HomeBanche per L'impresa

L’ open banking fa crescere le erogazioni alla clientela consumer +7,5%

Lo studio di Crif ha rilevato un tasso di conversione dell'80% entro 24 ore dall'inizio dell'onboarding della nuova clientela, nonché un tempo inferiore a 5 minuti per completare il processo di application a un nuovo conto. Il numero di clienti accettati utilizzando i dati raccolti sul conto corrente è cresciuto del 30%

L’ open banking fa crescere le erogazioni alla clientela consumer +7,5%

Digitalizzare è ormai la parola d'ordine del mondo bancario e finanziario. Lo sviluppo dei servizi di open banking, inizialmente strettamente riconduc

Open banking: i 5 vantaggi della PSD2 per il mondo delle PMI
Verso la PSD3: cos’è e cosa cambierà con la nuova strategia digitale dell’Europa
Open Banking e sfide di compliance

Digitalizzare è ormai la parola d’ordine del mondo bancario e finanziario. Lo sviluppo dei servizi di open banking, inizialmente strettamente riconducibile ai servizi di pagamento, si sta progressivamente estendendo verso prodotti di investimento, risparmio, credito e supporto allo sviluppo del business, tanto che da open banking si sta delineando lo scenario più ampio di open finance.

Uno studio realizzato da Crif, presentato in occasione del Crif Finance Meeting, ha segnalato, tra gli aspetti più immediati nell’evoluzione del rapporto banca-cliente, la semplificazione e velocizzazione dell’onboarding della nuova clientela grazie alle più recenti tecnologie digitali, inclusi tutti i processi e i controlli correlati (identificazione e know-your-customer (kyc), aml-antiriciclaggio, controllo automatico dei poteri di firma e altri), nonché l’automatizzazione di tutte le attività relative all’acquisizione della documentazione necessaria e dei dati in essa contenuti, come le immagini dei documenti di riconoscimento richiesti dalle normative e dalle funzioni di compliance.

L’onboarding digitale permette al cliente finale di completare le operazioni nel minor tempo possibile attraverso una customer experience fluida e coinvolgente. Inoltre, è la porta di ingresso verso l’open banking, consentendo di aumentare la conoscenza del cliente e potenziando i processi di valutazione, che risulteranno più veloci ed efficaci grazie a tutte le nuove informazioni di conto corrente.

L’analisi di Crif ha rilevato, infatti, un tasso di conversione pari all’80% entro 24 ore dall’inizio dell’onboarding della nuova clientela, un’accuratezza e completezza della raccolta documentale superiore al 75% e, soprattutto, un tempo inferiore a 5 minuti per completare il processo di application a un nuovo conto. Allo stesso tempo, si registra un incremento del +30% del numero di clienti, rifiutati al primo round, che viene accettato utilizzando i dati raccolti di conto corrente, a fronte di un aumento del 7,5% delle erogazioni di prestiti alla clientela consumer, mentre la crescita delle pratiche deliberate automaticamente rispetto al processo tradizionale arriva a +50%.

Inoltre, i clienti potranno usufruire di servizi e funzionalità personalizzate sui canali digitali, che danno valore aggiunto dell’esperienza già disponibile sui canali tradizionali, con opportunità di migliorare l’esperienza utente sia nella gestione dei propri risparmi, sia dello sviluppo delle proprie attività, in particolare nel caso di Pmi e piccoli operatori economici. Questo si abbina alla disponibilità di Customer Journey digitali in grado non solo di ridurre il time-to-service, ma anche di abilitare i clienti ad accedere a distanza a servizi completi ed evoluti (lending, pagamenti, finanziamenti etc. così come servizi assicurativi e/o per la protezione cyber), anche richiedendo il supporto remoto in caso di difficoltà.

“Siamo solo all’inizio di un periodo destinato a segnare importanti evoluzioni nell’offerta di servizi realmente mirati sulle esigenze della clientela e, più in generale, nello sviluppo di nuovi modelli di business del sistema bancario e non solo. Tutti gli operatori dovranno necessariamente far evolvere il proprio paradigma di offerta, mettendo al centro i bisogni dei clienti, siano essi privati o imprese, e far evolvere l’integrazione di servizi come elemento distintivo”, ha commentato Simone Capecchi, direttore esecutivo di Crif. “Nello specifico, sarà inevitabile una evoluzione dei modelli di servizio e di offerta tale per cui i benefici derivanti dalla condivisione dei dati in ambito open banking possano essere ritornati verso gli utenti finali come elemento facilitatore e acceleratore della condivisione stessa”.

Sempre secondo lo studio di Crif, nei circa tre anni dall’entrata in vigore della direttiva sui dervizi di pagamento (psd2), in media il 39,5% dei clienti coinvolti nei processi di open banking ha fornito il consenso all’utilizzo delle informazioni del proprio conto corrente. Di questi, tuttavia, solo il 10% ha completato correttamente il processo, ad esempio inserendo le credenziali, così da consentire l’accesso al proprio conto e l’analisi dei dati transazionali. Va però evidenziato che, per i player finanziari più attivi e performanti, la quota dei clienti ingaggiati arriva a superare anche il 56%, mentre gli utenti che completano il processo per l’accesso ai dati di conto sfiorano il 30%.

Analizzando il profilo di questi soggetti, è emerso che il 54% delle persone fisiche è monoreddito, il 26% multireddito e il 20% privo di entrate ricorrenti. Quasi l’80% fornisce un conto corrente dove si registra l’accredito dello stipendio o della pensione, quindi il conto principale. Il saldo medio per cliente è di 3.306 euro, con tre transazioni medie mensili in entrata, per un importo medio di 2.124 euro. Il 37% dei lavoratori dipendenti si concentra nel cluster di entrate comprese tra 1.500 e 2.500 euro, mentre il 35% dei multireddito si concentra nel cluster 2.500-5.000 euro. Inoltre, circa il 12% di clienti ha un risparmio medio mensile superiore al 20% del reddito. Allo stesso tempo, va segnalato come circa il 90% delle imprese ingaggiate nei processi di open banking che forniscono il consenso alla condivisione dei propri dati siano piccole e medie imprese o società di persone o capitali con fatturato inferiore a 2 milioni.

“Lo sviluppo di queste iniziative di open finance contribuirà a costruire e affermare un nuovo modo di vedere la banca, rafforzandone il ruolo di partner per la clientela finale, sia essa costituita da consumatori o da imprese, migliorando al contempo l’esperienza d’uso e aumentando il numero di touch-point anche al di fuori dell’offerta bancaria stessa”, ha aggiunto Capecchi, concludendo: “In particolare, questo fornirà un concreto aiuto ai clienti che vogliono prendere decisioni informate sulle proprie finanze e avere un rapporto sempre più evoluto e personalizzato con il proprio istituto finanziario, risparmiando tempo, fatica e denaro per trovare una risposta alle esigenze quotidiane.

Fonte: Milanofinanza.it

Commenti