Fonte: Finanzaonline.com Inflazione, occupazione e infine Pil. Per l’economia italiana è stata una settimana davvero densa di dati macroeconom
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Inflazione, occupazione e infine Pil. Per l’economia italiana è stata una settimana davvero densa di dati macroeconomici che si chiude con una notizia positiva per il Governo Meloni: ovvero la revisione al rialzo (seppur modesta) della crescita Pil. Una piccola revisione che, come spiegano gli economisti, non cambia il quadro di fondo che resta stagnante e sui cui pesa sempre il fardello debito.
Il dato odierno arriva dopo l’inflazione in calo e i dati sul mercato del lavoro di ieri, ma soprattutto dopo le parole del nuovo governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che plaude al calo dei prezzi ma rimarca come “il peso del debito opprime l’economia italiana da troppi anni”.
La revisione del Pil, ecco i numeri dell’Istat
All’indomani dal dato sull’inflazione, l’Istat ha ritoccato verso l’alto le stime trimestrali sulla crescita. Nel dettaglio, nel terzo trimestre del 2023 il Prodotto interno lordo italiano ha mostrato una crescita dello 0,1% sia rispetto al trimestre precedente, sia nei confronti del terzo trimestre del 2022. “Tali misure rappresentano una revisione al rialzo rispetto alla stima preliminare diffusa a fine ottobre, quando il tasso di crescita era risultato nullo in termini sia congiunturali, sia tendenziali, mentre rimane inalterata la crescita acquisita per il 2023 (+0,7%)”, commenta l’istituto di statistica nella pubblicazione “Conti economici trimestrali del terzo trimestre 2023”.
Pil Italia rivisto al rialzo ma la crescita è anemica. Per ING “quadro non cambia”
“Dopo la sorpresa positiva su inflazione e occupazione, la settimana si conclude con una revisione ottimistica anche per la crescita del Pil. La stima della crescita per il terzo trimestre viene aggiornata al rialzo, evidenziando comunque un rallentamento economico evidente sia in Italia che in Europa“, commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro, spiegando che “in un contesto di crescita anemica, le dichiarazioni di ieri del neogovernatore di Banca d’Italia riguardo alla disinflazione e ai danni inutili all’attività economica creano nuove sfide per Francoforte”.
Insomma, aggiunge l’esperto, “se da un lato potrebbe essere prematuro dichiarare una vittoria sul fronte inflazionistico, dall’altro le economie, abituate a lungo a bassi tassi e alta liquidità, mostrano difficoltà nell’adattarsi al nuovo scenario”.
Secondo l’analisi dell’ecoomista di ING, Paolo Pizzoli, “la piccola revisione al rialzo non cambia il quadro: l’economia italiana è attualmente in una fase di stagnazione stagnante e probabilmente continuerà ad esserlo anche nel quarto trimestre”. “Avere una lettura marginalmente positiva invece che piatta non muta il quadro di fondo dell’attuale situazione economica. L’economia italiana è stagnante e una svolta non sembra imminente“, avverte l’esperto che ricorda come i dati relativi alla fiducia delle imprese nel mese di ottobre e novembre hanno evidenziato una continua debolezza nel settore manifatturiero e delle costruzioni, con un peggioramento del quadro nei servizi e nelle costruzioni. Solo la fiducia dei consumatori ha registrato un rimbalzo a novembre, suggerendo che i consumi privati potrebbero ancora dimostrarsi resilienti nell’ultimo trimestre dell’anno, sostenuti dal forte rallentamento dell’inflazione e, come mostrato dai dati di ottobre, dall’occupazione ancora in crescita.
“Ci aspettiamo che tutto ciò si traduca in una crescita trimestrale del Pil italiano in lieve calo nel quarto trimestre, per concludersi con una crescita media del Pil pari allo 0,7% nel 2023“, suggerisce Pizzoli.
Lato consumatori, Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), sottolinea: “Certo non si può dire che il dato sia entusiasmante o che l’Italia sia la locomotiva d’Europa solo perché va appena meglio di chi sta peggio come la Germania. Sarebbe una magra consolazione. Il Paese arranca e naviga a vista”.
Panetta: dal debito al’inflazione, i punti chiave del suo discorso
Lo scenario resta ancora incerto, con diverse questioni aperte. Proprio ieri il nuovo governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ha rimarcato come nell’area dell’euro i rischi per la stabilità dei prezzi non siano svaniti. Anzi, “richiedono vigilanza al fine di individuare e contrastare tempestivamente nuove possibili tensioni inflazionistiche”. Nel corso del suo primo intervento ufficiale in occasione del Convegno “Il Gruppo Bancario Cooperativo: le opportunità e le sfide di un nuovo modello bancario” organizzato dal gruppo ICCREA, Panetta ha sfoderato i “toni da colomba” che aveva sempre mostrato anche prima, quando sedeva nel consiglio direttivo della Bce.
Panetta spiega: “La disinflazione è ben avviata, e l’attuale livello dei tassi ufficiali è adeguato a riportare la dinamica dei prezzi all’obiettivo del 2 per cento. Ma la restrizione attuata dalla BCE continuerà a dispiegare i suoi effetti nei prossimi mesi; il suo impatto sulla domanda potrebbe risultare ben più forte di quanto era stato previsto, anche in relazione alla riduzione dell’offerta di liquidità”.
Tra le esortazioni all’Italia c’è quella sul debito. “Va soprattutto ridotto il debito pubblico in rapporto al prodotto – afferma -. Un debito elevato sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo; accresce il costo dei finanziamenti per le imprese private, riducendone la competitività e l’incentivo a investire; rende la nostra economia e in ultima istanza l’intero paese vulnerabili ai movimenti erratici dei mercati finanziari”.