Lo sciopero generale che la Cgil e la Uil hanno dichiarato contro la politica dell’attuale governo Draghi è uno di quei passaggi politici che nessun g
Lo sciopero generale che la Cgil e la Uil hanno dichiarato contro la politica dell’attuale governo Draghi è uno di quei passaggi politici che nessun governo democratico al mondo può affrontare con leggerezza.
Io, in banca, stavo con la Cisl (che ora si è tirata indietro con la vecchia scusa di non voler radicalizzare il conflitto) e mi scontravo spesso con quelli della Cgil, anche sui temi della politica, non solo quelli del lavoro. Ma quelli erano altri tempi, loro mi davano del “fascista” solo perché entravo in banca col Giornale di Montanelli sotto braccio, io rispondevo dando a loro degli “stalinisti” – e un po’ lo erano per davvero perché in quegli anni l’Unione Sovietica di Breznev schiacciava ancora la Polonia sotto un regime ferreo e in Italia la Cisl si era schierata apertamente per “Solidarnosc” (solidarietà in polacco), il sindacato cattolico polacco, sostenuto inizialmente dal vescovo di Cracovia Wojtyla, poi eletto papa.
Ecco, su questo aspetto credo proprio che Draghi gli assomigli molto e fa bene: un banchiere che non sa essere riservato non è un buon banchiere. Ora però che non fa più il banchiere ma il presidente del Consiglio, dovrebbe imparare a parlare un po’ di più. Senza fare come i politici che parlano troppo e quasi sempre concludono poco, ma come gli amministratori seri e capaci, che studiano le situazioni e parlano solo per chiedere ciò che serve e per trovare le soluzioni migliori a compiere il proprio dovere.
Tuttavia non deve dimenticare nemmeno per un secondo che la sua posizione attuale non è più quella di prima. Il banchiere deve proteggere soprattutto l’integrità dei capitali e del patrimonio a lui affidati, senza particolare riguardo alle persone; come capo del governo deve invece girarsi spesso e vedere che alle sue spalle non ci sono più libri e oggetti di pregio ma bandiere, e che quelle bandiere rappresentano innanzitutto un popolo, una grandissima famiglia che ora dipende in buona parte proprio da lui, dalle sue capacità amministrative e dalla sua solidarietà umana che in questa posizione non possono più stare separate.
Io vedo molto bene Rosy Bindi per il Colle, lei ha l’esperienza politica che a Draghi manca e insieme hanno, oltre che le competenze necessarie a fare il grande salto, anche l’onestà intellettuale per ottenere un supporto duraturo dalla gente di tutta Europa.
Fonte: Il Fatto Quotidiano.it