltre i confini urbani. Un esempio è Little Island a New York, inaugurata proprio nel 2021. Si tratta di un parco insulare artificiale galleggiante nel fiume Hudson a ovest di Manhattan.

Situazione simile, ma ben più strutturata è quella dell’Ocean Flower Island a Danzhou, nella Cina meridionale, ultimata nel 2020, che consiste in alcuni isolotti indipendenti con una superficie totale di 381 ettari, e, dall’alto, ha la forma dei petali di un fiore raccolti intorno alla corolla. Un progetto enorme che ricorda quello dell’arcipelago Palm Islands a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, finito in tempo record nel 2006 (ma per una nuova isola, Palm Deira, i lavori sono ancora in corso) e situato nel Golfo Persico. Di questo arcipelago fa parte Palm Jumeirah, l’isola artificiale a forma di palma composta da un tronco centrale e 17 rami.

In Azerbaijan, invece, si sta ancora lavorando al progetto Khazar Islands, un’isola artificiale nel Mar Caspio che di fatto coprirà duemila ettari con al suo interno più di 40 isole collegate tra loro da ponti e passerelle. Qui dovrebbe sorgere l’Azerbaijan Tower, che con i suoi 1.050 metri potrebbe diventare l’edificio più alto del mondo. Un progetto che vuole unire architettura, ingegneria e turismo.

Ogni isola, sostiene Bonnett, ha una sua storia degna di nota. Infatti, oltre a questi progetti recenti, fra gli insediamenti più grandi si ricordano invece Flevopolder, in Olanda: l’isola, terminata nel 1968, si attesta come la più grande fra quelle artificiali mai create dall’uomo. A seguire c’è l’isola canadese di René-Levasseur, creata artificialmente tramite il bacino idrico di Manicouagan, con un’area di oltre duemila chilometri quadrati. L’isola origina dall’impatto di un meteorite che ha colpito il pianeta circa 214 milioni di anni fa.

In Italia, per oggi, si contano oltre dieci isole artificiali, quasi tutte concentrate nella laguna veneta. Il nostro paese però custodisce la storia dell’Isola delle rose, (di recente raccontata in un film su Netflix), ovvero una piattaforma artificiale di 400 metri quadrati che sorgeva nel mare Adriatico al largo della costa tra Rimini e Bellaria-Igea Marina. Ideata dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa nel 1958 e terminata nel 1967, l’anno successivo si autoproclamò Stato indipendente, per poi essere sequestrata e demolita nel febbraio 1969.

L’impatto ambientale

Sebbene alcune strutture artificiali siano state recuperate con molto tempo direttamente dalla natura, altre vengono costruite – e progettate – da zero in tempi davvero record. “Troppo spesso però le isole artificiali sono zone morte. Cercare di farle rivivere è un duro lavoro“, sostiene Bonnett. In luoghi come il Mar Cinese Meridionale, per esempio, “le scogliere un tempo incontaminate sono state orribilmente mutilate col cemento”, dice.

Insomma è chiaro che se da un lato molti dei nuovi progetti ambiscono ad avere il minimo impatto sull’ecosistema circostante, dall’altro, secondo altri esperti, il costo ambientale appare elevato. In effetti le isole artificiali possono alterare il moto delle onde e portare all’erosione costiera. Inoltre, distruggono anche habitat marini e minacciano l’esistenza di molte specie marine. Anche il progetto olandese di Lynetteholm sta fronteggiando numerose critiche degli ambientalisti. Al contempo, però, nei prossimi anni, la costruzione di isole artificiali rialzate potrebbe aumentare proprio per l’innalzamento delle acque causato dal surriscaldamento globale, che sta anche cancellando alcune isole naturali esistenti.

Fonte: Wired.it

Commenti