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Torino risparmia e Cuneo investe: così la pandemia cambia l’economia

Sotto la Mole la liquidità in banca sale di 3 miliardi, ma la produzione perde il 3%. Patrimoni ricchi anche nella Granda, eppure le imprese fanno +2,7%

Torino risparmia e Cuneo investe: così la pandemia cambia l’economia

Povera Torino, sempre più ricca e sempre più in crisi. Nei caveau delle banche del territorio, nonostante le sferzate dei venti di recessione, famig

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Povera Torino, sempre più ricca e sempre più in crisi. Nei caveau delle banche del territorio, nonostante le sferzate dei venti di recessione, famiglie e imprese potrebbero tuffarsi in un mare di monete d’oro come epigoni sabaudi di Paperon de’ Paperoni. Secondo Banca d’Italia in città i depositi valgono quasi 60 miliardi di euro (59 per l’esattezza), molto più della dote del Mes che agita i partiti in Parlamento, 10 volte tanto il piano piemontese per il Recovery Fund «regionale». Una ricchezza in liquidità da far invidia e che non accenna a diminuire. Anzi. In piena tormenta da Covid-19 — con il Pil che si restringe, e con la creazione di lavoro che diventa un investimento rimandato a tempi migliori — i conti correnti dei torinesi sono perfino aumentati. E non di poco. In cascina, nell’annus horribilis dell’economia, il tesoro in contanti di Torino è cresciuto di circa 3 miliardi di euro. Si capisce. Si consuma di meno, si spende meno, non si viaggia, si sta la maggior parte del tempo a casa. Tuttavia a ben vedere, la fortuna depositata in banca non è figlia, almeno non lo è in forma esclusiva, del risparmio delle famiglie, spesso alle prese con problemi occupazionali, riduzione dello stipendio, partite Iva con poco lavoro.

L’impennata di denaro sui conti correnti è un affare (difensivo) delle imprese. Da marzo in poi, come documentato da Bankitalia, industrie, aziende e botteghe hanno riempito i depositi bancari a volontà, aumentando le consistenze del 23%. Uno scenario quasi da guerra. Tutti nel bunker: in attesa della liberazione. Torino sembra aver tirato i remi in barca. Sotto la Mole si investe poco o niente. E chi può, grazie anche ai contributi del Decreto Liquidità, riempie il granaio aspettando tempi migliori. Un fenomeno che non sorprende Luca Asvisio, presidente dei Commercialisti torinesi: «Ci vuole un super bonus al 110% anche per gli investimenti delle imprese. Il governo l’ha fatto per l’immobiliare. E qualche schiarita si vede. Ora servono agevolazioni anche per l’industria e il terziario. Altrimenti, se non torniamo a progettare il nostro futuro, e lo possiamo fare solo investendo, non ci risolleviamo più». Già, il combinato disposto di consumi al lumicino e investimenti azzerati è un freno a ogni ipotesi di sviluppo. Ma è una strada che porta a una prolungata recessione.

La stagione dei bonus a pioggia ha coperto alcune toppe, anche se non tutte, e ha contribuito ad aumentare la liquidità in circolazione. Parcheggiata in banca ma nemmeno investita in attività finanziarie. Fondi comuni, obbligazioni e depositi vincolati registrano una fuga di sottoscrittori. Certo, la scarsa propensione a investire è ovviamente frutto dell’incertezza, in un periodo scandito dai Dpcm restrittivi e lockdown seriali, che ha come unica prospettiva le promesse di ristori e il piano Ue di rilancio. Eppure non tutto il Piemonte è sprofondato in letargo. Basta scorrere i dati sulla produzione industriale di Unioncamere Piemonte. Nell’ultimo trimestre, Torino, come buona parte delle altre province, ha continuato a viaggiare con la spia in rosso. Al posto del rimbalzo atteso, la provincia ha lasciato sul terreno il 2,9% di attività produttiva.

A Cuneo invece si sente altra musica. La provincia Granda corre aumentando il business industriale del 2,7%. Il fatturato delle imprese cuneesi è balzato del 3,8%. Gli ordinativi all’estero sono cresciuti del 3,9%. Aria di ripresa nell’altro Piemonte. Come è possibile? Secondo Mauro Gola, presidente degli industriali cuneesi, la diversificazione economica del territorio riesce a superare i momenti difficili. «L’alimentare ad esempio va molto bene. Fatica di più la metalmeccanica. Ma tutto sommato il tessuto produttivo si sta riprendendo bene». Eppure la terra del risparmio, cultura contadina e parsimoniosa, sembra andare in controtendenza rispetto a Torino, motore dell’industria, economia muscolare del Nord-Ovest. E Cuneo va controcorrente non solo nei risultati e nel giro d’affari. Nelle banche cuneesi i depositi restano molto ricchi, e superano quota 17 miliardi. In proporzione al numero di abitanti, 500 mila contro due milioni di torinesi, Cuneo è molto solida e ben più patrimonializzata. Ma in questi anni non si è verificata una corsa a senso unico al parcheggio bancario della ricchezza. Anche il risparmio è andato adagio, mentre gli investimenti non si sono fermati. «Non ci piace fare passi troppo lunghi — dice Gola — Qui nel cuneese siamo metodici, non smettiamo mai di investire».

Fonte : torino.corriere.it

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