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I Bio lover rilanciano l’economia

Il settore biologico pronto a trascinare l’economia verso il cambiamento sostenibile e un’economia più forte: a dare concretezza al New Green Deal i dati del 2020

I Bio lover rilanciano l’economia

Qualcosa sta cambiando e sembra andare nella direzione giusta. La sostenibilità ambientale è diventata un trend che sta piano piano conquistando tut

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Qualcosa sta cambiando e sembra andare nella direzione giusta. La sostenibilità ambientale è diventata un trend che sta piano piano conquistando tutti, chi governa, chi produce e chi acquista. Il rispetto e la protezione dell’ambiente e della biodiversità, la sicurezza delle filiere, l’accesso economico per tutti ad alimenti sani e sicuri, il contrasto ai cambiamenti climatici, il giusto compenso per chi si occupa di produzione agricola e il potenziamento dell’agricoltura biologica sono diventate le direzioni concrete che la Commissione Europea ha stabilito per dare il via al New Green Deal, inaugurato l’11 dicembre 2019, prima ancora che scoppiasse la pandemia, e alla precisa strategia che ne consegue: il Farm to Fork, ossia l’avvio di un’economia dal Produttore al Consumatore.

Farm to Fork prevede una serie di misure da introdurre nel prossimo decennio: ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici e il rischio che rappresentano entro il 2030 poiché inquinano il suolo, le acque e l’aria; ridurre almeno del 20% l’uso di fertilizzanti e del 50% la vendita di sostanze antimicrobiche per gli animali da allevamento che causano resistenza antimicrobica negli esseri umani.

Ma è la spinta allo sviluppo dell’agricoltura biologica a costituire una vera novità: entro il 2030 le aree dell’UE dedicate all’agricoltura biologica dovranno raggiungere il 25% del totale dei terreni. Com’è la situazione in Italia?

L’Italia è uno dei Paesi leader per il settore biologico, non tanto in termini di superficie, quanto di incidenza: Spagna e Francia superano l’Italia per superficie, ma rispetto alla superficie agricola utilizzata per il biologico, l’Italia è al primo posto con un 15,8% impiegato a fronte di una media europea del 7,5%.

Il Made in Italy bio piace ai produttori che hanno già raggiunto il 60% della quota-obiettivo della UE, e ogni giorno nei tre mesi da febbraio ad aprile ha coinvolto 11 nuovi operatori al giorno nella conversione dal tradizionale al biologico.
Una cifra alta che spiega anche la grande richiesta dei consumatori. Il valore del biologico nel mercato interno, infatti, nel 2020 ha superato i 4,3 miliardi di euro con una crescita su ogni canale distributivo soprattutto nell’e-commerce: questi sono alcuni dei numeri resi noti dall’Osservatorio Sana, a cura di Nomisma, con la fattiva collaborazione di AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali.

Il bio rappresenta dunque una grande occasione per la ripresa economica sostenibile che tenga conto delle attese di novità e della sensibilità ambientale dei nuovi consumatori: sempre più famiglie scelgono il biologico e l’incidenza sul totale del carrello alimentare passa dal 2,2% del 2014 al 3,6% di quest’anno con una crescita del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre, nel 2020 si è registrato un boom delle vendite online con una crescita del 143% rispetto al 2019 nei periodi del lockdown – superiore a quella ottenuta dalle vendite online dei prodotti alimentari in generale che ha segnato +125% – e ancora continua il suo exploit con un +182% degli ultimi mesi.

Quali le motivazioni? I mesi passati hanno sicuramente rinforzato l’e-commerce, ma forse è cambiata anche la cultura del consumatore, più consapevole delle proprie scelte e del proprio impatto sull’ambiente e su tutta la filiera. Accanto a ciò è aumentata anche la fiducia verso il settore: il sistema di certificazione comunitario che disciplina in modo chiaro la provenienza, il metodo di produzione, l’etichettatura e il controllo, hanno contribuito a diffondere sicurezza e fiducia in un settore un tempo un po’ bistrattato.

I dati confermano che anche le esportazioni dell’agroalimentare bio Made in Italy sono in crescita: del 7% nel 2019 e dell’8% nel 2020 per un totale di 2619 milioni di euro.
È ora di investire: di trovare nuove aree e nuove figure esperte e competenti che sappiano portare innovazione e ricerca, come l’Addetto alla Produzione Biologica, il Tecnico della Qualità BIO o lo Zoonomo Sostenibile, di figure specializzate e formate nella gestione dei moderni canali di vendita e nella promozione del made in Italy agro-alimentare nel mondo. E anche di giovani imprenditori con la passione e l’interesse per l’ambiente e la sostenibilità.

È la migliore scelta che si può fare per il futuro e, nell’immediato, per centrare l’obiettivo della UE e arrivare al 25% delle aree destinate al biologico: “Per realizzare l’obiettivo è imprescindibile l’impegno delle istituzioni, che attraverso incentivi agli agricoltori biologici, campagne di informazione rivolte ai consumatori e iniezioni di fiducia al mercato possono accelerare la svolta che l’Europa sta chiedendo. Un ottimo incentivo già deriva dall’acquisto di prodotti biologici da parte di tutte le mense pubbliche, ma l’Europa ipotizza anche la riduzione dell’IVA su alcuni prodotti biologici, e sarebbe inoltre auspicabile un credito di imposta sui costi di certificazione per ridurre i prezzi al consumo” afferma Roberto Zanoni, Presidente di AssoBio. Non restiamo in attesa: diventare consumatori consapevoli conviene.

Fonte : www.corriere.it

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