Fonte: Indipendente.online L’8 novembre scorso si è tenuto un incontro virtuale per la presentazione di una nuova campagna con la collaborazione tr
Fonte: Indipendente.online
L’8 novembre scorso si è tenuto un incontro virtuale per la presentazione di una nuova campagna con la collaborazione tra pubblico e privato. Si tratta della cosiddetta “Agenda 50in5”, in una collaborazione che coinvolge le Nazioni Unite, la Fondazione Bill e Melinda Gates così come i partner della Fondazione Rockefeller, si intende implementare la digitalizzazione di varie pratiche quotidiane, come accertamenti dell’identità, pagamenti e condivisione dei dati in 50 paesi del mondo con l’utilizzo della Digital Public Infrastructure (DPI). Tra i primi aderenti troviamo Paesi molto differenti per livello di sviluppo economico e digitale: Norvegia, Estonia, Moldova, Bangladesh, Singapore, Sri Lanka, Etiopia, Togo, Sierra Leone, Senegal e Guatemala.
Il programma “50in5”, vuole riuscire a mettere in piedi – entro il 2028 – l’infrastruttura pubblica digitale. Oltre alle Nazioni Unite, al progetto lavorano la Bill and Melinda Gates Foundation, il Centre for Digital Public Infrastructure, così come Co-Develop, Digital Public Goods Alliance, con il supporto di GovStack, dell’Inter-American Development Bank e dell’UNICEF.
GovStack è una comunità open source che si occupa di definire standard globali per la digitalizzazione delle infrastrutture del settore pubblico. La Digital Public Goods Alliance è invece un’iniziativa multilaterale sostenuta dalle Nazioni Unite che sostiene la diffusione di tecnologie open source, riunendo Paesi e organizzazioni per creare un “ecosistema globale per i beni pubblici digitali e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Co-Develop è un ulteriore iniziativa costituita, nel 2021, come risposta alla crisi pandemica, dalla Fondazione Rockefeller, dal ministero degli Affari Esteri della Norvegia e la già citata Digital Public Goods Alliance. Il Center for Digital Public Infrastructure è una piattaforma di soggetti, compreso Bill Gates, che propone, come si può leggere dal sito, “un approccio per risolvere i problemi socio-economici su larga scala, combinando interventi tecnologici minimalisti, governance pubblico-privata e una vivace innovazione di mercato”. Esempi comuni di questo, spiegano, “includono Internet, le reti mobili, il GPS, i sistemi di identità verificabili, le reti di pagamento interoperabili, la condivisione dei dati, le reti di scoperta e di evasione degli ordini a circuito aperto, le firme digitali e altro ancora”.
Già lo scorso anno, al Digital Moment, presso le Nazioni Unite, incontro organizzato dalla già citata Bill and Melinda Gates Foundation e dalla Digital Public Goods Alliance, oltre che dal ministero degli Affari Esteri dell’Estonia e da quello della Cooperazione Economica e dello Sviluppo della Germania e della Banca Mondiale, veniva scritto: “Mentre il mondo entra nel terzo anno della pandemia di COVID-19, l’infrastruttura pubblica digitale inclusiva (DPI) è emersa come un meccanismo chiave per trasformare l’erogazione dei servizi e aumentare la resilienza alle crisi future [..] I sistemi DPI sono diventati fondamentali per consentire un’erogazione significativa di servizi pubblici e privati e sostenere il raggiungimento di una serie di SDG, tra cui la riduzione della povertà, l’inclusione finanziaria e la resilienza climatica”.
Anche il World Economic Forum sostiene lo sviluppo e l’utilizzo di DPI e loda il lavoro svolto in questi anni dall’India, dove è stata costruita un’infrastruttura pubblica digitale che include un livello di identificazione digitale chiamato “Aadhar”, un sistema di pagamento unificato, e, tra gli altri servizi, un livello di scambio di dati nel suo Account Aggregator. In questo senso, il più volte citato Bill Gates, con la sua Fondazione, è invece particolarmente impegnato in Kenya promuovendo “Maisha Namb”, l’identità digitale che ogni keniota, avrà ufficialmente, fin dalla nascita, accompagnata dalla “Maisha Card”. Il Kenya, come si legge dal sito della Fondazione di Gates, è uno dei Paesi considerati dalla fondazione come “prioritari” in Africa, insieme all’Etiopia che è parte dei First Movers dell’agenda “50in5”.