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L’economia dello spazio e il ruolo dell’Italia

Un asset fondamentale per il governo. Così il ministro dell’Innovazione Vittorio Colao ha definito le tecnologie spaziali, a cui sono stati destinati 1,49 miliardi di euro nel Pnrr. Investimenti che aiuteranno non solo le attività nello spazio, ma anche la rivoluzione verde e la transizione ecol

L’economia dello spazio e il ruolo dell’Italia

Le tecnologie spaziali vanno considerate dal governo un asset fondamentale che può aiutare la società in molti ambiti e mitigare gli effetti della pan

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Le tecnologie spaziali vanno considerate dal governo un asset fondamentale che può aiutare la società in molti ambiti e mitigare gli effetti della pandemia. Possono essere inoltre usate per colmare il gap digitale e contribuire a salvare l’ambiente».

Cos’è la Space Economy?
Secondo l’Ocse, la Space Economy «è l’intera gamma di attività e l’uso di risorse che creano valore e benefici per gli esseri umani nel corso dell’esplorazione, ricerca, comprensione, gestione e utilizzo dello spazio». Ciò di cui si occupa la Space Economy non riguarda però soltanto lo spazio in senso stretto, ma anche altri campi come il digitale, l’agricoltura, l’industria.

Gli effetti della crescita si vedranno soprattutto a livello occupazionale: si stima infatti che gli investimenti del Pnrr porteranno a un aumento del 20 per cento del numero degli addetti allo spazio in Italia, oggi pari a 7mila unità, con un balzo del numero di occupati pari a +15 per cento nei prossimi cinque anni.

Il Pnrr e i campi di applicazione
Comunicazioni satellitari; osservazione della Terra; Space factory; accesso allo Spazio; “in-orbit economydownstream. Sono queste le sei aree di intervento nel campo della Space Economy individuate dal governo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’obiettivo è quello di riuscire a contribuire in maniera significativa alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, tramite l’economia dello spazio.

In questo settore l’Italia gioca un ruolo fondamentale. Tra i membri fondatori dell’Agenzia spaziale europea, di cui oggi è il terzo Paese contributore, ha avuto un ruolo centrale nella discussione del dossier sulla Space Economy nell’ultimo G20, tenutosi a Roma a fine ottobre.

L’interesse italiano per lo spazio è però noto da tempo ed è oggi visibile grazie all’alto numero di centri di ricerca, infrastrutture e imprese che si articolano in una catena del valore estesa e unica a livello europeo. Al fine di favorirne lo sviluppo, il governo aveva emanato a fine 2016 un primo Piano strategico nazionale Space Economy che aveva una dotazione complessiva di 4,7 miliardi di euro e al cui interno erano previsti finanziamenti al programma nazionale Satcom per 1,38 miliardi e a Mirror Copernicus invece per 1,8 miliardi.

Ma oltre a Stati Uniti e Cina, anche altri Paesi europei si stanno organizzando per sfruttare le risorse spaziali. Un esempio sono Francia e Lussemburgo, che lo scorso ottobre hanno fondato un’organizzazione europea per promuovere lo sfruttamento congiunto delle risorse, chiamata Euro2Moon.

Anche l’Unione europea si interessa di spazio: il suo bilancio nel settore, finanziato attraverso contributi degli Stati membri ma gestito a livello sovranazionale, aveva in dotazione 10,2 miliardi di euro nel 2018, di cui 8,4 miliardi provenienti dagli Stati membri e 1,8 miliardi dal bilancio comunitario. Tra il 2014 e il 2020, la sola Unione europea ha investito circa 12 miliardi di euro in attività spaziali e, anche grazie a tali investimenti infrastrutturali, oggi gestisce sistemi spaziali come Copernicus Egnos e Galileo. Il futuro insomma è segnato nelle stelle.

Fonte: L’economia dello spazio e il ruolo dell’Italia – Linkiesta.it

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