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Trattativa Carige-Benetton, tre ex consiglieri (anonimi) della banca accusano i vertici

Tre voci anonime, raccolte dall’agenzia Ansa, e un violento attacco gli ex vertici di Banca Carige, accusati di «mercanteggiare come il padrone del vapore per chiedere quattrini ai Benetton» dopo le intercettazioni che hanno portato alla luce i contatti fra Giovanni Castellucci e Giovanni Toti a fine ottobre 2018. Ma la notizia della trattativa era nota da quasi due anni

Trattativa Carige-Benetton, tre ex consiglieri (anonimi) della banca accusano i vertici

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Genova – Tre voci anonime, raccolte dall’agenzia Ansa, e un violento attacco gli ex vertici di Banca Carige, accusati di «mercanteggiare come il padrone del vapore per chiedere quattrini ai Benetton» dopo le intercettazioni che hanno portato alla luce i contatti fra Giovanni Castellucci e Giovanni Toti a fine ottobre 2018, pochi mesi dopo il crollo del viadotto Morandi.

Le accuse arrivano da tre ex consiglieri d’amministrazione dell’istituto ligure, che tramite l’agenzia di stampa tengono a precisare che «a fine ottobre 2018 il cda della banca ligure, allora quotata in Borsa, non era informato che ci fosse la necessità di un aumento di capitale da 400 milioni».

Le conversazioni tra Toti e Castellucci riportate dall’ordinanza sono del 30 ottobre, quelle tra Modiano e lo stesso Castellucci del 31 ottobre. L’aumento di capitale da 400 milioni necessario per le ingenti svalutazioni venne deciso nel cda dell’11 novembre e annunciato al mercato il 12 novembre 2018. Da lì a poco, la banca fu commissariata. «Quelle cose lì non sono mai state portate né in consiglio né in comitato rischi della banca. Naturalmente si sapeva che fosse in grande difficoltà, tant’è che la banca fu commissariata dopo pochi mesi – dice all’Ansa uno dei tre consiglieri anonimi -. Naturalmente quello che è uscito sui giornali è abbastanza sconcertante. La discussione in consiglio funzionava molto male, era molto debole, sempre al limite dell’emergenza. E il presidente non ci ha tenuto molto informati».

«Noi non sapevamo neanche il buco che c’era – ricorda un altro consigliere, sempre anonimo -. Modiano (il presidente della banca, ndr) lo sapeva perfettamente, ma noi lo abbiamo saputo solo ai primi di novembre nei lavori di preparazione al consiglio dell’11».

Una cosa è certa: la notizia della trattativa fra la banca e la famiglia Benetton non può certo essere definita una novità, e appare strano che per tale voglia essere spacciata. Scriveva il Secolo XIX il 31 gennaio 2019: “Erano i primissimi giorni di novembre quando a Pietro Modiano, allora presidente di Carige e oggi commissario, venne l’idea di provare a convogliare su Genova i Benetton. Lui e l’allora ad Fabio Innocenzi, oggi commissario, erano alla guida dell’istituto da poco più di un mese, a valle dell’assemblea del 20 settembre che aveva confermato la banca sotto il controllo dei Malacalza”.

“Carige – si legge sempre sul Secolo XIX del 31 gennaio 2019 – sembrava avere bisogno di capitale aggiuntivo per 200 milioni, ma a fine ottobre Bce aveva formalizzato una richiesta di ulteriori rettifiche sui crediti (257 milioni, accolte poi in 200) e la novità raddoppiò il fabbisogno. Presidente e ad illustrarono la situazione al primo azionista, che si disse contrario a sostenere un onere doppiato rispetto alle sue aspettative. Serviva aiuto, avrebbe potuto fornirlo un partner. Modiano contattò Patuano, che pur non mostrandosi contrario a investimenti su Genova fece presente che un’operazione del genere racchiudeva in sé «rischi e complessità troppo alti per via della litigiosità dei Malacalza». I Malacalza, a loro volta, bocciarono l’idea perché non erano disposti a coabitare con i Benetton”.

Fonte : www.ilsecoloxix.it

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