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Dall’Ue nuove norme per tassare le attività digitali

Dall’Ue nuove norme per tassare le attività digitali

Il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici ha presentato oggi a Bruxelles un pacchetto di nuove norme che riguarderann

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Il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici ha presentato oggi a Bruxelles un pacchetto di nuove norme che riguarderanno “fra le 120 e le 150 imprese nell’Ue, europee, americane e asiatiche”. Si tratta di due proposte legislative distinte con l’obiettivo di conseguire una tassazione più equa nell’Ue per le attività dell’economia digitale.

La prima proposta mira a riformare le norme in materia di imposta sulle società, in modo che gli utili siano registrati e tassati nel luogo in cui le imprese hanno un’interazione significativa con gli utenti attraverso i canali digitali. La seconda proposta risponde alle richieste di numerosi Stati membri di istituire un’imposta temporanea da prelevare sugli introiti delle principali attività dell’economia digitale che al momento sfuggono a qualsiasi tipo di imposizione fiscale nell’Ue. Delle soglie minime (almeno 750 miliondi di euro di fatturato a livello mondiale e 50 milioni di euro nell’Ue) sono state previste per tutelare le Pmi.

La nuova tassa potrà essere imposta da uno Stato membro alle imprese con una “presenza digitale significativa” sul loro territorio anche quando non sono presenti fisicamente. La definizione di “presenza digitale significativa” si applica alle imprese che, in un anno fiscale, hanno un fatturato di almeno 7 milioni di euro nello Stato membro interessato oppure se più di 100.000 utenti hanno avuto accesso ai suoi servizi digitali o ancora se la società ha concluso con altre imprese più di 3.000 contratti per servizi digitali. La tassa verrà applicata con un’aliquota comune che la Commissione propone di fissare al 3%, prevedendo che genererà 5 miliardi di euro all’anno negli Stati membri. L’imposizione riguarderà attività che creano valore, come la vendita di “big data”, la pubblicità mirata, le interazioni/interfaccia fra venditori e compratori.

 

 

 

La Commissione propone un approccio comune armonizzato anche perché è preoccupata dal prevedibile effetto sul mercato unico delle iniziative legislative nazionali disparate che 11 Stati membri hanno già deciso o (come nel caso dell’Italia) si preparano ad applicare per la tassazione delle imprese digitali.

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